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LA GHIANDAIA E I “BAGNI DI FORMICHE”

Lisandro: “Uccelli con capacità di eccellenti imitatori, riescono a riprodurre il verso di alcuni loro predatori”

Questa volta il documentarista Carmine Lisandro ci presenta un passeriforme stanziale di medie dimensioni appartenente alla famiglia dei Corvidi tra i più diffusi nel nostro territorio, il cui habitat  è soprattutto un areale con presenza di macchieti di querce, carpini e pinete, ricchi di un fitto sottobosco anche se a volte si può osservare in zone adibite a parchi e giardini.

Il suo nome scientifico viene dal Latino: Garrulus glandarius che significa chiacchierone (garrulus) che si ciba di ghiande (glandarius) da cui prende il nome di Ghiandaia, un uccello lungo 33/35 cm., con un’apertura alare di 56 cm.  ed un peso intorno ai 200 grammi.

E’ un uccello dalla corporatura robusta, senza differenze somatiche tra i due sessi, riconoscibile anche da lontano per il bel piumaggio marrone con fasce azzurre striate di nero sulle ali, la coda lunga quasi metà del corpo, nera come il becco ed i baffi, mentre gli occhi sono grigio azzurro ed il capo ha una cresta bianca e nera che si alza in caso di pericolo o di eccitazione, le zampe sono grigiastre.

Si tratta di un volatile onnivoro che, nel periodo tra aprile e ottobre, va alla ricerca di animali come  bruchi di processionaria, calabroni, chiocciole, ragni, lucertole e piccoli mammiferi ma anche di noci, nocciole, bacche e frutta come ciliegie, prugne e gelsi, pur avendo come alimento principale le ghiande di cui si ciba in autunno con bramosia e, essendo stato calcolato che ogni individuo interra come riserva di cibo, ogni anno, qualcosa come un migliaio di ghiande da mangiare nel periodo invernale, gli capita a volte, pur avendo una memoria molto sviluppata, di non riuscire a ritrovarle tutte, cosa che risulta essere molto utile per la propagazione di questa specie vegetale.

Verso aprile, si formano delle coppie monogame che costruiscono un nido, con rametti e piccole radici, rivestito con muschio, fili d’erba e piume. Nido fatto  di preferenza su alberi di conifere, forse perché hanno una chioma che lo nasconde meglio ai predatori, in cui la femmina depone dalle 4 alle 6 uova covate dalla coppia per circa 15 giorni. I piccoli saranno accuditi amorevolmente dalla coppia per altre tre settimane.

Ormai quasi indipendenti i giovani si allontaneranno dal nido riunendosi in piccoli gruppi molto rumorosi e sempre in movimento che si spostano con agilità e destrezza di ramo in ramo facendo sentire il loro caratteristico e stridente verso. Sono animali intraprendenti e opportunisti in quanto, servendosi della loro capacità di eccellenti imitatori, riescono a riprodurre il verso di alcuni loro predatori come la Poiana, l’Allocco o il miagolio dei gatti provocando apprensione tra gli uccelli che hanno nidificato, visto che, per il loro insaziabile appetito, se capita l’occasione, non esitano a depredare nidi con uova e nidiacei.

Con la calura estiva la Ghiandaia ama avvicinarsi a pozze d’acqua o piccoli torrenti dove diverse volte al giorno si reca a fare dei bagni per poi ripulirsi con cura su un ramo.

Credo che un’altra abitudine, a mio parere molto più caratteristica, sia la pratica dei cosiddetti “bagni di formiche”:  infatti appena individua un formicaio la Ghiandaia non mangia le formiche, ma si avvicina allo stesso facendosi “assalire” dagli insetti che, temendo un pericolo per il formicaio, ricoprono integralmente il corpo della Ghandaia presumibilmente punta a neutralizzare con l’aiuto degli imenotteri eventuali suoi parassiti presenti.

La ghiandaia vivendo in quasi tutti gli habitat con una popolazione stimata intorno a diversi milioni di individui è stata classificata dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) nella Lista Rossa 2018  come soggetto LC (Minor Preoccupazione). 

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