COSA C’ENTRA LA BCE CON L’INFLAZIONE IN BASILICATA?
lettere lucane
Ogni tanto qualche vetero-marxista iperstatalista mi spiega che “i debiti non esistono”, “uno Stato può indebitarsi all’infinito”, “i debiti si annullano”, “i debiti sono finti”, ecc., e io ogni volta – ma ormai sto perdendo la voglia di controbattere – provo a spiegare umilmente che anche uno Stato ha dei limiti di spesa, e che se uno Stato è troppo indebitato rischia il default come una famiglia o un’impresa. Attualmente il debito pubblico italiano ammonta a circa 2.600 miliardi di euro, mentre in rapporto al Pil il debito è salito al 156% Questi iperstatalisti irresponsabili sostengono che il debito italiano è finto, perché tanto la Bce può stracciarlo quando vuole. Purtroppo chi si occupa seriamente di economia e di finanza sa che i debiti non sono per niente finti, e che esporsi troppo sui mercati comporta rischi non sempre prevedibili. Una cosa che sinora mi aveva colpito è che a fronte di una imponente operazione di acquisto fuori mercato dei nostri titoli di Stato da parte della Bce non si era registrata nessuna forma di inflazione. Come mai, mi chiedevo, pur stampando di fatto moneta in eccesso, i prezzi dei beni e dei servizi non aumentano? Nemmeno il tempo di domandarmelo ed ecco mi giunge un’elaborazione dati del Codacons, che registra un +0,6% di inflazione in Italia e un +1,2% – il doppio del dato nazionale – in Basilicata. Poiché trovo improbabile che questa inflazione sia determinata dall’aumento della domanda, è probabile che sia causata dalle politiche monetarie della Bce in sostegno dei Paesi fortemente indebitati. Quello dello Stato non è ovviamente un bilancio familiare o aziendale; ma se perde di sostenibilità e ragionevolezza allora rischia di far andare in fallimento l’intera nazione. Perché i soldi del debito non sono “soldi finti” come provando a spiegarmi – inutilmente – gli irresponsabili vetero-marxisti e iperstatalisti.