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INTRATTENERE I DISOCCUPATI CON I FILM SU INTERNET

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Incontro per lavoro un importante produttore cinematografico. È di origini meridionali e in passato ha avuto importanti ruoli manageriali. Lo stimo molto, e ascolto sempre con piacere i suoi racconti e le sue analisi. Mi parla di un film sul brigantaggio, di Carmine Crocco, della Basilicata. Lo ascolto con piacere anzitutto perché è documentato, e poi perché è consapevole, a differenza di troppi, dell’ambiguità “ideologica” del brigantaggio. Finiamo con il parlare dell’audiovisivo, degli scenari futuri del settore nel quale lavoriamo. E devo dire che la sua analisi, lucida come sempre, mi ha turbato non poco. In sostanza il mio amico sostiene che nei prossimi anni nel mondo avanzato ci saranno più di 500 milioni di nuovi disoccupati – perché, nonostante qualcuno tenti di negarlo, l’innovazione tecnologica aumenta la disoccupazione. Questa massa di disoccupati, sostiene il mio amico, sopravviverà solo grazie a politiche di sostegno statale (redditi di cittadinanza), e trascorrerà parte della propria vita guardando contenuti audiovisivi su internet. Chi produce film, fiction e serialità, dunque, avrà sempre maggiore importanza e potere, perché, e cito testualmente il mio amico, “intrattenere questa folla di disoccupati o di sottoccupati sarà importante anche politicamente”. La pandemia ha non solo accelerato l’innovazione tecnologica ma anche questo ritiro in mondi virtuali delle persone; e infatti stiamo andando verso una società dove prevalgono rifiuto della realtà, dell’esperienza, del rischio, ecc. Una società – e m viene da piangere per quanto la sento orrenda – dove si tenderà a stare chiusi in casa con le tapparelle abbassate a guardare film su internet, a prenotare visite mediche, a cercare notizie sanitarie su Google e a ordinare pranzi e cene tramite un’app. Solo una profezia pessimistica? Solo un incubo a occhi aperti?

diconsoli@lecronache.info

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