PARIDE LEPORACE, UN LUCANO HONORIS CAUSA
lettere lucane
Sto leggendo gli undici racconti di “Cosangeles” (Pellegrini editore) di Paride Leporace. Dentro c’è tutto il sentimento mitopoietico che Leporace ha di Cosenza, sua città di origine – una città di cui ci restituisce riti, miti, controculture, vicende, “tipi” e un travolgente vitalismo giovanile tra anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso. È un libro molto bello, nel quale scopro un livello underground del nostro Sud, e che in molti passaggi mi fa provare nostalgia e desolazione per un presente piatto e conformista – o forse il vero problema è che stiamo semplicemente invecchiando. Paride è mio amico da circa quindici anni. Sono stato suo collaboratore quando dirigeva “Il Quotidiano della Basilicata” – quanto vitalismo in quegli anni, quante battaglie, quanta adrenalina –, e insieme abbiamo condiviso tanti momenti privati e lavorativi. Al di là dell’amicizia, però, devo dire che di Leporace ho sempre apprezzato l’amore per la Basilicata e la curiosità per la nostra storia, tanto che sono pochi gli intellettuali lucani che hanno la sua stessa conoscenza di fatti e persone della nostra terra. Quando divenne Direttore della Lucana Film Commission molti lo criticarono per essere passato dall’altra parte – dalla parte del potere istituzionale; io che lo conosco bene so che in quella scelta ci fu anche la consapevolezza che una stagione stava tramontando, e che certe energie un po’ folli si stavano esaurendo. Sulla nostra amicizia potrei scriverci un libro. Ricordo pure che una volta litigammo fino al punto di non rivolgerci più la parola – sempre nel periodo delle battaglia garantiste durante gli anni del giustizialismo –, tanto che la moglie Lucia Serino fu costretta a mettersi in mezzo e a farci fare pace. Comunque la si pensi, io sono certo che la Basilicata debba molto a Paride Leporace. E che abbia ancora molto da imparare da questo intelligentissimo lucano honoris causa.
