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LA DIA IN BASILICATA E LA LOTTA ALLA MAFIA

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Francesco Curcio non è soltanto uno dei migliori procuratori distrettuali antimafia di cui dispone l’Italia per combattere la criminalità organizzata e la sua corte umbratile di colletti bianchi che hanno ormai messo in sfida aperta il mondo degli onesti, ma è un magistrato tenace che sa misurare bene e con piena coscienza investigativa le parole che usa, a volte anche con una salutare ironia che dovrebbe essere d’esempio. Ora l’ultima operazione condotta ai danni del clan mafioso dei Riviezzi di Pignola ha rilanciato la questione sulla necessità d’istituire in terra lucana la Direzione Investigativa Antimafia (DIA), organismo interforze in capo al Ministero dell’Interno. Eppure ancora una volta dinnanzi alla responsabilità dell’appello la politica non ha saputo rinunciare alle sue chiacchiere inconcludenti e così Vito Bardi a nome della Basilicata, che pur malgoverna, si è limitato in inutili e generici auspici istitutivi, senza nemmeno prendersi affanno di scrivere al ministro lucano dell’Interno Luciana Lamorgese. Ha scritto Carlo Alberto dalla Chiesa: “Chiunque pensasse di combattere la Mafia nel pascolo palermitano e non nel resto d’Italia non farebbe che perdere tempo”.

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