MANIFESTO : un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi
“Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi. Le visioni e i progetti per trasformare il Paese e la regione”
PRESENTAZIONE DOCUMENTO UNITARIO CGIL CISL UIL BASILICATA – LUNEDì 19 LUGLIO PRESSO LA SALA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE A POTENZA
Stamattina 19 luglio alle ore 10,00 presso la sala del Consiglio Provinciale a Potenza (Piazza Mario Pagano) CGIL CISL e UIL Basilicata hanno presentato il documento unitario “Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi. Le visioni e i progetti per trasformare il Paese e la regione”
«Riteniamo che questo sia il tempo delle scelte e della condivisione, una grande coesione per gestire una delle fasi più complesse e difficili della storia del nostro Paese con l’obiettivo di costruire insieme la “Basilicata di domani” – hanno affermato i Segretari Generali delle tre organizzazioni sindacali, Summa, Cavallo e Tortorelli – .
Pertanto, come deciso negli Esecutivi unitari di giugno, per una partecipazione ampia di tutte le istituzioni al dibattito sullo sviluppo e sul futuro della Basilicata, abbiamo esteso l’invito ai Presidenti della Provincia di Potenza e di Matera, al Presidente ANCI Basilicata e ai Sindaci lucani.
A nostro avviso, la nuova pianificazione regionale deve prendere la forma di un vero Piano del lavoro.
Questo è l’impegno strategico che chiediamo al Governo regionale.
Un Piano per la crescita, l’ambiente, il lavoro e del nuovo sviluppo sostenibile, definito su scenari condivisibili del futuro in ambiti e missioni specifiche»
Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi.
Le visioni e i progetti per trasformare il Paese e la regione.
Lunedì 19 luglio ore 10,00 presentazione presso la sala del Consiglio Provinciale a Potenza (Piazza Mario Pagano)
Dare “un’anima” a questa fase di ripresa e di rinascita, attraversouna progettualità sociale, un protagonismo, di qualità diversa dal passato e all’altezza delle nuove sfide, da parte dei soggetti sociali, delle istituzioni, dei governi locali, dei ceti dirigenti, svolgendo una funzione significativa per una stagione di grande capacitazione sociale.
È l’obiettivo centrale del documento “Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi. Le visioni e i progetti per trasformare il Paese e la regione” che Cgil, Cisl, Uil della Basilicata hanno presentato lunedì 19 luglio, con inizio alle ore 10, presso la sede del Consiglio Provinciale di Potenza (piazza Mario Pagano).
Il documento si compone di due parti –
L’ORIZZONTE DI UNA NUOVA FRONTIERA SOCIALE e L’AGENDA DELLE “AREE DI TRASFORMAZIONE” PER UN NUOVO SVILUPPO DOPO COVID
con analisi, valutazioni e proposte sul superamento della pandemia che con le sue temibili emergenze ha visto il sindacato confederale partecipe e direttamente coinvolto.
Questa crisi – sottolineano i segretari regionali di Cgil, Angelo Summa, Cisl, Vincenzo Cavallo, Uil, Vincenzo Tortorelli – è un fenomeno che ha investito tutti e tutto.
Ha coinvolto le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia.
Si è trattato di una tappa obbligata e di una grande prova della storia personale e della storia sociale.
Le relazioni di mutuo soccorso, il rispetto del sé, delle condizioni elementari della vita umana e la riscoperta dei beni comuni, l’aspirazione ad una crescita autentica delle persone sono i nuovi ed antichi vincoli che la pandemia ci fa scoprire.
E sono i valori riscoperti che valgono a fondare un nuovo assetto delle relazioni e delle convivenze.
Noi per primi siamo appellati. Le nostre organizzazioni sindacali, senza sconti, con rinnovata responsabilità – evidenziano Summa, Cavallo e Tortorelli – sono spinte ad approfondire e comprendere le tante istanze che derivano dalla crisi.
