LA BELLEZZA FINISCE SEMPRE IN MANO AI RICCHI
Lettere lucane
Più volte mi è capitato di dover rispondere a questa domanda: “Cos’è per lei la bellezza?” Il tema mi ha sempre reso aggressivo. Primo, perché la bellezza è menzognera, in quanto “altezza” transeunte – ma questo è il meno; secondo – ed è il tema che più mi sta a cuore – perché la bellezza finisce sempre in mano ai ricchi. In questi giorni si parla di Maratea anche per ragioni di cronaca. Maratea la conosco bene, ci ho lavorato da ragazzo, l’ho girata in lungo e in largo, ho letto le pagine che gli scrittori le hanno dedicato – da Bassani a Calvino, da Pavese a Cappelli. Ma ho sempre vissuto con insofferenza il fatto che la gente umile e normale non avesse la possibilità di andarci a trascorrere le vacanze – perché, appunto, è un luogo per ricchi. Tutti i luoghi di mare più belli finiscono in mano ai ricchi – si pensi, tanto per rimanere al Sud, alla Costiera Amalfitana, a Caminia, a Taormina, ecc. Eppure sarebbe stucchevole e populistico auspicare una proletarizzazione forzata della bellezza, realizzare una sorta di esproprio proletario dei luoghi belli – per tanti motivi: forse, e non ultimo, perché la bellezza diventerebbe meno affascinante. I lucani preferiscono andare sulle spiagge joniche più economiche – da Metaponto a Sibari – oppure sulle spiagge tirreniche meno proibitive, come Praja, Scalea, Diamante. Certo che è possibile trascorrere una giornata a Maratea spendendo poco – accontentandosi di una spiaggia libera o di qualche pranzo frugale – ma andarci in vacanza è per pochi, e questo mi rattrista, perché i luoghi belli hanno uno straordinario potere lenitivo – benché temporaneo. Tuttavia, per quanto mi riguarda, mi sento più a mio agio nei luoghi normali e finanche sgraziati, perché non promettono niente, non creano aspettative, non tradiscono, non sono inquinati dalle false promesse della bellezza e dalle nevrosi psico-sociali della ricchezza.