AU ANDRETTA: CICALA SE NE INFISCHIA DI BARDI PAPOCCHIO LEGA SUL COLLEGIO DEI REVISORI
ACQUEDOTTO LUCANO Aliandro s’inventa “capo” e Marti lo riporta sulla terra: Cupparo completa la commedia col suo depistaggio
Andretta nuovo Amministratore unico di Acquedotto lucano: il day after la votazione dell’Assemblea dei soci, Regione più i Comuni della Basilicata, continua a imperversare la tempesta.
Voti espressi alla mano, nel centrodestra a non piegarsi al diktat di Bardi sull’ingegnere del Potentino, ma da 40 anni emigrato in Emilia Romagna, il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala.
Più che a Forza Italia che tanto ha borbottato su Bardi per tutto il periodo antecedente all’Assemblea elettiva, è toccato al fratello del presidente del Consiglio regionale, il leghista Carmine, mantenere alta la voce del dissenso. In base al quorum deliberativo, l’ingegnere Alfonso Metello Francesco Andretta ha riportato voti a favore pari al 58% dei presenti, mentre l’ingegnere docente Unibas, il candidato della cordato giallo-rosso, Michele Greco il 40%. Tra i presenti, inoltre, 2 gli astenuti: i Comuni di Atella e San Giorgio Lucano.
Ad ogni modo 58% a 40%con la preferenza della Regione riportata col peso ponderato pari al 34,60% Andretta, nell’applicazione letterale del meccanismo della “sterilizzazione” comunque avrebbe vinto, ma con molto meno distacco.
In Aql, infatti, allo scopo di una più incisiva attuazione del modello cosiddetto di corporate governance, sono contemplate, nello Statuto, modalità operative tali da consentire, proprio per bilanciare il maggiore peso azionario della Regione che è del 49%, un ampliamento del potere decisionale dei Comuni in sede assembleare: la “sterilizzazione”. C’è, non a caso, un limite al diritto di voto dei soci che posseggano, come il caso della Regione, più del 24% delle azioni, alla misura massima, appunto, del 24%.
Quindi Andretta avrebbe vinto di solo di 8 punti percentuali.
E poiché hanno votato solo 119 sindaci su 131, se anche gli astenuti avesse-ro votato Greco, Andretta poteva anche perdere. Alle ipotesi, ormai non più possibili, va aggiunto il dato certo, invece, dei sindaci che seppur schierati nel centrosinistra hanno, al contrario, dato una mano a Bardi.
Se il Comune di Atella si è astenuto, Tito, amministrazione locale a guida Graziano Scavone, e quello di Pignola, no: hanno votato Andretta.
Italia viva, con gli 11 sottoscrittori dell’appello al candidato condiviso, non ha votato. Del gruppo, il cui portavoce pro tempore è stato il sindaco di Latronico, Fausto De Maria, a rappresentare l’unica eccezione, il sempre più politicamente ambiguo sindaco di Maratea: Daniele Stoppelli.
Lui alla fine ha seguito il «commendatore» di Filiano Bardi.
COLLEGIO DEI REVISORI:L’AUTOGOL DELLA LEGA E L’ARRAMPICATA SUGLI SPECCHI DI CUPPARO
Oltre alle tensioni nel centrodestra create dal caso Andretta, le incomprensioni in casa Lega hanno sortito l’effetto di far saltare, era all’ordine del giorno della stessa Assemblea elettiva, l’elezione del Collegio dei Revisori dei Conti.
Il day after, l’assessore Cupparo ha provato ad avvolgere di nebbia l’autogol della Lega: «La Giunta non ha avuto alcuna difficoltà ad accogliere la richiesta del centrosinistra di rinviare l’elezione del collegio dei revisori dei conti per dare modo proprio al centrosinistra di rimediare alla mancata presentazione di una propria lista». Un esercizio di arrampicata sugli specchi poichè la votazione sui sindaci del Collegio dei revisori è stata rinviata per mancato accordo.
Il presidente Bardi nel tentativo di distribuire contentini agli alleati, dopo la forzatura sul nome dell’Au, ha provato a coinvolgere la Lega.
Come interlocutore per l’indicazione dei nomi, scelto il capogruppo consiliare del partito in Regione, Gianuario Aliandro.
Aliandro ha ottemperato applicando lo schema Bardi: totale autonomia.
A far saltare i piani, il commissario regionale della, Roberto Marti. Senza il consenso della segreteria regionale, nulla da fare: e così è stato.
Il governatore Bardi ha il dono, non per suoi meriti, di mettere in imbarazzo gli alleati anche quando tende loro una mano. Basta concedergli la facoltà di intervento per evidenziare tutti i loro limiti. La storia si conferma: Bardi va di carro armato e gli alleati per contrastarlo rispondono con la fanteria a cavallo.