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A MIGLIONICO L’UNIONE CIVILE TRA DUE DONNE

Lettere lucane

Il 9 giugno scorso nel comune di Miglionico, in provincia di Matera, il Sindaco Franco Comanda ha celebrato la prima unione civile in Basilicata tra due donne. È una notizia importante, direi epocale, perché la storia della persecuzione silenziosa degli omosessuali nei nostri paesi è una storia atroce, benché impossibile da raccontare, perché chi ha subito nei secoli offese, ingiurie, emarginazioni e violenze a causa del proprio orientamento sessuale non ha quasi mai lasciato tracce scritte di questo calvario. Ho memoria diretta soltanto di storie degli anni ‘80; in particolare, ricordo la vicenda di un ragazzo che all’epoca, al mio paese, aveva fama di essere “ricchione”. Ricordo che gliene dicevano di tutti i colori, e che gli facevano continuamente telefonate offensive. Lui camminava in paese e non si fermava mai, andava sempre di fretta, perché si vergognava come un ladro. Le persone più brutali chiamavano gli omosessuali con parole orrende; quelle più gentili, invece, usavano una parola che all’inizio feci fatica a comprendere. Infatti dicevano, quando si riferivano a un omosessuale, “quello soffre”. E in fondo avevano ragione, perché doveva essere una sofferenza atroce vivere in una società bigotta, maschilista e “virilista” che impediva la libera manifestazione dell’identità. Ecco perché questa notizia che arriva da Miglionico è di straordinaria importanza, perché non soltanto dà dignità e diritti a una coppia che si ama, ma perché simbolicamente riscatta, sia pure troppo in ritardo, tutti quelli che nei secoli – donne incluse – hanno dovuto fingere di essere ciò che non erano. Anche nella civiltà contadina, infatti, esisteva l’omosessualità – basti rileggere certe pagine friulane di Pasolini –, solo che si manifestava in una segretezza piena di angoscia e di paura, perché essere scoperti significava sperimentare l’inferno in terra.

diconsoli@lecronache.info

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