La mastectomia è l’asportazione chirurgica di una mammella; tale intervento, nella maggior parte dei casi, si rende necessario su donne colpite da tumore al seno o ad alto rischio di svilupparlo.
Il tumore al seno è il tumore più comune tra il sesso femminile, pertanto si può intuire facilmente quanto importante sia l’intervento di mastectomia a fini terapeutici.
Esistono procedure operative diverse: la scelta di una metodica, piuttosto che di un’altra, spetta al chirurgo e dipende dalla gravità della neoplasia.
I risultati sono soddisfacenti, a patto che la diagnosi sia precoce e che non insorgano gravi complicazioni (che, in ogni caso, sono episodi abbastanza rari).
La rimozione di uno o di entrambi i seni può creare diversi disagi, specie nelle donne. Per questo motivo, è possibile sottoporsi anche ad un intervento di ricostruzione del seno.
2️⃣ Cos’è la mastectomia?
La mastectomia è l’intervento chirurgico che serve a rimuovere, totalmente o solo in parte, una mammella (o ghiandola mammaria).
La doppia mastectomia (o mastectomia bilaterale) è la medesima operazione, effettuata, però, su entrambi i seni.
Tutti i dettagli, relativi a quando si mette in pratica e a come si effettua l’operazione, saranno trattati nei prossimi capitoli.
Secondo una statistica italiana, tra il 2001 e il 2008, le mastectomie effettuate sono state 117.762 (in media, poco più di 14.500 ogni anno).
LA RICOSTRUZIONE DEL SENO
Chi si sottopone a una mastectomia, ha la possibilità di farsi ricostruire il seno con un intervento specifico, in cui si fa uso di una protesi (in silicone e/o in materiale organico).
La ricostruzione del seno, come si vedrà, è molto importante per attenuare i disagi estetici e psicologici che una mastectomia potrebbe provocare in una persona di sesso femminile.
3️⃣ Quando si esegue
La mastectomia è riservata alle persone affette da tumore al seno o che sono ad alto rischio di svilupparlo (mastectomia preventiva).
Solitamente, sono le donne a sottoporsi a mastectomia, ma non è escluso che possano necessitarne anche gli uomini, in quanto il tumore alla mammella non è una neoplasia esclusivamente femminile.
EPIDEMIOLOGIA DEL TUMORE AL SENO
Il tumore al seno (o carcinoma mammario) è il tumore più frequente nel sesso femminile: rappresenta, infatti, ben il 29% di tutti i tumori che colpiscono le donne.
Si è calcolato che, ad ammalarsene, è circa una donna ogni 8 e che per il 16% delle pazienti l’esito è infausto.
Come accennato, non è una patologia esclusiva del sesso femminile, in quanto può colpire, seppur molto raramente, anche l’uomo (rappresenta solo l’1% di tutti i tumori maschili).
MASTECTOMIA PER LA CURA DEL TUMORE AL SENO
La mastectomia, per la rimozione del tumore al seno, è raccomandata quando:
- La massa di cellule tumorali (o massa tumorale) è grande e sproporzionata rispetto al seno colpito.
- Il tumore si è formato in più punti della mammella.
- Una lesione preneoplastica, chiamata carcinoma duttale in situ(CDIS), ha invaso gran parte della mammella.
Una volta diagnosticata la neoplasia, il tumore dev’essere curato immediatamente, perché, altrimenti, c’è il rischio concreto che possa espandersi e diffondersi in altre parti del corpo (metastasi), con esiti drammatici.
MASTECTOMIA PREVENTIVA
Possono sottoporsi a una doppia mastectomia preventiva tutte quelle donne che, pur non avendo ancora sviluppato un tumore al seno, sono state valutate ad alto rischio.
Figura: la famosa attrice americana Angelina Jolie ha rivelato, recentemente, di essersi sottoposta a una doppia mastectomia preventiva, perché ha scoperto di essere predisposta al tumore al seno.
Il pericolo di contrarre la neoplasia si misura mediante un’analisi genetica, che riguarda i geni BRCA1, BRCA2 e p53. Dopo anni di studi scientifici, infatti, si è appurato che una o più alterazioni (o mutazioni genetiche) di questi tre geni predispone, in modo notevole, al carcinoma della mammella.
