COVID – L’associazione “Donare è Vita” chiede priorità vaccino per dializzati, trapiantati e pazienti in attesa trapianto
La popolazione di malati in Italia con patologie croniche o trapiantati in lista di trapianto è molto alta. Gli effetti dell’epidemia su questi malati sono particolarmente gravosi: fra i dializzati si è registrata una mortalità 10 volte superiore a quella a oggi stimata nella popolazione generale durante la seconda fase della pandemia (26% vs 2,4%)
campagna vaccinale contro il Covid-19
Vaccino anti Covid-19 per i pazienti in attesa e trapiantati
NOTIZIA
In queste settimane di avvio della campagna vaccinale contro il Covid-19 nel nostro Paese, sono molte le richieste di approfondimento che ci sono pervenute da parte dei pazienti trapiantati e di chi è in attesa dell’intervento.
La maggior parte dei quesiti riguarda l’opportunità di procedere alla vaccinazione; pur rimandando la valutazione dei singoli casi alla valutazione clinica del medico curante, il Cnt raccomanda la somministrazione del vaccino sia per i pazienti in lista di attesa che per i trapiantati. Infatti, i dati raccolti dal Cnt dall’inizio della pandemia dimostrano che il rischio di infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti in attesa di trapianto e trapiantati è più elevato e le conseguenze del COVID-19 più gravi rispetto alla popolazione generale. Alla luce di questi dati, che dimostrano la fragilità dei pazienti in attesa di trapianto e dei trapiantati, ed in considerazione del fatto che la vaccinazione risulterebbe avere maggiore efficacia nel paziente ancora non sottoposto a terapia immunosoppressiva, è opportuno che la popolazione dei pazienti in attesa di trapianto venga inserita tra quelle con accesso prioritario alla somministrazione del vaccino anti-SARS-CoV-2.
Per quanto riguarda i pazienti già trapiantati, nonostante questi siano stati esclusi dagli studi registrativi e quindi non si disponga di dati certi di sicurezza ed efficacia del vaccino in questa popolazione, riteniamo utile considerare la vaccinazione a distanza di almeno 3-6 mesi dal trapianto. Questa indicazione nasce dall’esperienza fatta nell’utilizzo diffuso di altri tipi di vaccinazione nei pazienti sottoposti a trapianto di organo solido, e non ci si aspetta che la sicurezza del vaccino in questi soggetti possa essere diversa da quanto osservato nei pazienti arruolati negli studi registrativi.
È peraltro noto che le persone trapiantate hanno una minore risposta ai vaccini se comparati con quelle senza deficit immunitari, ma riteniamo che il potenziale vantaggio offerto dalla vaccinazione superi le preoccupazioni per una ridotta risposta, come suggerito dal recente documento dello European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC).
Queste ultime considerazioni sono da applicare anche ai pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche, per i quali la somministrazione del vaccino anti-SARS-CoV-2 potrebbe essere prevista dopo 6 mesi dal trapianto, nell’ambito del piano vaccinale che già viene predisposto per questa tipologia di pazienti.
Sul fronte delle tempistiche della somministrazione del vaccino per coloro che sono in attesa di trapianto o che lo hanno già ricevuto è stata recentemente avviata un’interlocuzione con il Comitato Tecnico Scientifico, al quale il Cnt si è rivolto per rappresentare le necessità vaccinali dei pazienti in attesa o già trapiantati, per ricevere ulteriori approfondimenti e per sottolineare la necessità di realizzare un registro dedicato al monitoraggio dell’arruolamento dei pazienti in attesa o trapiantati nel protocollo vaccinale, e della risposta al vaccino.
Infine, si ricorda che, secondo il Piano vaccinale strategico del Ministero della Salute, subito dopo il personale sanitario e sociosanitario, gli ospiti delle lungodegenze e le persone con più di 80 anni, sarà il turno delle persone con immunodeficienza o in trattamento con farmaci immunomodulanti, come i pazienti trapiantati, e di chi soffre di più di una patologia cronica pregressa, come le persone con insufficienza terminale d’organo.
