TIFOSO MORTO A VAGLIO: NON FU UN OMICIDIO VOLONTARIO
Omicidio Tucciariello: per Laspagnoletta condanna a tre anni e quattro mesi ma per delitto stradale
Sentenza per l’omicidio di Fabio Tucciariello, il tifoso della Vultur Rionero ucciso a Vaglio durante gli scontri con i tifosi del Melfi. Per Salvatore Laspagnoletta, alla guida dell’auto che ha investito l’uomo, il Gup Valentina Rossi, accogliendo la richiesta dell’accusa prefigurante l’omicidio stradale e non già quello volontario, al termine del rito abbreviato ha disposto una condanna a tre anni e quattro mesi, al risarcimento immediato di oltre 50mila euro alle parti civili e alla sospensione della patente di guida per un anno. Momenti di tensione in Aula Coviello subito dopo la lettura del dispositivo con i familiari della vittima che, non ritenendo giusta la condanna per il solo omicidio stradale, hanno rivolto parole offensive nei confronti dell’imputato, visibilmente scosso e inerme. Nei suoi confronti, il Gup ha ritenuto valide anche le aggravanti disposte dall’art. 589 ter del codice penale che riguardano la fuga del conducente dopo l’omicidio stradale. Una sentenza che verrà valutata dalla difesa di Laspagnoletta che come ha detto l’Avvocato Gerardo Di Ciommo“ è deluso dall’esito poiché già vittima di una grave ingiustizia”. Ricordiamo che il giovane melfitano subito dopo la vicenda è stato posto prima alla detenzione in carcere per un mese e poi a quella domiciliare per altri quattro mesi con annullamento successivo da parte della cassazione. Per il legale, “c’è amarezza rispetto alla lettura del dispositivo poiché le risultanze processuali della perizia disposta dal Pm sembravano aver chiarito la dinamica dei fatti e la mancata volontà omicida in capo a Laspagnoletta”. Gli episodi oggetto di sentenza risalgono al gennaio dello scorso anno: i tifosi del Rionero e quelli del Melfi si incrociano nei pressi di Vaglio scalo, unico punto possibile di incontro per i primi al seguito della Vultur diretti a Brienza e i secondi diretti a Tolve per lo stesso campionato di Eccellenza. Non è stato certamente un incontro fortuito hanno dichiarato gli inquirenti nei giorni seguenti l’omicidio ma ben delineato e studiato dai supporter rioneresi che avrebbero nascosto nei pressi della stazione mazze, tirapugni e crick. Gli stessi autori dell’aggressione di Vaglio, in alcune chat ed in riferimento all’imboscata avrebbero lanciato l’idea di ‘andare a fare Nassiriya’, quindi avrebbero avuto ben chiaro l’intento delinquenziale contro i supporter gialloverdi. Una sorta di regolamento di conti tra tifoserie avversarie dettato da motivi campanilistici meramente futili: vendicare un lancio di pietre contro il pullman dei tifosi della Vultur avvenuto un anno e mezzo prima da parte dei supporter melfitani. Una vera e propria spedizione punitiva, tribale e di inaudita violenza, organizzata in stile paramilitare, con appostamento mirato ad attendere il nemico e ad attaccarlo di sorpresa. Una brutale e manifesta espressione di una sottocultura di banda sfociata in una radicalizzata metodologia fatta di atteggiamenti tipici di una tifoseria oltranzista, capace di esprimersi anche nelle forme più devastanti, foriera di intimidire e ledere gli avversari a qualsiasi costo. Un’azione premeditata, dunque, che avrebbe portato una trentina di tifosi rioneresi, tra cui lo stesso Tucciariello, ad assaltare le vetture provenienti da Melfi compresa quella guidata da Laspagnoletta. Il giovane, nei momenti concitati del tentativo di fuga da quel luogo, vistosi accerchiato da uomini armati di spranghe e bastoni anche di ferro, nel tentativo di evitare la peggio avrebbe proseguito la fuga finendo per investire il tifoso rionerese. Dalla perizia disposta dal Tribunale, la questione che fa la differenza tra l’omicidio stradale e quello volontario è imputabile al fatto che dall’auto di Laspagnoletta non ci sarebbe stata nessuna deviazione verso il gruppo di tifosi posti sulla destra della strada e che la sua auto sarebbe andata quindi diritto impattando con Tucciariello presumibilmente intenzionato a mettersi in salvo. Non a caso, l’investimento sarebbe avvenuto a centro strada facendo venir meno il presupposto della volontarietà proprio perché l’auto dell’imputato non avrebbe mirato al mucchio di tifosi, ma nel tentativo di una legittima difesa, avrebbe proseguito la sua corsa per evitare ulteriori danni. L’auto che precedeva la sua sarebbe stata colpita due volte, mentre proprio contro quella di Laspagnoletta i tifosi del Rionero si sarebbero accaniti ripetutamente me-diante l’uso di mazze di ferro. A circa un anno e mezzo da quell’episodio, restano le vite distrutte di chi è stato condannato e di chi è morto a causa di scellerate diatribe figlie di un calcio malato e di una società che riversa nel tifo per il pallone a qualsiasi livello una ragione di vita là dove non esiste altro se non l’odio dettato da un inspiegabile senso di appartenenza al nulla.