Secondo un’indagine statistica, le donne ad alto rischio, se decidono di sottoporsi a mastectomia preventiva, riducono del 90% le possibilità di ammalarsi.
La mastectomia preventiva, per chi non è considerato a rischio, non è un intervento raccomandato.
Si consiglia vivamente di richiedere i test genetici ogni qualvolta vi sia una storia familiare di tumore al seno.
4️⃣ Fase pre-operatoria
Alcuni tumori al seno, quando sono molto estesi, richiedono delle sedute preoperatorie di chemioterapia e ormonoterapia. Questi trattamenti farmacologici sono finalizzati a ridurre la massa tumorale e a rendere di conseguenza meno invasivo il futuro intervento di mastectomia.
La chemioterapia ha l’obiettivo di uccidere tutte le cellule in rapida crescita, tra cui anche quelle tumorali.
L’ormonoterapia, invece, mira a bloccare l’attività degli ormoni estrogeni, che sembrano essere tra i principali responsabili della crescita tumorale al seno.
Il successo della chemioterapia e dell’ormonoterapia può essere determinante nel rendere più efficace la mastectomia.
INFORMAZIONI SULL’INTERVENTO
Un membro del personale medico curante ha il compito di illustrare, al o alla paziente, tutta la procedura chirurgica, compresa quella di ricostruzione del seno (se è prevista), per convincerlo dell’importanza vitale dell’intervento. Questo aspetto preoperatorio non va affatto trascurato, perché, molto spesso, le pazienti sono poco serene e temono la mastectomia proprio per le conseguenze, che essa ha, sull’aspetto estetico.
Inoltre, è molto importante seguire alla lettera le seguenti direttive:
- Nel giorno della mastectomia, presentarsi a digiuno dalla sera precedente, in quanto è prevista l’anestesia generale.
- Smettere di fumare, per ridurre i tempi di guarigione. Infatti, il fumo altera il flusso sanguigno, di conseguenza riduce il processo di rimarginazione della ferita.
CHECK-UP PREOPERATORIO
Come ogni intervento chirurgico, anche la mastectomia, prima di essere eseguita, richiede un check-up completo delle condizioni di salute del paziente. Durante questo minuzioso controllo, si analizza anche come il tumore ha risposto alla chemioterapia e all’ormonoterapia (qualora queste rientrassero nel piano terapeutico).
5️⃣ Procedura
Esistono diversi tipi, o metodiche, di mastectomia; la scelta di un tipo piuttosto che di un altro dipende, principalmente, dall’area di mammella interessata dal tumore e dalla gravità di quest’ultimo. Le neoplasie molto gravi richiedono un’asportazione massiccia, non solo della ghiandola mammaria, ma anche dei linfonodiascellari vicini e dei muscoli pettorali (grande pettorale e piccolo pettorale), sul quale poggia il seno; viceversa, quelle circoscritte e di dimensioni ridotte consentono, al chirurgo, di agire in modo meno invasivo.
In ogni caso, qualsiasi sia il tipo di intervento praticato, sono richiesti l’anestesia generale, con la quale si addormenta la o il paziente, e un’incisione chirurgica orizzontale o diagonale, sul seno, che lascerà poi una cicatrice.
ANESTESIA GENERALE
L’anestesia generale prevede l’uso di anestetici e antidolorifici, che rendono il paziente incosciente e insensibile al dolore.
La somministrazione di questi farmaci, effettuata per via endovenosa e/o tramite inalazione, avviene prima e per tutta la durata dell’intervento chirurgico.
A operazione conclusa, infatti, si cessa il trattamento farmacologico per consentire al paziente di riprendere i sensi.
Al risveglio, è probabile che l’individuo operato si senta confuso: è un effetto normale degli anestetici, che nel giro di poche ore svanisce progressivamente.
TIPI DI MASTECTOMIA
Le metodiche d’intervento più importanti e più praticate sono:
- Mastectomia standard. Viene rimossa l’intera mammella, areola e capezzoli compresi, ma non i linfonodi ascellari e i muscoli pettorali (salvo rare eccezioni). Pur trattandosi di un intervento alquanto invasivo, è molto praticato perché efficace. La mastectomia standard rappresenta una buona soluzione anche per le mastectomie preventive, mentre non è tra le più indicate se è prevista una ricostruzione del seno.
