RITROVATO PER CASO UN ORDIGNO BELLICO A MELFI
Lettere lucane
Perché sono ossessionato dal passato? Cos’è questo continuo guardare all’indietro, e questo quotidiano armeggiare con la memoria? Non ho mai disprezzato il presente – solo in questi ultimi anni ho sentito crescere in me uno strano disagio, ignoro se causato dalla maturità e dalla stanchezza, o da tempi poco generosi e molto superficiali – ma a catturare la mia attenzione è sempre stata la storia. Non so se le società moderne facciano bene a cibarsi quasi esclusivamente del presente; io so che per me è importante portare luce nei luoghi in penombra del passato personale e collettivo, e perdermi nelle calde nebbie di ciò che non c’è più ma ancora è vivo. Lo faccio quotidianamente senza avere gli strumenti scientifici degli storici. Ieri, per esempio, una notizia ha colpito la mia fantasia. A Melfi, durante alcuni lavori di manutenzione della condotta idrica, è stato rinvenuto un ordigno della seconda guerra mondiale contenente ben cinque chilogrammi di tritolo. Subito sono stati chiamati gli artificieri dell’esercito, che hanno provveduto a far brillare l’ordigno con la consueta perizia. Ma quella bomba ritrovata quasi ottant’anni dopo nel corpo di Melfi mi fa pensare che il cosiddetto “presentismo” – ovvero la convinzione solo il presente abbia senso – sia soltanto un’illusione, perché anche quando noi camminiamo spensierati sul presente, sempre in realtà noi camminiamo sul fuoco vivo della storia. Il 26 settembre del 1943 Melfi fu bombardata dagli Alleati. Ci furono morti. E ieri quel passato sepolto ha parlato, si è mosso, ha dato una notizia di sé, è riemerso da un sottosuolo più prossimo di quanto si pensi. Bisogna anche imparare a dimenticare, certo. Ma ora mi angoscia pensare che sempre meno persone possano raccontare per esperienza diretta quel che accadde quel giorno. Oppure facciamo ancora in tempo a salvare dall’oblio una storia personale sinora taciuta?
