IL BARBIERE DEI SOCIALISTI DI ROTONDA
lettere lucane
Purtroppo dopo i vent’anni ho iniziato a perdere i capelli – un po’ ci soffro, un po’ non me ne importa niente. E dunque non ho molti capelli in testa, ma quei pochi che ho, quando crescono, s’arruffano malamente, e danno all’intera mia persona un’immagine disordinata. Come tutti in questo periodo vado raramente dal parrucchiere; osservando però allo specchio i pochi capelli arruffati in testa mi sono tornate alla memoria le immagini di un barberia di Rotonda dove mio padre mi portava a tagliare i capelli alla metà degli anni ‘80. Io quella barberia non la dimenticherò mai perché era sempre piena di persone, ma sopratutto perché era di fatto la sezione del P.S.I., in quanto il barbiere era un importante assessore comunale, e spesso nella sua barberia si riunivano il sindaco, i consiglieri, gli iscritti e gli edili in cerca di lavoro. All’epoca l’edilizia era un settore molto importante, e di tutte quelle discussioni ricordo che quelle più importanti riguardavano gli appalti, i lavori pubblici, la possibilità di dare lavoro ai muratori e ai carpentieri disoccupati di Rotonda. Il barbiere, che è ancora vivo e al quale sono legato da affetto familiare, era molto elegante, e parlava con pacatezza e ponderazione. Mio padre mi diceva sempre che era il migliore del paese, ma che se andavi da lui a farti i capelli dovevi essere disposto ad aspettare ore, perché tra una chiacchiera e l’altra di politica il taglio dei capelli procedeva lentissimo, benché impeccabile. Io ho sempre amato i socialisti perché i socialisti accettavano le persone per quello che erano; i comunisti, invece, avevano sempre il pallino di cambiarle, di comandarle, di proiettarle in un paradiso futuro, le persone. Coi socialisti invece – come in quella piccola barberia lucana – non provavi vergogna a chiedere un lavoro, ad ammettere un bisogno, a parlare di un problema in famiglia.