SE JAMES JOYCE SI AGGIRA NELLA CITTÀ DI POTENZA
Lettere lucane
Ogni anno, il 16 giugno, in tutto il mondo si celebra il BloomsDay. Il nome deriva da Leopold Bloom, protagonista dell’”Ulisse” (1922) di James Joyce, uno dei romanzi più importanti della letteratura moderna. Negli ultimi tempi va di moda riportare la stroncatura che del romanzo fece Virginia Woolf, ma la grande scrittrice inglese prese un abbaglio, perché l’”Ulisse” di Joyce portò la letteratura in territori mai prima esplorati, un po’ come fece con la geografia Cristoforo Colombo. Ma torniamo al BloomsDay, che si celebra il 16 giugno di ogni anno perché l’intero romanzo di Joyce è ambientato in un solo giorno – appunto, il 16 giugno del 1904. In questa data gli appassionati di Joyce si riuniscono e leggono brani del romanzo e bevono birra irlandese. Ebbene, ho appreso che il BloomsDay si è celebrato anche a Potenza, al Parco di Montereale, dove un gruppo di amici, organizzati da Giuseppe Loisi, si è riunito per leggere pagine dell’”Ulisse”, e per suonare e discutere. Se fossi stato a Potenza, mi avrebbe fatto piacere partecipare, e discutere con loro dettagli sempre nuovi di questo romanzo-mondo così radicalmente distante dai troppi romanzi-compitini che inondano le librerie. In Basilicata non è mai stata troppo apprezzata la letteratura sperimentale, perché da noi a prevalere è una letteratura lirico-elegiaca, storico-politica, sociologica e memorialistica. Eppure le abbiamo avute anche noi esperienza più sperimentali, principalmente in poesia, e penso ai versi dadaisti di Vito Riviello, alle prime raccolte poetiche di Raffaele Nigro, a certe poesie di Rosa Maria Fusco e al minimalismo tragicomico di Giancarlo Tramutoli. Ritengo fondamentale frequentare la letteratura sperimentale, perché vaccina da malanni perniciosi quali il sentimentalismo, lo storytelling, l’intrattenimento mimetico e lo spontaneismo “creativo”.