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REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO, SI VA VERSO LA PROROGA DI 3 MESI

L’annuncio della Uil dopo il tavolo in Regione Basilicata con sindacati e parti datoriali

A seguito del tavolo tecnico tra Cgil, Cisl e Uil, parti datoriali del mondo dell’industria, delle cooperative e la Regione Basilicata si è trovata la strada per ottenere una proroga della misura relativa ai beneficiari del Reddito Minimo D’Inserimento per altri tre mesi. «Dunque fino a giugno. Bene, ma non basta» fa sapere la Uil che aggiunge: «L’esperienza che abbiamo avviato nel 2015 va alimentata ed aggiornata con una più efficace progettualità partendo dalle positività sinora espresse. Il grande e proficuo lavoro svolto dagli operatori, anche in questo periodo di pandemia, soprattutto per i servizi ai Comuni e ai cittadini come riconosciuto dall’Anci Basilicata – riprovano che il loro è un ruolo fondamentale nella difesa del territorio e dell’ambiente, nel supporto alle comunità lucane. I sindaci sottolineano che non possono essere certamente redditi di sussistenza a dare dignità sociale specie a quanti si ritrovano, con famiglia a carico, ancora troppo giovani per la pensione o con troppi anni per trovare un nuovo lavoro.

Si discute sul futuro di persone che vivono una grande criticità sociale, purtroppo e a torto “invisibili” che, grazie a questo progetto, provano a ritrovare la dignità di essere cittadini con ogni diritto, primo tra tutti il lavoro». Per la Uil, «il contrasto alla povertà e al disagio sociale sono da sempre, una priorità da assumere perché questi fenomeni toccano troppe persone. L’ultimo rapporto Istat sulla povertà rilancia l’allarme sul dilagante disagio socio-economico accresciuto dalla pandemia.

Per questo non basta più il Reddito Minimo di inserimento ma occorrono altre misure più incisive per accrescere occasioni ed opportunità di lavoro dignitoso e stabile. L’obiettivo per i sindacati è quello di rendere il sistema più performante dando in primo luogo omogeneità al trattamento tra operatori nei vari Comuni, superando le attuali disparità territoriali». «Sulla progettualità evidenziamo l’importanza del recupero del 3% delle Royalties -spiega ancora il sindacato-, risorse in stand-by dal 2015, per una cifra totale di 42 milioni di € che potrebbero davvero rilanciare, per la parte che ne compete, la misura del RMI.

Noi continuiamo a pensare che si debba trasformare una misura passiva del lavoro in una straordinaria occasione di politica attiva. Inoltre, per tornare ai dati Istat, essi confermano che l’Italia ha bisogno di invertire il trend spostando gli investimenti sulla protezione sociale in un’ottica inclusiva e nello sviluppo della rete dei servizi territoriali per intercettare i nuovi bisogni, legati soprattutto all’andamento demografico, e offrire le adeguate risposte. In una situazione di grande incertezza per le famiglie è dunque necessario porre l’attenzione sul welfare e sui servizi di assistenza alle persone, sull’assistenza domiciliare, cogliendo la grande opportunità di sviluppo che questi rappresentano: un grandissimo valore di crescita produttiva, occupazionale, valoriale, culturale nonché di giustizia sociale e di risparmio nel lungo termine».

«Da più parti si ripete che “non si deve lasciare indietro nessuno”. È tempo di passare dai buoni propositi ai fatti e fare in modo che questi soggetti, di cui nella sola platea B sono circa 1.600 beneficiari, diventino i protagonisti della ripresa della Basilicata e della svolta nella programmazione del nuovo modello di sviluppo green e sociale. Continuità, dignità, futuro. Queste sono le parole chiave che ci accompagneranno in questa nuova fase d’attività tra i lavoratori e le famiglie lucane» conclude la Uil.

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