Niente sarà più come prima: le filiere produttive e logistiche saranno riorganizzate e ricompattate, le modalità di erogazione del lavoro cambieranno e saranno per certi versi più atomizzate, la grande ondata di innovazione tecnologica fatta di intelligenza artificiale, cibernetica, micromeccatronica, digitale, biotecnologie modificherà profondamente le relazioni sociali e gli stili di vita e di lavoro. Solo chi si farà trovare pronto per queste sfide sopravviverà nel mondo che viene. Ciò vale anche per le parti sociali, così come per i territori e i loro enti di governo.
Per il sindacato lucano la sfida è riuscire a coniugare investimenti e riforme in progetti programmati con un metodo e con scelte strategiche di assoluta coerenza e di chiaro intento produttivo e sociale.
La crescita stimata del Pil generata dalla manovra del PNRR,aggiuntiva rispetto alle politiche ordinarie, nel 2026, è del 3,6%; l’occupazione è prevista in crescita del 3,2%; l’occupazione femminile viene stimata al 3,7% (5,5% al Sud) quella giovanile al 3,3% (4,9% al Sud).
L’impatto forte della manovra del PNRR in Basilicata potrebbe generare effetti moltiplicativi nell’arco quinquennale sul mercato del lavoro locale con un incremento di circa 4.000 nuove opportunità di lavoro, divisi equamente tra uomini e donne.
Il PNRR diventa cosi l’impalcatura fondamentale della ripresa post Covid e per i prossimi anni.
Obiettivi da centrare seguendo una griglia di Missioni che dovranno essere l’appiglio su cui appuntare i tiranti di una nuova stagione programmatoria straordinaria e non derogabile, con i quali invertire il ciclo e conseguire un nuovo modello di sviluppo.
Missioni che prevedono digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, coesione ed inclusione, salute.
È chiaro che, al di là di visioni ristrette e conservatrici, le forze sociali e sindacali insieme alle Istituzioni, sulla base del PNRR e, più in generale, di tutti i fondi disponibili per il ciclo 2021-2027, ivi comprese le risorse di bilancio regionale libere (ad es. le royalties) devono costruire un quadro forte di strategie, obiettivi, interventi e cifre definitive che consentono di evitare stravolgimenti e visioni settoriali e frammentate per assicurare successo e concreti risultati ad una manovra storica di investimenti notevoli nel Paese ed al Sud.
Il dibattito sul PNRR ha avuto anche il merito di aver spostato l’attenzione sull’analisi della territorializzazione delle risorse.
Le prospettive di sviluppo futuro della Basilicata – è l’idea forte del Piano di Cgil, Cisl, Uil – devono ripartire da un profondo cambiamento delle politiche, pena l’aggravarsi delle precarietà ed il permanere di condizioni di marginalità socio-economica della regione.
Un cambio di politiche nei grandi quadri dell’economia e della società: il manifatturiero, l’agricoltura attraverso agroalimentare, enogastronomico e ruralità sostenibile, un ammodernamento e rilancio del comparto turistico, l’accelerazione dei lavori pubblici (anche tramite i microcantieri per la difesa del territorio) e dei piani di rigenerazione urbana, la rete tra Università-Enti di ricerca e Imprese, l’innovazione green, nella quale inserire un progetto specifico di costruzione di un polo automotive basato sull’idrogeno e la transizione energetica, progetti di investimento orientati alla digitalizzazione, politiche attive del lavoro, formazione e politiche sociali e socio-sanitarie mirate alle sacche di povertà e disagio economico, educativo, socio-culturale.
Ecco perché la nuova pianificazione regionale deve prendere la forma di un vero Piano del lavoro.
Questo è l’impegno strategico che chiediamo al Governo regionale.
Un Piano per la crescita, l’ambiente, il lavoro e del nuovo sviluppo sostenibile, definito su scenari condivisibili del futuro in ambiti e missioni specifiche.
Qui c’è una sfida radicale e decisiva che si muove al Governo regionale.
Occorre una discontinuità.
La compagine governativa e la Presidenza in primis devono superare una logica di immobilismo, senza un piano strategico di sviluppo condiviso per traghettare la Basilicata fuori da questa crisi e collocarla dentro un nuovo scenario di sviluppo.
Questo è il tempo delle scelte e della condivisione, una grande coesione per gestire una delle fasi più complesse e difficili della storia del nostro Paese.
