ROCCO BRINDISI, UN GRANDE SCRITTORE INVISIBILE
Lettere lucane
In Basilicata vive un grande scrittore, ma pochi lo sanno. E non lo sanno perché questo scrittore non ama la notorietà, non cerca le luci della ribalta, non è ruffiano, non offre letture consolatorie della realtà. Questo scrittore si chiama Rocco Brindisi. Non cercatelo per intrattenere lettori che dalla letteratura si aspettano pensieri semplici e di facile impatto emotivo, oppure per invitarlo a festival dove si parla alla maniera dei coach motivazionali. Cercatelo soltanto se volete leggere e scoprire uno scrittore intenso, duro, spiazzante, stralunato, sulfureo, dolcissimo e feroce allo stesso tempo. Uno scrittore che è stato ed è apprezzato da grandi critici e letterati come Enzo Siciliano e Stefano Giovanardi, e che vive a Potenza senza che nessuno, a Potenza, quando si parla di letteratura, pensi mai a lui. Di Rocco – a parte le bellissime poesie in lingua e in dialetto – ho amato almeno tre libri: “Il silenzio della neve”(2002), “Elena guarda il mare” (2004) e “Morte di un amico che guardava” (2019). Libri anche dolorosi, perché legati a due amici comuni che purtroppo non ci sono più: i primi due libri, infatti, furono pubblicati dal compianto Roberto Parpaglioni di Quiritta, mentre l’ultimo parla di Giorgio Messori (1955-2006), uno scrittore la cui morte prematura aggravò in maniera penosa, in quel maledetto 2006, una subdola depressione ansiosa che mi stava attanagliando. Rocco Brindisi fu inserito nel 1984 da Walter Siti nel terzo volume Einaudi dei “Nuovi poeti italiani”, mentre nel 2001 Enzo Siciliano lo inserì nel Meridiano “Il racconto italiano del Novecento”. La cosa assurda è che Rocco non è avulso dalla realtà lucana, anzi, la racconta sempre, ma pare invisibile, forse perché, ripeto, tende a spiazzare e a turbare. I miei sono messaggi in bottiglia: oggi scrivo semplicemente che la Lucania ha un grande scrittore e quasi nessuno se n’è accorto.