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SE A MATERA NON È POSSIBILE ABORTIRE

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Ho letto casualmente la lettera-denuncia del “Collettivodonnematera”, che stigmatizza pubblicamente l’impossibilità di abortire nella provincia di Matera: “In una società evoluta civilmente quando una donna decide di abortire lo fa attraverso un percorso in piena consapevolezza. Nella città di Matera, invece, se chiami al numero del consultorio perché hai intenzione o necessità di abortire scopri che il servizio non è garantito e ti rimandano a Potenza”. Solo che, denunciano le donne del Collettivo, “l’attuale zona arancione non ti consente gli spostamenti in altri comuni se non muniti di autocertificazione in cui occorre indicare il ‘motivo’ dello spostamento”. Queste donne hanno ragione, perché abortire non è soltanto un diritto ma anzitutto un dolore che richiede sensibilità e discrezione. La cosa che sempre m’impressiona, però, è vedere che a esporsi pubblicamente sono sempre e solo le donne – come se abortire fosse una decisione esclusivamente femminile e non invece una decisione condivisa all’interno della coppia. A parte situazioni estreme come lo stupro o il rapporto occasionale in condizioni d’irresponsabilità, l’aborto – che è un abisso psicologico e morale che non va demonizzato – non dovrebbe mai essere soltanto un solitario gesto femminile, bensì un gesto condiviso all’interno di una relazione o di una qualsivoglia dinamica di coppia. Dico questo non per sminuire il ruolo della donna ma, al contrario, per responsabilizzare gli uomini, che dovrebbero affrontare il difficile percorso dell’aborto in simbiosi emotiva e psicologica con la propria donna. Ecco, non dovrebbe mai abortire soltanto una donna, bensì un uomo e una donna insieme. Perché è vero sì che l’aborto un diritto, ma è un diritto che lacera l’anima, e che lascia ferite aperte per lungo tempo. Quando una donna abortisce abortisce anche un uomo. Pure quando fa finta di non saperlo.

diconsoli@lecronache.info

 

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