Data di pubblicazione: 15 gennaio 2021 , ultimo aggiornamento 15 gennaio 2021
Medicina scienza e ricerca
Priorità a dializzati e trapiantati per vaccini anti-Covid, l’appello della Sin alle istituzioni
La Società italiana di nefrologia ha inviato una lettera a Ministero della salute, Aifa, Comitato tecnico scientifico e commissario straordinario per vaccinare questi pazienti il prima possibile. Una survey ha dimostrato che a essere a maggior rischio sono i soggetti in dialisi extracorporea cronica
Dare priorità ai malati in dialisi e ai trapiantati nel piano di vaccinazione contro covid-19.
Con questo obiettivo la Società italiana di nefrologia ha lanciato un appello alle autorità affinché questi pazienti vengano inseriti con urgenza tra i soggetti cui verranno prioritariamente somministrate le prime dosi di vaccino.
L’appello è contenuto nella lettera inviata al Ministero della salute, all’Aifa, al Comitato tecnico scientifico e al commissario straordinario per l’emergenza.
“Apprendiamo con favore le notizie di questi giorni a seguito dell’incontro tra Governo, Regioni e Commissario per l’emergenza, per aggiornare il piano che regola la campagna vaccinale contro il coronavirus. Le nostre richieste sembrano infatti concretizzarsi: il nuovo assetto del piano ridefinirebbe le categorie dei soggetti a cui va garantita la prioritaria messa in sicurezza e includerebbe i pazienti con insufficienza renale e i pazienti trapiantati nei gruppi sociodemografici estremamente vulnerabili, la cui patologia incrementa il rischio di malattia grave o morte da Covid-19 – dichiara Piergiorgio Messa, Presidente Sin – Se confermata, questa notizia non potrebbe che renderci soddisfatti, ribadendo la necessità che questa popolazione, particolarmente fragile, sia non solo protetta il prima possibile, ma anche seguita nel tempo, per monitorare le condizioni cliniche e la risposta immunologica che seguiranno alla vaccinazione”.
La popolazione di malati
La Malattia renale cronica (Mrc) è una delle malattie croniche più diffuse: in Italia i pazienti al terzo stadio o a uno stadio più grave sono quasi 4,5 milioni e i pazienti in dialisi circa 50mila. Gli effetti dell’epidemia su questi malati sono stati particolarmente gravosi: come ha dimostrato una survey condotta dalla Sin, fra i dializzati si è registrata una mortalità 10 volte superiore a quella a oggi stimata nella popolazione generale durante la seconda fase della pandemia (26% vs 2,4%). “L’elevata frequenza con cui i pazienti in dialisi si devono recare in ospedale, dalle 2 alle 3 volte a settimana, aumenta la probabilità di contagio, spiega il presidente Sin.
E infatti tra i pazienti in dialisi cronica si è registrata una altissima frequenza di contagio da Sars-Cov-19, e purtroppo anche una contemporanea e drammatica impennata del tasso di letalità, pari a oltre un terzo degli infettati”.
Il maggior rischio di contagio è associato alle frequenti visite ai centri di dialisi che comportano continui spostamenti, al contatto prolungato (4-5 ore) con altri pazienti in ambienti comuni in attesa e durante il trattamento dialitico per i pazienti in emodialisi: questo spiega la più alta incidenza di infezioni nei pazienti in dialisi ospedaliera rispetto a quelli che seguono dialisi domiciliare (dialisi peritoneale). In ogni caso, tutti i pazienti in dialisi, sia effettuata nei centri dialisi che a domicilio, quando infettati, hanno mostrato una mortalità molto elevata, a causa anche dell’elevato numero di patologie associate (cardiovascolari, metaboliche, neoplastiche, etc) che ne aumentano la fragilità. Inoltre “I pazienti dializzati sono caratterizzati da una ridotta risposta immunitaria che, oltre a contribuire ad una maggiore suscettibilità a contrarre l’infezione, potrebbe essere associata a una ridotta efficacia della vaccinazione anti Covid-19”, sottolinea Messa.
