EGIDIO E DOMENICO, LA DURA PENA DI PERDERE UN FIGLIO
Lettere lucane
Nei giorni scorsi due giovani lucani sono morti: prima Egidio Garramone, 35 anni, di Laurenzana; poi Domenico Carluccio, 39 anni, di Lauria. Il primo è morto di Covid, il secondo in un incidente stradale. La morte è una pietra che sempre noi vivi portiamo sul petto; ma quando a morire sono i giovani – per non dire i giovanissimi, o i bambini – quella pietra preme ancora più forte. All’inizio della mia esperienza di autore televisivo mi capitò qualcosa che non ho più dimenticato. Era una domenica mattina, verso le 5, e avevo fretta perché mi toccava fare l’apertura di “Unomattina weekend”. Avevo imboccato da poco la tangenziale per andare a Saxa Rubra, quando un vigile mi fece segno di fermarmi. Scesi e, insieme a lui, osservai ammutolito il corpo morto di un ragazzo scaraventato fuori dalla sua auto ribaltata. Di quel corpo ricordo solo un dettaglio: gli stivaletti di pelle. Il resto l’ho rimosso. Chi è genitore sa quanto renda fragili l’aver messo al mondo dei figli: le paure aumentano e le apprensioni divorano i nervi. Anni e anni di cure amorevoli, di preghiere, di sacrifici, di notti insonni, e poi qualcuno ti chiama e ti dice che gli dispiace, ma non c’è stato niente da fare. E tu che non hai fatto altro che vivere per quella creatura che ora non c’è più inizi a punirti con elucubrazioni su ciò che potevi fare e non hai fatto. E se gli avessi detto di non partire? E se avessi chiamato quel medico anziché quell’altro? Quando muore un giovane, chiunque ha dei figli e conosce i genitori di questi ragazzi sfortunati deve portare un po’ della loro pena nel cuore, e far intendere in ogni modo che questo dolore è condiviso, perché un vero genitore – e spero di riuscire a esprimere questo sentimento che provo – è sempre un po’ anche genitore dei figli degli altri. Non si lasci mai sprofondare nella solitudine chi è stato costretto in terra alla più crudele delle prove.
