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BARDI, IL PARTITO CHE L’HA FATTO ELEGGERE NON NE PUÒ PIÙ: «È O NON È DI FORZA ITALIA»

Sull’affaire Au di Aql, pesante strappo: il dirigente regionale Mariani un fiume in piena contro il «decadimento» e «le scelte scriteriate» del Gov

Se i politici eletti in Regione incassano in pubblico silenzio, allora ad attaccare frontalmente il presidente Bardi, in Forza Italia ci pensa le retrovia. Sulla  vicenda della candidatura della Regione per l’Amministratore unico di Acquedotto lucano, data l’importanza della carica, il partito che a suo tempo espresse il nome del «commendatore» quale governatore lucano, adesso, visto il fare autoritario di Bardi, qualche dubbio inizia a porselo. La critica neanche troppo velata, è stata affidata al dirigente regionale di Forza Italia, l’avvocato Giuseppe Mariani. L’interrogativo principale di Mariani, ascoltato il giorno dopo la candidatura dell’ingegnere Andretta, risuona come retorico nel senso che la risposta di tenore negativo appare già contenuta nella domanda stessa: «Il Presidente Bardi è, o non è di Forza Italia?». Articolato l’intervento di Mariani che concentrandosi sull’affare Acquedotto lucano, in realtà affronta una pluralità di tematiche dimostrative di come a Bardi più che i lucani e la politica regionale, stanno a cuore i suoi «amici e gli amici degli amici», tra l’altro, ha specificatamente sottolineato il dirigente regionale di Forza Italia, «forestieri e senza alcuna aderenza al territorio». Di seguito l’intervento integrale dell’avvocato Giuseppe Mariani. Le polemiche scaturite dall’aumento delle tariffe dell’acqua approvate dall’Egrib sono surreali. Intendiamoci, surreale è la supponenza di una parte della politica che ha condannato il Presidente Bardi per delle dichiarazioni del tutto fattuali. L’assemblea dell’Egrib, formata prevalentemente da amministratori locali, la nostra prima linea per intenderci, si è mostrata smarrita dinnanzi ad una simile debacle contabile ampiamente prevedibile e negli anni procrastinata dalle note elargizioni di denaro da parte della Regione.

Dal 2000 ad oggi si è nascosta tanta polvere sotto il tappeto e non si è pensato minimamente di intervenire sui costi di gestione amministrativa e sugli emolumenti.

AQL: L’AZIENDA PUBBLICA DELLE FILIERE ELETTORALI

Acquedotto Lucano S.p.A.(per non parlare di Acquedotto Lucano progettazioni s.r.l.), nel silenzio assordante di una classe dirigente per troppi anni comodamente seduta sulle poltrone, è diventato un mostro mangia soldi, una filiera elettorale, un centro di potere incontrastato. Più che stacciarsi le vesti sui paventati aumenti di tariffa, che in ogni caso in questo momento storico sarebbero una sciagura per larga parte dei Lucani, le vere domande da porsi sono altre, ma nessuno ha il coraggio di schiarirsi la voce ed interrogare quei politici che oggi si vestono da moralizzatori. Perché il nostro sistema idrico è un colabrodo? Quali sono stati i progetti che hanno portato dei reali benefici alla popolazione? Quante consulenze esterne sono state allegramente confezionate? Quante sono state le assunzioni e, soprattutto, in che modo si è assunto i Dirigenti? Ed a quanto ammontano gli emolumenti complessivi degli Amministratori e dei Dirigenti di Aql? Ed ancora, perché l’Egrib è stata superficiale nel controllo di Acquedotto Lucano? E perché si è tentato di tenere buoni gli amministratori locali, membri dell’Assemblea di Egrib e di Acquedotto Lucano? Perché tanti ritardi nella utilizzazione dei fondi messi a disposizione per il rifacimento delle reti?

LA DOMANDA DELLE DOMANDE: BARDI A CHI APPARTIENE?

Ma la domanda delle domande vorrei formularla, con il massimo rispetto del ruolo e delle prerogative previste dalla norma, proprio al Presidente Bardi: Come mai nelle scelte politiche e nelle nomine si bypassa il partito, i cui dirigenti leggono cognomi e nomi nelle pagine di cronaca politica dei quotidiani locali?

Il Presidente Bardi è, o non è di Forza Italia? Vuole confrontarsi o meno con gli organi di partito che lo hanno sostenuto e continuano a sostenerlo?

