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L’IDRA VELENOSA VENUTA DALL’AFRICA: FERMATO LO SPACCIO IN VAL D’AGRI

Nell’operazione di Carabinieri e Dda di Potenza, sgominata un’organizzazione che trafficava droga nel potentino

POTENZA. Sgominata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza una banda criminale di origine etnica dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. I militari dell’Arma hanno lavorato sotto il diretto controllo della Direzione Distrettuale Antimafia e del sostituto procuratore Vincenzo Montemurro: le indagini partite nel 2019, hanno permesso di addivenire a quella che è apparsa come una vera e propria organizzazione criminale in grado di gestire traffici illeciti, approvvigionarsi di droga dalla vicina Calabria ma anche dalla Sicilia, e intrattenere rapporti anche fiduciari con altre organizzazioni malavitose concorrenti. Nell’operazione, che ha interessato le province di Potenza, Como, Latina, Pordenone, Salerno e Viterbo, sono finiti ventisei indagati di cui la maggior parte provenienti dal Gambia e dalla Nigeria, ma anche cittadini italiani che operavano nel malaffare nel territorio della Valle dell’Agri. Nove i cittadini lucani e campani inseriti a pieno nell’organizzazione di cui alcuni residenti tra i comuni di Paterno, Brienza, Marsicovetere, Viggiano, Sasso di Castalda, uno a Potenza, altri tra a Fanna, Bassano Romano e Sala Consilina. Degli indagati, tredici sono stati attinti dalla misura di custodia cautelare domiciliare, otto hanno ricevuto l’obbligo di dimora e nei confronti di cinque soggetti è stato disposto invece l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per tutti le accuse sono di concorso in associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio. Nel corso dell’operazione, che ha visto l’intervento anche del nucleo elicotteristi e del nucleo cinofili, è stato sequestrato mezzo chilo tra hashish e marijuana.
L’AFFAIRE DELLA DROGA: IL SODALIZIO DEGLI ITALO-AFRICANI E I COMMERCIANTI AL DETTAGLIO
Dalle indagini, condotte dal Procuratore Capo della Procura di Potenza Francesco Curcio, con il sostituto procuratore della Dda Vincenzo Montemurro, sono emersi due gruppi operanti nel potentino: il primo di matrice etnica, capeggiata dagli africani e che partiva proprio dal centro storico della città di Potenza per poi espandersi nei comuni della Valle dell’Agri ed in particolare a Viggiano, Paterno, Marsicovetere in cui risiedevano alcuni dei nigeriani e gambiani finiti nella rete delle forze dell’ordine. L’altro sodalizio, invece, era dedito solo ad attività di smercio al minuto e al dettaglio ed era gestito esclusivamente da connazionali italiani che non avevano vincoli associativi tra di loro ma agivano con modalità di tipo mutualistico. Più forte ed imponente, indubbiamente, era proprio il gruppo africano che si approvvigionava anche fuori regione grazie ai rapporti con alcuni connazionali del Gambia e della Nigeria che, residenti in Campania e nel Lazio, erano in contatto con gruppi criminali locali o ne facevano pienamente parte. Il sodalizio aveva una struttura piramidale con ruoli apicali e verticistici a cui seguivano, in maniera discendente, le collaudate ripartizioni ed interazioni degli altri componenti il gruppo ed appartenenti sia a soggetti africani che italiani. Ruolo importante era affidato alle donne che, spesso senza destar sospetti, erano utilizzate come corrieri.