- Mastectomia con risparmio cutaneo. Si asporta l’intera ghiandola mammaria, con areola e capezzolo, ma si “risparmia” (per quanto possibile) il rivestimento cutaneo circostante. Tale metodica si applica quando c’è l’intenzione di ricostruire il seno operato.
- Mastectomia sottocutanea. Prevede la rimozione della ghiandola mammaria, ma non dell’areola e del capezzolo. La maggior parte degli interventi di mastectomia preventiva, abbinata a ricostruzione del seno, si esegue secondo questa metodica.
- Mastectomia radicale. Detta anche mastectomia di Halsted, è la metodica più invasiva tra quelle possibili. È prevista, infatti, la rimozione dell’intera ghiandola mammaria (compresi areola e capezzoli), della cute circostante, dei linfonodi ascellari e dei muscoli pettorali. Viene praticata nei casi avanzati di tumore al seno, in cui la massa tumorale si è notevolmente espansa. Un intervento di mastectomia radicale non consente la ricostruzione del seno.
- Mastectomia radicale modificata. Consiste nell’asportazione dell’intera ghiandola mammaria, areola e capezzoli inclusi, e dei linfonodi ascellari vicini. A differenza della mastectomia radicale, “risparmia” i muscoli pettorali e consente una ricostruzione del seno. Tuttavia, questo intervento non può essere svolto contemporaneamente alla mastectomia.
ASPORTAZIONE DEI LINFONODI
Figura: la cicatrice, successiva all’incisione chirurgica (in questo caso diagonale) sul seno. Dal sito: chirurgiaplasticadrcicogna.com
I tumori al seno, in fase avanzata, possono intaccare anche i linfonodi ascellari (una ventina circa), presenti nelle vicinanze. Quando ciò si verifica, è necessario asportarli, perché, in caso contrario, potrebbero diffondere la neoplasia nel resto del corpo (metastasi).
Per sapere se i linfonodi ascellari sono stati contaminati dal tumore, il medico effettua degli specifici esamidiagnostici prima dell’intervento.
La loro rimozione comporta un’incisione a livello dell’ascella, che viene richiusa al termine dell’operazione di mastectomia.
6️⃣ Ricostruzione del Seno
La ricostruzione, quando è prevista ed è possibile effettuarla, si può eseguire nei seguenti modi:
- Con una protesi in silicone
- Con un trapianto di tessutoproveniente da un’altra parte del corpo (di solito, l’addome o la zona lombare)
- Con una protesi in silicone combinata a un trapianto di tessuto.
La ricostruzione del seno può essere svolta sia durante l’intervento di mastectomia sia in un secondo momento.
Se viene svolta in un momento successivo, la paziente può ricorrere all’uso di una protesi provvisoria, ovvero un seno artificiale da posizionare all’interno del reggiseno.
7️⃣ Fase post-intervento
Nella maggior parte dei casi, la paziente operata di mastectomia si rimette, in modo completo e senza complicazioni, nell’arco di 3-6 settimane.
Durante questo periodo di tempo, è consigliabile seguire alla lettera i consigli del medico, affinché tutta proceda senza intoppi e in modo lineare.
RICOVERO
L’operazione di mastectomia richiede il ricovero di almeno un giorno. La o le notti trascorse in ospedale sono a scopo precauzionale, perché, se dovessero insorgere complicazioni, il personale medico è pronto a intervenire.
Per mastectomie molto invasive, dovute a un grave tumore, il ricovero può essere anche di 3 o 4 giorni.
DOPO L’OPERAZIONE
Al risveglio, il paziente può sentirsi frastornato: sono i postumi dell’anestesia generale, che in genere durano poche ore o fino al giorno seguente.
È molto probabile, inoltre, che la persona operata avverta dolore: in questi casi, se la sensazione dolorosa è molto intensa, è bene riferirlo al personale medico, che provvederà a un’adeguata cura antidolorifica.
Infine, è abbastanza frequente che il degente venga alimentato per infusione, in quanto quest’ultimo potrebbe avere difficoltà a mangiare determinati cibi.
RIMARGINAZIONE DELLA FERITA
Drenaggio della ferita. Prima di bendare la ferita, il chirurgo infila dei piccoli tubi nell’area operata, per drenare il liquido che potrebbe accumularsi dopo l’operazione. Questo liquido, se non viene eliminato, potrebbe provocare infezioni o gonfiori dolenti. La permanenza di questi tubi drenanti è variabile: da 24 ore a diversi giorni, a seconda di quanto invasivo è stato l’intervento di mastectomia.
