COVID, È MISTERO SUI DATI BARDI DICA TUTTA LA VERITÀ
La consequenzialità di Bardi: la Regione spinge per la “zona arancione”, poi ammette la preoccupazione per l’aumento dei casi e chiude tutte le scuole
Dopo 15 giorni in zona rossa, la Basilicata è tornata “arancione”, ma, per disposizione del presidente della Regione, Vito Bardi, tutte le scuole (anche quelle dell’Infanzia) rimarranno chiuse, con la didattica a distanza al cento per cento, almeno fino al 26 marzo prossimo. Con possibile proroga di chiusura fino al 7 aprile. Per ora resteranno aperti solo gli asili nido. Per tale decisione Bardi si dice dispiaciuto perchè: «La scuola e la cultura sono le cose più importanti per la formazione dei giovani lucani. Il mio pensiero va a loro e alle loro mamme, ma stiamo lavorando tutti per tornare presto alla normalità». Una decisione resasi necessaria spiega ancora Bardi: «A causa dell’esplosione della ‘variante inglese’ anche nella nostra regione e per il blocco ai vaccini Astrazeneca. Per tali motivi, ho dovuto chiudere tutte le scuole». Una scelta fondata anche come annunciato prima di emanare l’ordinanza, giunta solo in tarda serata che chiariva ufficialmente che la dad per tutti è stata fissata fino al 26 marzo e non più, come annunciato in precedenza, fino al 27 marzo, per «la preoccupazione per la curva dei dati e per le tendenze incrementali di positivi e ricoveri». Ma qual è la reale situazione dei dati della pandemia lucana? Dalle dichiarazioni del governatore lucano la situazione non sembra affatto in miglioramento, anzi. La Regione parla di “variante inglese”, di rallentamento del Piano vaccinale per carenza di dosi e aumento della curva dei contagi. Tutte motivazioni valide per adottare un certo riguardo e valutare misure maggiormente restrittive. Eppure qualcosa non quadra. Sull’ipotesi del governo centrale di lasciare la Basilicata ancora per qualche tempo in “zona rossa Verrastro si è sollevato un coro di polemiche e dissenso. Speranza ha atteso di decidere il “colore” della Basilicata per permettere, su richiesta di Bardi, che la Regione inviasse nuovi dati. Spiegazioni autentiche e veritiere sulla gestione della pandemia in Basilicata. La Regione Basilicata ha fatto di tutto per evitare le massime restrizioni e ottenere la “zona arancione” eppure dopo neanche 24 ore dalla scelta del Ministro Speranza, l’Unità di crisi regionale con la complicità del governatore Bardi dopo 48 ore di interlocuzioni proprio sulla scorta di quei dati lascia chiuse le scuole. Delle due l’una. O ammettiamo che sia possibile che la Task force non abbia inviato i dati aggiornatissimi a Roma per permettere il passaggio in “zona arancione”, oppure il governo regionale preferisce lasciare chiuso tutto per evitare il problema dell’organizzazione dei trasporti, della scuola e dei controlli. Domande lecite a cui servirebbero, dopo oltre un anno di pandemia, risposte sincere con dati alla mano che nessuno sarebbe in grado di decontestualizzare. Il sacrificio che si chiede ai lucani è troppo grande per permettersi il lusso di non raccontare la verità, o semplicemente non comprendere come sia necessaria una azione mirata al contenimento del virus evitando che a rimetterci siano giovani e imprenditori. Già in passato sono state sollevate accuse per l’approssimazione con cui la stessa Task force regionale affrontava la questione dati e le decisioni che scaturivano da questi. Impossibile, nella situazione in cui si è ora non pensare alle parole del dottor Barile, ex membro della Task force, che aveva decisioni di lasciare il suo ruolo dopo i contrasti sulla scelta di chiudere la prima volta le scuole. Ma qui non c’è in gioco solo la Dad, ma una catena di conseguenze che si stanno ripercuotendo sull’aspetto economico e sociale di questa regione. Chi governa smetta di guardare alla finestra e scenda in strada al fianco dei lucani.