BARDI È IL PRESIDENTE MENO AMATO D’ITALIA IL PROBLEMA SOPRATTUTTO NELLA COMUNICAZIONE
Per il Gen lucano, impietosa la classifica Swg: con la gestione Covid, per i suoi omologhi invece boom di consens
In antitesi alla decrescita felice, quella del presidente Bardi è una crescita infelice. Mentre nel resto d’Italia, con la gestione dell’emergenza Covid-19, gli omologhi del Generale hanno raccolto un boom di consenso popolare, uniche eccezioni Toti in Liguria, comunque al 51%, e Fontana in Lombardia, per lui un vero e proprio picco, il presidente della Regione Basilicata, si è rivelato senza né arte nè parte: stabile e quasi impalpabile. È questo quanto emerge dal sondaggio condotto da Swg sull’operato dei governatori: crescita generalizzata del gradimento ovunque, ma non in Basilicata. Il presidente Bardi, della classifica Swg occupa l’ultimo gradino, il 16esimo su 16 regioni “interrogate”. Rispetto al sondaggio del novembre 2019 ha aggiunto un punto percentuale al suo rating personale, dal 28% al 29%, ma è all’ultimo posto. Il vicino De Luca, per esempio, in Campania è passato dal 29% al 57%.
Il governatore Bardi il meno gradito, ovvero il meno apprezzato. Senza entrare nello specifico del merito, o meglio del mancato merito, dell’operato governativo di Bardi, relativamente alla gestione Covid-19, ma non solo, per il Generale si potrebbe affermare che non fa bene e comunica anche peggio. Proprio ieri, stando all’ultimissima in ordine cronologico, la Regione Basilicata ha incamerato un’altra pessima figura istituzionale. Sarà stato per pareggiare quella già fatta dal presidente del Consiglio regionale Carmine Cicala in occasione dell’anniversario della morte di Falcone, ma a via Verrastro con le bandiere e i drappi non riescono a trovare la quadra.
Eppure il Generale, dovrebbe essere un esperto del settore, vedi l’alzabandiera delle Caserme. Ieri, invece, le bandiere, quella nazionale e quella europea, sarebbero dovuto rimanere esposte a mezz’asta come disposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ha disposto per onorare la memoria di tutte le vittime di Coronavirus. Così è stato, ma nel resto d’Italia non a via Verrastro e al “Palazzo” della Regione. La comunicazione è il tallone d’Achille di Bardi: il capo Ufficio stampa della Giunta regionale, Massimo Calenda, sembra proprio non indovinarne una. Neanche la legge dei grandi numeri lo soccorre.
Del resto il “viaggiatore mascherato”, è come se riuscisse ad aggravare ancor di più quanto di ombroso già appare. In riferimento, per esempio, alle sue «missioni» a Roma, rimborsate con i soldi pubblici, in una compare la data «5 febbraio 2019». Sembra un’autorizzazione al beneficio del rimborso spese al pari di un assegno in bianco. Il 5 febbraio 2019, oltre a non risultare nessuna Conferenza Stato-Regioni, il motivo della «missione», Calenda non era il capo Ufficio stampa della Giunta regionale. Le elezioni si sono svolte nel marzo, il 24, dello stesso anno, il 2019. L’incarico, del resto, e anche sull’atto ci sarebbe ulteriormente da dettagliare, gli è stato conferito poi nel luglio sempre del 2019. In una autorizzazione, contenuto un evento che non risulta e un incarico che non esisteva. Tornando all’attualità, il governatore Bardi si è recato, ieri, in visita istituzionale nei tendoni del Qatar, il “luxury” CovidHospital, ma la stampa non c’era perchè non avvisata da nessuno.
Non ci si può lamentare accusando di ignorare volutamente il presidente, altrimenti si è al pari di colui che si dispera perchè non vince mai alla lotteria, quando poi non compra neanche il biglietto. Sempre ieri, in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid, Bardi ha affidato il proprio intervento esclusivamente a un laconico post social. «Il dovere del ricordo, la memoria di una comunità: stringiamoci intorno ai familiari delle vittime». Il motto di Calenda, lo reitera appena può, è «diamo per voi». Certamente, ma dopo quasi 2 anni di incarico da capo Ufficio stampa della Giunta regionale, andrebbe aggiornato: “prendiamo per noi”, i soldi pubblici dello stipendio. Bardi non fa bene e comunica anche peggio: non sfonda, al contrario degli omologhi italiani, nei gradimenti, piazzandosi così in fondo alla classifica. F