OPERAZIONE ‘IDRA’: QUANDO LA MITOLOGIA RISPECCHIA LA SOCIETA’
I carabinieri e la DDA di Potenza l’hanno chiamata Operazione ‘Idra’ perché il sodalizio gambiano-nigeriano altro non era che come insegna la mitologia- un velenosissimo mostro capace di uccidere con il solo respiro, con sangue o col solo contatto. Già perché la droga per antonomasia uccide e avvinghia a sé inconsapevoli vittime che le si avvicinano per ottenere un diversivo. Un mostro, l’idra, capace di svincolarsi anche dai controlli grazie alla sua intelligenza e arguzia diabolica. Ed è quello che è emerso anche dalle intercettazioni dei carabinieri che si sono trovati difronte a cittadini africani che pattuivano gli scarichi di droga anche dialogando nella lingua delle più remote tribù dell’Africa. Come l’idra, il sodalizio aveva le sue infinite teste che ne moltiplicavano altre fino a che i militari dell’Arma non sono intervenuti- come  nella seconda fatica di Eracle- a cauterizzarne la testa recisa impedendole di riprodursi.
DA VITTIME DI SOPRUSI A REGINE DEL MALAFFARE IN ITALIA
Ruolo predominante nell’organizzazione africana, proprio quello delle donne che, giunte in Occidente hanno mutato genesi, peggiorando la loro già compromessa situazione morale. Molte le donne che proprio dal Gambia sono riuscite ad arrivare in Italia, Basilicata compresa, sfuggendo ad un clima di oppressione e soprusi aggirato grazie alla corruzione degli uomini delle dittature. Il Gambia, grande poco meno dell’Abruzzo, ha un porto che traffica merci sospette e alle frontiere l’ingranaggio della corruzione è ben oleato grazie a poliziotti in posizione di potere che spesso, per far guadagnare alle donne un ‘lasciapassare’ le inducono a rapporti sessuali non consenzienti. Per molte è l’unica via di fuga per arrivare poi- attraverso i viaggi della speranza- anche nel nostro Pese, dove vengono instradate alla prostituzione o, come nel caso dei corrieri lucani, inserite nel mondo della droga. Si dice che le donne africane vivono di malaffare, che esso ne sia il costume, non perché esse cerchino l’illecito, ma perché l’illecito è uno status della povertà dilagante nazionale. Spesso ci si dimentica però del vero volto di queste donne che vanno aiutate a superare l’inferno.
L’ATTENZIONE DI ‘CRONACHE LUCANE’ AL FENOMENO DROGA
Sempre in prima linea, Cronache lucane più volte ha precorso i tempi anche con il collega Andrea Di Consoli che nelle sue ‘Lettere Lucane’ ha sollevato spesse volte la questione del troppo utilizzo di stupefacenti. E di fatti, la Basilicata è un fiume in piena i cui argini sono impolverati di droga che si consuma a qualsiasi età ed in qualsiasi contesto. Certamente ciò che preoccupa è il limite minimo in cui si inizia a far uso di sostanze, il che la dice lunga sul baratro in cui stanno finendo i nostri giovani, sempre più abbandonati a sé stessi, sempre meno attenzionati da genitori troppo giovani che vorrebbero ancora esser portati per mano e che non riescono a dare un’educazione ai propri figli. Il fenomeno della droga dilaga perché è sempre più semplice approvviggionarsene anche grazie ad una maggiore disponibilità economica che permette a ragazzini appena adolescenti di girare con i soldi in tasca. Non vogliamo fare la morale a nessuno, ma sostanzialmente non possiamo girarci di spalle difronte a giovanissimi che si lasciano tentare, difronte a genitori che non si accorgono dei cambiamenti dei propri figli. E noi, da genitori, forse stanchi del tran tran quotidiano, non riusciamo nemmeno più a guardare in faccia i nostri figli: li consideriamo sempre troppo piccoli e ingenui e lasciamo che la società, la tecnologia, i social, facciano loro compagnia nelle nostre ore d’assenza. I social, questi demoni attraverso cui si intessono rapporti anche sbagliati, si fanno ‘amicizie’ deviate e attraverso cui si fissa anche il prezzo della droga e il luogo in cui scambiarla col denaro. La nostra società è l’immagine perversa di un’idra pericolosa da cui, solo aprendo gli occhi, potremmo uscirne indenni.

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