GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA: IL DOSSIER DI LEGAMBIENTE
“Acque in rete, criticità e opportunità per migliorarne la gestione in Italia”
La Basilicata ancora indietro sui depuratori con troppi impianti inadeguati e non conformi alle direttive europee: 1 agglomerato su 5 è in infrazione
Stato chimico, ecologico e quantitativo dei corpi idrici: in Basilicata il 100% dei corpi idrici sotterranei è sconosciuto dal punto di vista quantitativo e del 50% di essi non si conosce lo stato chimico
Elevato il dato sulle perdite idriche: circa il 50% dell’acqua immessa nelle condutture viene dispersa
Nella Giornata mondiale dell’Acqua istituita dall’Onu, Legambiente richiama l’attenzione sull’importanza di una gestione equa, razionale e sostenibile di questa fondamentale risorsa, in particolare dell’acqua potabile su cui quest’anno si registra un’importante novità normativa: l’entrata in vigore, il 12 gennaio, della Direttiva Europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano che gli Stati membri dovranno recepire entro il 2023. La direttiva introduce limiti più stringenti per alcuni contaminanti, nuove sostanze da monitorare e una lista di controllo degli inquinanti da tenere sotto osservazione, tra cui le microplastiche, prevedendo inoltre la promozione dell’acqua di rubinetto per limitare il consumo di quella imbottigliata, un primato anch’esso tutto italiano in Europa.
A livello comunitario sono chiaramente fissati gli obiettivi per la protezione delle acque superficiali interne, di transizione e di quelle costiere e sotterranee, che assicurino la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, agevolino l’utilizzo idrico sostenibile, proteggano l’ambiente, migliorino le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighino gli effetti delle inondazioni e della siccità. Ma continuano ad essere pochi i casi, anche in Basilicata, in cui si è investito sulle risorse idriche con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi.
Questo dicono i dati – sottolinea Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – come quelli forniti da ISPRA, aggiornati al 2016 e riportati nel Dossier di Legambiente, relativamente ai corpi idrici sotterranei che nella nostra Regione dal punto di vista quantitativo sono totalmente sconosciuti, mentre del 50% di essi non si conosce lo stato qualitativo (e con circa il 15% classificato in stato chimico scarso). Ci si augura che con i nuovi dati relativi al 2015-2020, ancora non disponibili in rete, si possa trovare una situazione nettamente migliorata”.
“Guardando alle perdite di rete – continua Lanorte – i dati raccontano come l’acqua che preleviamo non venga trattata adeguatamente e in modo sostenibile, ma spesso dispersa e sprecata, con un gap notevole tra acqua immessa nelle reti di distribuzione e acqua effettivamente erogata. In Basilicata circa la metà dell’acqua immessa nelle tubature per tutti gli usi viene dispersa. Riparare gli acquedotti colabrodo e garantire acqua buona e per tutti, deve essere priorità regionale e chiave di sviluppo sostenibile per aprire cantieri in ogni territorio. Ciò anche in considerazione dei problemi connessi alle carenze idriche dovuti certamente a periodi di siccità sempre più lunghi, ma anche a ritardi o mancata manutenzione delle infrastrutture idriche (dighe, schemi idrici, traverse) la cui gestione paga in alcuni territori gli scompensi finanziari e patrimoniali di enti gestionali come EIPLI”.
“E poi – sostiene Lanorte – ci sono i ritardi nella riqualificazione degli impianti di depurazione, troppo spesso inefficienti, sottodimensionati o mancanti. In Basilicata ci sono ancora diversi depuratori che violano le norme UE sugli obblighi di raccolta o trattamento delle acque reflue urbane e per questo sono in infrazione comunitaria: parliamo di almeno 1 agglomerato su 5 non in regola. Per questi impianti bisogna intervenire celermente, accelerando le tempistiche previste, per renderli conformi alle norme comunitarie evitando, in tal modo, multe salate per l’intera collettività ma, soprattutto, migliorando la qualità delle acque di fiumi, torrenti e mari”.
Oggi gli strumenti per mettere in campo una seria politica di recupero e di tutela delle acque superficiali e sotterranee ci sono; serve la volontà politica di attuarli tenendo presente che una corretta gestione della risorsa idrica non può prescindere da alcuni presupposti fondamentali:
– i piani che riguardano la gestione dei corpi idrici devono coinvolgere, fin dalle prime fasi di stesura, i diversi attori (pubblici e privati, istituzioni, associazioni, cittadini, tecnici ed esperti del settore) e perseguire l’obiettivo di ridurre i prelievi e i carichi inquinanti. Devono essere strumenti che prevedano misure innovative ed efficaci, armonizzando e coordinando i tanti livelli di pianificazione oggi esistenti;
– serve un’azione diffusa su tutto il territorio regionale di riqualificazione dei corsi d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde, interventi che perseguono il duplice obiettivo di migliorare la risorsa idrica e ridurre il rischio idrogeologico;
– è necessario superare le attuali, ancora elevate criticità del sistema di depurazione delle acque reflue urbane; per tutelare le falde dall’inquinamento e gli altri corpi idrici, occorre prestare un’attenzione particolare alle attività agricole e agli scarichi industriali, migliorando e completando l’impiantistica del trattamento delle acque industriali e fermando i numerosi scarichi abusivi che purtroppo ancora oggi continuano a verificarsi potenziando i controlli ambientali.
– bisogna inoltre intervenire, applicando il principio chi inquina paghi, per realizzare la bonifica delle falde, dove risultano fortemente contaminate, con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla salute delle comunità locali;
– bisogna applicare strumenti di partecipazione adeguati. Esistono oggi strumenti quali i Contratti di Fiume, che consentono, a livello di bacino o sottobacino, di supportare la pianificazione e programmazione e portare a risultati concreti di miglioramento dello stato ambientale dei corpi idrici;
– occorre incrementare il monitoraggio e il controllo per prevenire situazioni di illegalità.
“L’acqua – conclude Lanorte – deve essere uno dei pilastri su cui indirizzare le risorse del NextGeneration EU, attraverso un piano di investimenti destinato all’efficientamento e all’implementazione del Sistema Idrico Integrato. Ed è necessario che parte di queste risorse, anche in Basilicata, siano destinate a risolvere le emergenze esistenti, attraverso una governance pubblica finalmente adeguata che veda protagonisti attivi tutti i soggetti operanti nel settore, dalla Regione Basilicata ad Acquedotto Lucano, ad EGRIB a EIPLI e alle Autorità di Bacino della Basilicata”.