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CISL: LA BASILICATA VERSO LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE-AMBIENTALE

Una riflessione del segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, e della responsabile del Centro Studi Cisl Basilicata, Luana Franchini, sullo sviluppo sostenibile

L’articolo 9 della Costituzione, il PNRR e la transizione ecologica sono questioni che hanno un’importanza davvero cruciale e sui quali la Cisl pone grande attenzione. Basti pensare che a marzo scorso, in occasione della presentazione del primo numero dei quaderni di Pensiero Futuro, abbiamo anche lanciato il nostro manifesto “Per una Basilicata che aspira” perché riteniamo che non c’è futuro se innanzitutto non c’è un’aspirazione al futuro; è questo un messaggio importante da rivolgere alle nuove generazioni che dobbiamo incoraggiare a restare in questa regione, che può e deve avere grandi opportunità nel mondo nuovo che potremmo tutti insieme costruire nella fase post pandemia.
Nel nostro manifesto, costituito da dieci punti, abbiamo inserito il punto “coltivare il paesaggio”, nel senso di guardare e vivere il paesaggio in ottica di sostenibilità e di economia circolare con l’obiettivo di prestare al paesaggio in quanto bene pubblico quella cura che si dedica a ciò che si vuole far crescere.

 

Il paesaggio e la sua tutela è il tema di svolta per la Basilicata. A distanza di 18 anni dalla “marcia dei centomila” di Scanzano Jonico, per respingere l’ipotesi del sito nazionale unico di scorie radioattive nella nostra regione, la questione della tutela dell’ambiente e della coscienza ambientalista è ancora da costruire pienamente. Ci sono regioni come il Trentino, per citare una regione molto simile alla Basilicata per montuosità, numero di abitanti e perifericità, che dell’articolo 9 della Costituzione hanno fatto comunità, identità ed economia. I boschi, le risorse naturali e il paesaggio sono vissuti e difesi come una miniera dal valore economico, ma anche identitario e immateriale, in una virtuosa integrazione tra ambiente e coscienza-consapevolezza dei cittadini, che risulta l’elemento qualificante non solo per il benessere della società ma anche per lo sviluppo economico e la generazione di PIL/BES.

 

Tutela, quindi, è sinonimo di senso civico, rispetto del paesaggio, dell’ambiente e delle sue bellezze, a cui è chiamato sia il singolo – sempre più coinvolto nell’impatto che le sue azioni hanno sul territorio – sia la classe politica, con interventi di sensibilizzazione, prevenzione e valorizzazione, attuando politiche produttive consapevoli e rispettose del valore del territorio, a beneficio della collettività e delle future generazioni.

 

Come entra la Basilicata nella transizione ecologica? Come si pone la Basilicata rispetto al necessario nuovo rapporto uomo-ambiente? Sicuramente con molte criticità. Come tacere della sanzione dell’UE all’Italia per le discariche non a norma? Delle 44 discariche non conformi, 23 sono in Basilicata, con grave rischio per la salute umana. Oppure, come non mettere in luce la questione dell’agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, che già prima della pandemia era diventata il punto di riferimento e l’orizzonte verso il quale tendevano la gran parte dei documenti di programmazione strategica delle regioni italiane, ma completamente ignorata dalla Regione Basilicata, mentre ora più che mai sono gli obiettivi tematici dell’agenda 2030 ad ispirare il PNRR nazionale che dovrà poi essere declinato e attuato con politiche e interventi di carattere regionale; oppure, il dato di contesto per cui la propensione ad effettuare investimenti sostenibili cresce con la dimensione d’impresa.

 

La quota di aziende di maggiori dimensioni che ha adottato macchinari efficienti è superiore di circa 20 punti percentuali rispetto alla stessa quota tra quelle di più ridotta dimensione, e la Basilicata è caratterizzata da un sistema di imprese piccolissime, piccole e medio piccole. Eppure, la Basilicata dovrebbe sentirsi investita massimamente dalla questione ambientale e dalla tutela del patrimonio ambientale, essendo una regione unica nel panorama nazionale per la presenza di straordinari giacimenti di petrolio, per l’insediamento straordinario di pale eoliche e parchi di pale eoliche sul suo territorio, a cui non corrisponde una significativa produzione di energia da fonte rinnovabile; e potrebbe essere – e noi vogliamo che sia – regione modello nello sviluppo di una strategia ambientale nella transizione ecologica che ci apprestiamo a vivere. Abbiamo davanti a noi un bivio: o diventiamo vittima di una mancata capacità di connetterci alla nuova rivoluzione industriale-ambientale o ne diventiamo soggetto capofila e di avanguardia
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