Bendaggio. Il bendaggio serve a proteggere la ferita e a evitare che questa possa infettarsi. In genere, va mantenuto per almeno due giorni, ma, in alcuni casi, anche per una settimana. È molto importante l’igiene.
Punti di sutura. Se le suture sono riassorbibili, non è necessario rimuoverle, in quanto scompaiono da sole. Se, invece, non sono riassorbibili (perché in metallo), bisogna attendere dai 7 ai 10 giorni, prima di farle togliere.
Cicatrice. La cicatrice, a rimarginazione avvenuta, potrà essere più o meno evidente, in base a quanto invasivo è stato l’intervento. Con la ricostruzione immediata dal seno, se ne può migliorare l’aspetto anche in modo apprezzabile; tuttavia, va ricordato che non tutti i pazienti possono sottoporsi a tale intervento. Per questi, c’è un’altra soluzione: la chirurgia estetica. I risultati sono variabili: da molto buoni a poco più che discreti.
Non fumare. Come ultimo punto, si ricorda di non fumare, perché il fumo rallenta e altera il processo di rimarginazione e guarigione della ferita.
A CASA
Una volta a casa, è fondamentale osservare un periodo di completo riposo. Dopodiché, è bene cominciare a fare dei leggeri esercizi fisici per il braccio (quello dalla parte del seno operato), per favorire la circolazione sanguigna. Infatti, lo scarso uso dell’arto potrebbe provocare episodi di trombosi.
Per qualsiasi informazione, su cosa poter o non poter fare a dimissione avvenuta, ci si può rivolgere al personale medico, il quale durante il ricovero ha comunque già segnalato tutte le precauzioni più importanti.
Il ritorno all’attività lavorativa dipende da come procede la guarigione.
Le attività da evitare nelle prime 3-4 settimane:
- Guidare. La ripresa deve avvenire solo una volta che ci si sente completamente ristabiliti
- Sollevare pesi o compiere attività ripetitive, come stirare o passare l’aspirapolvere
- Nuotare o fare sport di contatto
8️⃣ Rischi
È molto raro che la mastectomia provochi complicazioni serie. Di solito, infatti, l’intervento, così come la fase post-operatoria, procede senza particolari intoppi.
È nella norma:
- Avvertire dolore nei primi giorni successivi all’operazione.
- La formazione di sieroma, ovvero un versamento sottocutaneo di liquido linfatico (o linfa). Questo compare nella zona operata e ha l’aspetto di un rigonfiamento. In genere, si risolve spontaneamente, ma se ciò non dovesse accadere può essere drenato dal medico, con una siringa.
- La formazione di una cicatrice, nel punto dove è avvenuta l’incisione chirurgica.
Bisogna, invece, rivolgersi al proprio medico se:
- La ferita si infetta. I segni per riconoscere un’infezione sono: rossore, dolore e gonfiore che non passano (anzi peggiorano) e perdita di liquido.
- Si forma un linfedema al braccio(dalla parte del seno operato). Questo disturbo, che consiste in un accumulo anomalo di linfa, è dovuto alla rimozione dei linfonodi ascellari. Il braccio colpito si gonfia in modo evidente e, difficilmente, passa inosservato. La formazione del linfedema non è sempre immediata: in alcuni casi, infatti, può avvenire anche a distanza di mesi o anni.
- Il seno ricostruito mostra segni di infezione. È possibile che l’impianto, usato per la ricostruzione del seno operato, si infetti; se ciò accade, bisogna rimuoverlo.
9️⃣ Risultati
Grazie ai recenti progressi delle tecniche chirurgiche, la mastectomia garantisce degli ottimi risultati: infatti, la guarigione è un’ipotesi più che concreta, i rischi legati all’intervento sono contenuti e la remissione ha tempi molto brevi.
Tuttavia, il successo dell’operazione sul tumore dipende anche da quanto grave è il tumore stesso e dalla diagnosi, se precoce o tardiva. In altre parole, un carcinoma mammario in fase avanzata, anche se sottoposto a una mastectomia condotta in modo esemplare, ha comunque molte probabilità di un esito infausto.
AUTORE
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza