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RICICLAGGIO, SEGNALAZIONI RECORD IN ITALIA AUMENTO REGISTRATO ANCHE IN BASILICATA

IL REPORT Peggio il Materano del Potentino: la crisi di liquidità spinge gli imprenditori tra le mani della criminalità

Per quanto certi aspetti della correlazione con l’emergenza sanitaria collegata alla diffusione del Covid- 19 siano ancora da approfondire, c’è un dato certo che non può che destare allarme: per alcune tipologie di reati c’è stato un calo, ma non per l’usura e, inoltre, nel 2020 toccato il triste record storico di segnalazione di riciclaggio. A far registrare variazioni percentuali col più davanti, anche la Basilicata. Sia nel Potentino che nel Materano, i casi sospetti di riciclaggio sono aumentati nel 2020 rispetto al 2019. È quanto emerge dal re-port redatto dall’Ufficio studi della dell’Associa-zione artigiani e piccole imprese Cgia Mestre basato principalmente sulle statistiche dell’Unità di in-formazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia.

REATI E COVID: LA PANORAMICA

Nel 2020 a seguito delle chiusure imposte alle attività economiche e alle misure di confinamento a cui gli italiani sono stati sottoposti, le denunce pervenute alle Forze dell’Ordine in riferimento ai reati contro il patrimonio sono diminuite in misura significativa: estorsioni (-6%), danneggiamenti (-15,4%), rapine (-18,1%), ricettazione (-26,5%), furti (- 32,9%), contraffazione (-43,5%).In controtendenza solo le truffe-frodi informatiche(+14,4%) e l’usura (+16,2 per cento).

RICICLAGGIO: PEGGIO IL MATERANO DEL POTENTINO

Su un totale di 107 province italiane, preoccupante il rank lucano: Matera al 58° posto (+ 54 segnalazioni), mentre Potenza al 70° (+ 37 segnalazioni).
Nel Materano le segnalazioni sospette di riciclaggio sono 147,8 ogni 100mila abitanti, mentre nel Potentino il numero scende a 139.
Per la Cgia di Mestre, l’aumento delle segnalazioni di riciclaggio potrebbe trovare una sua “giustificazione” in merito al fatto che in questi ultimi anni gli impieghi bancari vivi alle imprese hanno subito una diminuzione molto decisa: «pertanto, non è da escludere che avendo ricevuto molti meno soldi dagli istituti di credito, tanti imprenditori, soprattutto piccoli, si siano rivolti a coloro che potevano erogare del credito con una certa facilità». Soggetti “alternativi”, come la criminalità.
Come emerge dai report dei Ros (Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri), le imprese senza liquidità sono facile preda delle mafie. Esiste una platea di aziende, quelle segnalate alla Centrale dei rischi, a cui è pressocchè interdetta la possibilità di chiedere un “sostegno” alle banche che, rispetto alle altre, «sono le più esposte al rischio di essere “avvicinate” dalle organizzazioni criminali».
Il “prestito” a imprenditori in difficoltà corrisponde nella maggior parte dei casi a un preciso piano criminale.
«Il finanziamento erogato – viene ricordato nel report della Cgia di Mestre – di-venta il “grimaldello” per acquisire una partecipazione significativa nell’amministrazione societaria dell’impresa. Poichè l’imprenditore non è più nelle condizioni di restituire la somma ricevuta, col tempo i malavitosi diventano i nuovi proprietari».

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