«Della sentenza se ne parlò anche a casa di mio zio, c’era pure Palamara»
Dopo l’intervista scoop a Esposito che condannò Berlusconi, parla Glinni, l’amico “di famiglia” dell’altro giudice che componeva il collegio, Franco
L’ex giudice Antonio Esposito, che condannò il leader di FI in via definitiva per frode fiscale ha fatto sa-pere dalle colonne di Cronache Lucane che parteciperà al giudizio che Strasburgo ha formalizzato nelle scorse setti-mane inviando al governo italiano dieci domande cui l’esecutivo dovrà rispondere. Il caso che ha portato alla ribalta l’ex giudice Esposito è quello ormai famoso della condanna di Berlusconi per frode fiscale. Una condanna che sarebbe arrivata secondo molti dietro complotti e pressioni. In molti lo hanno definito un processo singolare considerato che subito dopo la sentenza che firmò proprio il giudice Esposito vennero disseminate numerose ombre. La pistola fumante doveva essere l’audio di un giudice, Amedeo Franco, che faceva parte del collegio di Cassazione presieduto da Antonio Esposito ed era stato registrato (di nascosto) durante un colloquio ad Arcore: “Berlusconi deve essere condannato a priori… ha subito una grave ingiustizia… tutta questa vicenda è stata guidata dall’alto… hanno fatto una porcheria”. Accuse che l’ex giudice Esposito ha sempre respinto e rispedito al mittente anche nell’intervista a Cronache Lucane. Anzi, dalle nostre colonne ha ribadito di trovare «inquietante che un giudice vada a pentirsi e a giustificarsi, in anomali incontri, con l’imputato che è stato condannato» riferendosi ad Amedeo Franco, giudice scomparso circa due anni fa.
Parole queste ultime che han no fatto risentire chi conosce-va molto bene il giudice Franco, l’avvocato Carlo Glinni che ha voluto dire la sua sul caso.
Avvocato Glinni, la prima domanda è doverosa: come e quando ha conosciuto il Giudice Amedeo franco? «Ho conosciuto il Giudice Amedeo Franco da giovane studente di giurisprudenza mi venne presentato da mio zio, il Giudice Paolo Glinni Presi-dente della terza sezione di Cassazione membro del primo CSM e fra l altro fondatore di magistratura democratica».
Cosa ricorda del Giudice Franco?
«Ho apprezzato immediata-mente le conoscenze in diritto del Giudice Franco che spaziavano dal civile al penale passando per il diritto amministrativo. Lo ritenevo un grande giurista. Ricordo che mi aiutò a scrivere la tesi di laurea in diritto amministrativo, in seguito ho continuato a frequentarlo fino alla sua scomparsa. Era comunque una persona sensibile, disponibile ed assolutamente leale». Avvocato Glinni parliamo della sentenza di condanna a Silvio Berlusconi. Cosa ricorda?
«La vicenda della sentenza Berlusconi la conosco e ricordo molto bene. Era infatti motivo di discussione durante molti pranzi e cene tenutesi a casa di mio zio Paolo. Ricordo che vi erano anche altri magistrati tra i quali Palamara. Quello che raccontava il giudice Franco erano praticamente le stesse circostanze della ormai famosa intercettazione ambientale dell’incontro con il Cavaliere Berlusconi avvenuta, se non ricordo male, alla presenza del ex ministro della giustizia Ferri».
Cosa le diceva in particola-re il Giudice Amedeo Franco? «Franco lamentava delle pressioni intervenute sul Collegio giudicante “dall’alto”. Raccontava che era stato messo in piedi “un plotone d esecuzione” pronto ad emettere una sentenza contro Berlusconi. Era profondamente turbato prima e dopo la sentenza e ci chiese di poter andare a tra-scorrere una vacanza nella casa di Rio de Janeiro, cosa che ovviamente consentimmo in quanto Amedeo era per me ed i miei fratelli praticamente un familiare. Anche arrivato lì, mi raccontò in seguito un comune amico brasiliano, Geraldo Martins, continuò sempre a parlare della sentenza definendola “ingiusta e vergognosa”. Mi è rimasto impresso ne mente la definizione data alla sentenza dal giudice Franco e da mio zio Paolo Glinni, la definirono una vera “schifezza”».
Lei rilasciò una intervista al Tg5 sul caso. Raccontò di un Giudice Franco differente dopo la sentenza.
«Si è così. Franco dopo la sen-tenza cambiò molto il proprio carattere. Da persona allegra simpatica e disponibile divenne cupo, pensieroso e solita-rio. Più volte mi spiegò perché Berlusconi non doveva e non poteva essere condannato. La sentenza evidentemente emessa per Franco in modo ingiusto lo aveva talmente turbato psicologicamente che cominciò a risentirne anche fisicamente aggravando patologie preesistenti portandolo alla morte».
Sono in molti a chiedersi perché racconta la vicenda solo oggi?
«Ho deciso di parlarne solo dopo la morte di Franco. Fino a quando era in vita non avevo motivo di intervenire».