Lo studio
La Sin, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, ha progettato uno studio di coorte nei pazienti dializzati in Italia, indirizzato a valutare l’efficacia clinica (protezione dall’infezione) e la sicurezza dei diversi vaccini utilizzati, misurando anche la risposta immunologica di questi pazienti alle dosi standard di vaccino, potendo acquisire evidenze ancora non in possesso della comunità scientifica che permetteranno di definire protocolli vaccinali specifici e omogenei in questa particolare categoria di pazienti fragili.
Le informazioni ricavate da questo studio avranno inoltre ricadute di conoscenza sulla efficacia vaccinale che potranno essere utili anche per la popolazione generale e in particolare per tutte le altre categorie di pazienti fragili.
COVID – L’associazione “Donare è Vita” chiede priorità vaccino per dializzati, trapiantati e pazienti in attesa trapianto
9 marzo 2021
L’associazione di donatori organi messinese “Donare è vita” nella persona del suo presidente Gaetano Alessandro, scrive all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza per sottoporre la richiesta di priorità per la vaccinazione per i trapiantati, i dializzati ed i pazienti con gravi patologie in attesa di trapianto.
“La Società italiana di nefrologia, scrive Alessandro nella sua lettera, ha inviato una lettera a Ministero della salute, Aifa, Comitato tecnico scientifico e Commissario straordinario per vaccinare questi pazienti il prima possibile.
Dare priorità ai malati in dialisi e ai trapiantati nel piano di vaccinazione contro covid-19. I suddetti pazienti devono essere inseriti con urgenza tra i soggetti cui verranno prioritariamente somministrate le prime dosi di vaccino.
Purtroppo devo constatare che l’assessorato della salute ad oggi non ha stilato un piano che regola la campagna vaccinale a favore dei soggetti a rischio, ma ho letto che l’onorevole Gianfranco Miccichè ha richiesto a gran voce ‘di valutare la possibilità di praticare la vaccinazione ai componenti l’Assemblea regionale siciliana ed a tutti i dipendenti’.
Una richiesta, spiega, avanzata per precauzione perché a Palazzo dei Normanni devono approvare la finanziaria regionale’ o come qualche altro onorevole che dice ‘Come deputati regionali, ogni giorno, incontriamo decine di persone, stiamo a contatto con i cittadini e dunque possiamo noi stessi essere vittime di trasmissione del virus’.
Mi auguro che si stia soltanto scherzando, altrimenti non ho parole per definire la loro insensibilità nei confronti di coloro che combattono ogni giorno tra la vita e la morte.
La popolazione di malati in Italia con patologie croniche o trapiantati in lista di trapianto è molto alta. Gli effetti dell’epidemia su questi malati sono particolarmente gravosi: fra i dializzati si è registrata una mortalità 10 volte superiore a quella a oggi stimata nella popolazione generale durante la seconda fase della pandemia (26% vs 2,4%).
‘L’elevata frequenza con cui i pazienti in dialisi o talassemici si devono recare in ospedale, dalle 2 alle 3 volte a settimana, aumenta la probabilità di contagio, come pure per i trapiantati e chi è in lista di trapianto.
E infatti tra i pazienti in dialisi cronica si è registrata una altissima frequenza di contagio da Sars-Cov2, e purtroppo anche una contemporanea e drammatica impennata del tasso di letalità, pari a oltre un terzo degli infettati’.
Ritengo indispensabile che i soggetti a rischio debbano rientrare tra le categorie cui verrà somministrato il vaccino anti Covid in via prioritaria, contemporaneamente al personale sanitario e gli over 80 in lungo degenza. Per tutto quanto sopra rappresentato ritengo necessario attivare un programma mirato per le categorie succitate” conclude Gaetano Alessandro di “Donare è vita”
*