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QUANTA RETORICA SUL PANCIONE ESIBITO A MATERA

Lettere lucane

Siamo a Matera, al G20 dei ministri degli esteri. Nel pieno svolgimento degli spostamenti delle delegazioni dei ministri degli esteri dei paesi più industrializzati del mondo, un materano – il suo nome è Nicola Frangione, un professore d’inglese – si affaccia dal balcone di casa e si fa fotografare dal mondo intero a torso nudo, esibendo una bel pancione pantagruelico. Non conosco Frangione e dunque ignoro il motivo che l’ha spinto a farsi immortalare in questo modo, ma noto che la sua fotografia – condivisa sui social da migliaia di persone – viene interpretata un po’ da tutti come la vittoria delle cose semplici sulle sofisticazioni, della verità sulla finzione, della realtà sull’irrealtà e la mistificazione. Lì per lì la foto di Frangione mi ha fatto sorridere – non fosse altro che per solidarietà di stazza; poi, a mano a mano che leggevo i commenti sui social, ho iniziato a provare un po’ di irritazione. Sì, perché come al solito in noi italiani prevale quest’istinto di sbeffeggiare il potere a discapito di una lettura matura e razionale di processi complessi – e che proprio a Matera venivano discussi in quelle ore – quali la geopolitica dei diritti, dell’ecologia e del Welfare. In pratica in noi prevale sempre quest’istinto adolescenziale di aggredire il potere, di considerarlo negativamente a prescindere, di contestarlo a priori. E questo è, appunto, un riflesso adolescenziale, un modo per dire a noi stessi – il tal modo rassicurandoci – che noi siamo migliori, che noi siamo veri, che noi, a differenza loro, siamo sinceri. Ecco, l’entusiasmo carnevalesco per la foto del professor Frangione dimostra che la nostra idea di potere è pre-politica, e che in noi tenderà sempre a prevale lo sberleffo, la pernacchia, un ribellismo adolescenziale. Forse perché analizzare senza pregiudizi le necessarie decisioni del potere costa fatica e onestà intellettuale.

diconsoli@lecronache.info

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