SE UN OPERAIO LUCANO MUORE IN VIA DELL’IDROSCALO
Lettere lucane
E’ stata eseguita l’autopsia sul corpo di Biagio Iaria, operaio di Maratea di 58 anni morto lo scorso giovedì a Ostia, in via dell’Idroscalo. Iaria stava effettuano dei lavori in un cantiere nautico, ed è morto sul colpo dopo essere stato colpito da un palo. L’autopsia servirà proprio a ricostruire la precisa dinamica del tragico incidente. E’ una notizia triste, perché ci ricorda per l’ennesima volta che di lavoro si muore anche nel XXI secolo dell’ipertecnologia. Non posso che esprimere cordoglio e rammarico, ma purtroppo serve a poco, sopratutto a chi da un momento all’altro si è vista sottrarre una persona cara, unicamente rea di doversi guadagnare il pane quotidiano. Della morte di Iaria, però, una cosa mi ha colpito. Ecco, Iaria è morto a Ostia, in via dell’Idroscalo. Una strada maledetta, per chi conosce la storia d’Italia – lì, infatti, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, fu assassinato Pier Paolo Pasolini. La prima volta che andai in via dell’Idroscalo fu nel 1997. Ci andai con un amico con il quale studiavo all’università, e ricordo che trascorremmo un intero pomeriggio a leggere un libro – proprio sotto la scultura dedicata a Pasolini. Ricordo un posto trascurato, arido, funebre; o forse era soltanto la suggestione, a farmelo vedere in quel modo. Il più bell’omaggio a via dell’Idroscalo – un luogo maledetto, ripeto: il luogo dove fu assassinato uno dei più grandi poeti italiani di sempre – lo fece Nanni Moretti in “Caro Diario”. Il regista romano si fece riprendere di spalle sulla sua Vespa mentre andava a Ostia nel luogo maledetto, accompagnato dalle note eterne del “Köln Concert” di Keith Jarrett. Una sequenza struggente, importante. So che avrei dovuto parlare di Iaria, non di via dell’Idroscalo. Ma è come quando vai a un funerale, e per imbarazzo e tristezza ti metti a raccontare una storia, perché stare in silenzio fa più male che bene.