LA GOFFA MODERNITÀ DELLE DISCOTECHE DI PAESE
lettere lucane
A me la musica da discoteca è sempre piaciuta. Ho più volte scritto che per me, e per un pezzo della mia generazione, l’Omero della dance è stato Gigi D’Agostino. Quando avevo l’età che ha adesso mio figlio – sedici anni – anche in una realtà marginale come la Valle del Mercure dei primi anni ‘90 era possibile vivere forme un po’ goffe di modernità. Proprio a proposito di musica da discoteca – e ne parlo perché qualche giorno fa è morto Claudio Coccoluto, uno dei primi dj della mitologica stagione degli anni ‘80 – ricordo che anche nella valle del Mercure era possibile passare nottate intere in discoteca. Ovviamente non erano le belle discoteche – di cui molto si favoleggiava – di Rimini e Riccione; ma erano pur sempre luoghi dove ascoltare musica forte e dove stare accalcati in mezzo ad altri coetanei di cui nulla si sapeva, e che magari venivano da “paesi lontani” come Lauria o Lagonegro. Personalmente ricordo una discoteca a Castelluccio inferiore, e una a Pedali di Viggianello; e ricordo velenosissimi cognac bevuti con gli amici, e patetici tentativi di attirare l’attenzione di qualche ragazza. Non ricordo se fossero felici oppure no, quegli anni; propendo per il no, ma faccio una grande fatica a provare a immedesimarmi in ciò che eravamo in quel tempo. In fondo del passato, del nostro stesso passato, ricordiamo pochissime cose, e quasi sempre deformate e poco oggettive. Spesso mi capita – non soltanto nei paesi, ma anche qui a Roma – di sentire il rimbombo della musica dance nelle auto dei ragazzi. Di solito i commenti che si fanno sono questi: “che cafoni”, “che rozzi”. Ecco, io per questi ragazzi provo una simpatia infinita; e la provo, questa simpatia, perché conosco perfettamente il sentimento che li anima, il bisogno di dire “ci sono anch’io”, l’impeto interiore che fa sentire amplificato ogni sentimento e ogni sensazione.