CROB, APT E ALTRO ANCORA:DAI COLLEGAMENTI COI VECCHI CAPIBASTONE DEL PD AGLI AMICI E GLI AMICI DEGLI AMICI DEL PRESIDENTE

Oppure dobbiamo pensare che in determinate circostanze, e mi riferisco alle nomine del Crob e dell’Apt, come alla stessa nomina apicale in seno ad Acquedotto, ha deciso, sic et simpliciter e in piena autonomia, di prediligere gli amici e gli amici degli amici, tra l’altro forestieri e senza alcuna aderenza al territo-rio? Siamo ritornati al tempo della giunta Pittella, nella quale si parlavano tutti dialetti italiani meno quello lucano? Il Presidente Bardi ha compreso che è il Governatore della Basilicata e non della Campania, e che in Basilicata ci sono professionalità, competenze e intelligenze fervide? La Lucania è un territorio nel quale l’emigrazione mostra il suo volto feroce e non si può ancora traccheggiare tra una nomina ed un’altra, trattando gli elettori come mero strumento per raggiungere altri obiettivi. Se proprio avessimo dovuto perseverare nel foraggiare uno scempio politico simile, ci saremmo tenuti il CentroSinistra e non avremmo promesso una rivoluzione culturale che scardinasse logiche del “sistema” ormai incancrenite.

Oggi assistiamo a nomine di referenti storici del centrosinistra collegate a vecchi capibastone del Pd, senza offrire alcuna opportunità a chiunque abbia creduto in una ventata di novità, un sovvertimento del paradigma del potere. Quel potere tanto vituperato che ha mostrato evidenti crepe, inefficienze, iniquità, arroganza e quanto di peggio un ceto politico logorato possa esprimere.

IL GOVERNATORE E IL PROCESSO DI DECADIMENTO

Il Presidente Bardi sta accelerando un processo di decadimento con prese di posizione scriteriate.

E questo il CentroDestra lucano non può permetterselo. Semplici domande che esigono risposte precise, inconfutabili, senza nascondere fatti e circostanze. Considerazioni amare, figlie di riflessioni travagliate ed emotivamente impegnative per chi ha creduto e crede tutt’ora in un Centro Destra autentico, ispiratore della buona politica, portatore di sani valori. E i Lucani, popolo orgoglioso e bistrattato, meritano delle risposte adesso, perché simili decisioni per troppi anni sono passate sopra le loro teste. I Lucani non hanno avuto alcuna intenzione di demandare ad una società terza, ammantata di veste pubblica, il proprio sistema idrico. Diversi comuni hanno sorgenti proprie, acquedotti propri ed avevano in passato anche delle maestranze qualificate per gestire tale sistema di captazione e distribuzione. È stato promesso loro che con il sistema idrico integrato avrebbero risparmiato ed il servizio sarebbe migliorato. Non penso assolutamente che sia andata così. Anzi, ci ritroviamo a dover aumentare le tariffe ed il servizio fa i conti con le esigenze di bilancio, sconquassato dai troppi sperperi di gestioni allegre, e non garantisce l’erogazione dell’acqua 24 ore al giorno (come peraltro è previsto obbligatoriamente dalla normativa sul Servizio Idrico Integrato), soprattutto nei mesi estivi. Le perdite delle condutture generano ulteriore spreco e lo sperpero regna incontrastato. Quale Dirigente Regionale di Forza Italia ho il dovere di mettere in evidenza questo non più tollerabile stato di cose, chiedendo ai rappresentanti in Consiglio Regionale di voler mettere un punto a questa situazione, di dirimere la fitta coltre di fumo accecante per chi è in cerca della verità, di andare a scardinare logiche vecchie e tramontate di gestione dei carrozzoni pubblici.

Per fare questo la politica si dovrà necessariamente assumere le sue responsabilità e dovrà chiedere a gran voce la istituzione, in seno al Consiglio Regionale, di una Commissione d’Inchiesta Straordinaria. Una Commissione che, dai Palazzi della Regione, scandagli i bilanci e faccia chiarezza sulle gestioni. Una Commissione da istituire subito, su proposta dei Consiglieri di Forza Italia e di tutti quelli di buona volontà che vogliono davvero il bene dei Lucani. Una Commissione che, finalmente, chiuda una stagione politica e porti un poco di serenità in un territorio troppe volte raggirato e vilipeso.

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