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LE TATTICHE DELLE “CIMICI ASSASSINE”

Lisandro: «Grazie ad un rostro appuntito, infilzano la preda iniettando il veleno e paralizzandola»


Quando si parla di Cimici viene spontaneo pensare a quelle di colore verde o marrone, (Nezara viridula) della famiglia dei Pentatomidi, insetti fitofagi che si cibano di vegetali e, che ogni anno nella stagione fredda, troviamo numerosi nella biancheria stesa o dentro casa, attratte dal calore e dalla luce e che, per difendersi dai tentativi di scacciarle, emettono un odore sgradevole prodotto da ghiandole odorifere.

Al contrario, le Cimici che ci presenta oggi il documentarista Carmine Lisandro, sono “due insetti della famiglia dei Reduvidi che possiamo rinvenire nel nostro territorio e sono il Rhinocoris Iracundus e la sua parente stretta la Nagusta Goedelii, meglio conosciute come “Cimici assassine”.

Hanno dimensioni tra i 12 ed i 16 mm di lunghezza, con il capo rispetto al corpo piccolo e questi insetti sono provvisti di due antenne lunghe con 3 paia di zampe molto robuste, adatte a trattenere la preda, mentre l’apparato boccale è pungente-succhiatore dotato di rostro.

Entrambe, pur facendo parte della stessa famiglia, dal punto di vista cromatico sono molto diverse ed ecco che la cimice Rhinocoris Iracundus, ha dei colori molto vividi ed appariscenti, rosso e nero, che non le consentono di mimetizzarsi per sottrarsi ai suoi predatori ma, allo stesso tempo sono colori che in Natura hanno un preciso significato, chiamato “Aposematismo”: avvisano gli eventuali predatori che hanno a che fare con un animale pericoloso.

 

 

 

Al contrario la cimice Nagusta Goedelii ha un corpo molto snello con una colorazione più uniforme che va dal giallo al marrone, percorso da venature verdastre, mentre il capo ha due antenne dello stesso colore del corpo interrotto da segmenti più chiari e munito, appena dietro le antenne, di due protuberanze simili ad aculei.

Le cimici assassine prediligono ambienti soleggiati, ricchi di vegetazione come i prati di pianura e di collina, anche se non disdegnano altitudini più elevate: infatti – spiega Lisandro- ho rinvenuto una Cimice assassina in vicinanza di coccinelle sul Monte Santa Croce a 1.407 metri sul livello del mare.

 

Essendo animali predatori che si nutrono di altri insetti, dall’inizio della primavera fino ad estate inoltrata, si nascondono tra le foglie o sotto i fiori, aspettando che la preda capiti a tiro per afferrarla saldamente con le due zampe anteriori e, grazie all’apparato boccale provvisto di un rostro appuntito, la infilzano iniettando il veleno che oltre a paralizzare la preda, scioglie gli organi interni in modo da poterli succhiare.

Tra le prede preferite vi sono ragni, vespidi ed insetti più grandi di lei come scarafaggi e bruchi che grazie al veleno uccide in pochi secondi. Il fatto che le Cimici assassine siano animali predatori di insetti dannosi all’agricoltura, risulta molto utile.

Anche la Cimici assassine hanno predatori che non esitano ad aggredirle e dai quali si devono guardare come il ragno lupo, il ragno zebra, la mantide religiosa, topi e arvicole ed anche uccelli come passeri, ghiandaie e capinere.

In Primavera inoltrata le femmine depongono le uova incollandone sotto le foglie, alla schiusa le larve raggiungono la maturità verso settembre.

Nonostante il loro aspetto poco rassicurante il morso delle Cimici assassine non rappresenta un pericolo mortale per l’uomo. Solo se vengono disturbate, si difendono pungendo e, in base a quanto veleno hanno iniettato, il dolore può essere più o meno intenso paragonabile a quello di una vespa o di un’ape. Dolore ed eventuale gonfiore che scompaiono dopo qualche ora a meno che non si è allergici per cui -conclude Lisandro- si consiglia per evitare complicazioni, di recarsi al Pronto Soccorso“.

 

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