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COVID, SOMMINISTRAZIONE DOMICILIARE DEL VACCINO: «DOVE SONO FINITE LE DOSI?»

Questione “fragilissimi” over 80, il racconto di un cittadino: «A febbraio la chiamata dell’Asp, poi il “silenzio”. Ora, invece, dobbiamo attendere fine mese» 

Inutile girarci intorno, il Covid ha cambiato le carte in tavola in quasi ogni questione, seria e meno seria. Nel mentre, da circa un anno, si cerca di arginare e combattere la patologia tramite restrizioni e accorgimenti, negli ultimi mesi un’altra freccia si è aggiunta alla faretra dell’uomo, ovvero il vaccino. In un modo o nell’altro, l’arrivo sul mercato di diverse tipologie di vaccino ha naturalmente rinfocolato le speranze di poter, infine, debellare definitivamente il male. Restringendo il cerchio alla Basilicata: da diverso tempo ormai ci occupiamo della questione vaccini tra ritardi, rifornimenti e criticità di vario tipo che, in ogni caso, attanagliano la nostra regione e non solo.

Ebbene, ieri un’altra “puntellatura” pare essersi aggiunta al (lungo) novero di problematiche “vaccine-related”. In questo frangente, la questione riguarda i “fragilissimi” over 80 in attesa della somministrazione domiciliare del vaccino i quali sarebbero, pare, circa 300. Sulla faccenda, un cittadino di Potenza ci ha raccontato la sua storia, esternandoci alla fine d’essa, alcune quesiti ad essa correlati: «Mia madre, over 80 e nella categoria dei “fragilissimi”, rientrava tra coloro che avrebbero dovuto ricevere il vaccino in modo prioritario. L’Asp mi ha contattato lo scorso 16 febbraio, annunciando che ci saremmo dovuti recare alle tendostrutture nei pressi del San Carlo per la somministrazione l’indomani.

Naturalmente – ha specificato il cittadino – ho fatto presente la condizione di salute delicata, richiedendo al contempo la somministrazione a domicilio perché mia madre non era in grado di muoversi». Ma, da quel momento, «sono scomparsi dai radar» ha aggiunto il cittadino. Ma al “silenzio radio”, si è aggiunta una considerazione proprio dell’abitante che prende spunto dalle recenti dichiarazioni del Dg dell’Asp Bochicchio che, come riportato dal Tg3 Basilicata, aveva sottolineato che, proprio a proposito di coloro che avevano richiesto la somministrazione domiciliare e che sono attualmente in attesa, la situazione si sarebbe sbloccata con l’arrivo delle nuove dosi di Pfizer, diverse migliaia, attese all’incirca per la fine di marzo. «Quindi, la domanda mi è sorta in modo spontaneo: se siamo stati chiamati il 16 febbraio per il 17 – ha sottolineato il cittadino alla nostra redazione – è logico pensare che la disponibilità dei vaccini ci fosse.

Perché, quindi, il successivo silenzio alla richiesta della somministrazione domiciliare? E perché se un mese fa circa le dosi erano disponibili, vista la chiamata ricevuta, sentendo le parole di Bochicchio, oggi invece dobbiamo attendere fine mese?». Ma le domande, ovviamente, non finiscono: «Le dosi prima disponibili e ora, evidentemente, non più, sono state utilizzate in modo diverso? Se sì, a chi sono state destinate? Oppure – ci ha detto il cittadino ci sono problemi organizzativi in relazione alla somministrazione domiciliare?».

E naturalmente, le domande urgono di risposte visto che la questione è di primaria rilevanza. Anche perché, come ha specificato il cittadino alla nostra redazione, «nonostante queste persone siano allettate e quindi impossibilitate dal circolare fuori casa, paradossalmente, proprio perché il loro stato necessita della presenza dei familiari per l’assistenza diretta, che a questo punto potrebbero divenire vettori del Coronavirus, la loro condizione è ancora più fragile e a rischio».

 

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