Si convochi subito una assise regionale ed un tavolo per tracciare e costruire un nuovo patto per il lavoro con obiettivi e strumenti attuativi dentro una rinnovata concertazione.
Alle parti sociali deve essere riconosciuta una funzione fondamentale, oltre che per co-progettare gli interventi, in sessioni di determinazione condivisa per poter analizzare e valutare periodicamente gli esiti, con tavoli di lavoro paritetici e permanenti.
Il documento inoltre contiene un APPELLO PER IL CAMBIAMENTO E PER UNA NUOVA FRONTIERA DI UNA SOCIETÀ CENTRATA SUL NUOVO LAVORO E SULLA CRESCITA GREEN ORIENTED
Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la
crisi.
Le visioni e i progetti per trasformare il Paese
e la regione.
PARTE PRIMA
1. L’ORIZZONTE DI UNA NUOVA FRONTIERA SOCIALE
2. EUROPA E REGIONE CONTRO LE DISEGUAGLIANZE
CRESCENTI. UN NUOVO MODELLO DI POLITICHE DELLO
SVILUPPO POST COVID
3. UNA GRANDE OPPORTUNITÀ DI RIPRESA CON UN NUOVO
MODELLO DI PIANIFICAZIONE LOCALE E NAZIONALE
4. UN GRANDE PROGETTO INTEGRATO, INTERSETTORIALE
E PLURIFONDO PER LA NUOVA REGIONE. IL QUADRO FINANZIARIO NOTEVOLE
5. LE RAGIONI DI UN PIANO DEL LAVORO E DI UN PATTO PER IL LAVORO E LA CRESCITA
6. LA SFIDA DECISIVA PER LE COMPAGINI DI GOVERNO. PAG. 12 LA BASILICATA HA BISOGNO DI UNA SVOLTA
7. CGIL CISL UIL E LA VISIONE DI FUTURO DELLA REGIONE. PAG. 13 GLI ASSI E I GRANDI ORIENTAMENTI
8. CONDIZIONI ESSENZIALI PER REALIZZARE LE NUOVE SFIDE DI SVILUPPO. UNA GOVERNANCE SPECIALE E I DOCUMENTI STRATEGICI
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PAG. 6 PAG. 8
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PARTE SECONDA
L’AGENDA DELLE “AREE DI TRASFORMAZIONE” PER UN NUOVO SVILUPPO DOPO COVID.
1. L’AREA DELLA COMPETITIVITÀ PRODUTTIVA E DELL’ATTRATTIVITÀ TURISTICO-CULTURALE
2. L’AREA DELLA SVOLTA ECOLOGICA PAG. 23 3. L’AREA DELLE INFRASTRUTTURE, DELLE CONNESSIONI PAG. 25 E DELLA MOBILITÀ
4. L’AREA DELLA PROTEZIONE SOCIALE, DELLE GENERAZIONI E DEL NUOVO LAVORO
5. L’AREA DELL’INCLUSIONE SOCIO-SANITARIA
6. AREA DELL’INNOVAZIONE, DELLA RICERCA E DELLE TECNOLOGIE
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APPELLO PER IL CAMBIAMENTO E PER UNA NUOVA FRONTIERA DI UNA SOCIETÀ CENTRATA SUL NUOVO LAVORO E SULLA CRESCITA GREEN ORIENTED
PARTE PRIMA
1. L’ORIZZONTE DI UNA NUOVA FRONTIERA SOCIALE
La pandemia con le sue temibili emergenze ci ha visti partecipi e coinvolti come organizzazioni sociali. La crisi, questa crisi, è un fenomeno che ha investito tutti e tutto. Ha coinvolto le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia. Si è trattato di una tappa obbligata e di una grande prova della storia personale e della storia sociale.
Le relazioni di mutuo soccorso, il rispetto del sé, delle condizioni elementari della vita umana e la riscoperta dei beni comuni, l’aspirazione ad una crescita autentica delle persone sono i nuovi ed antichi vincoli che la pandemia ci fa scoprire. E sono i valori riscoperti che valgono a fondare un nuovo assetto delle relazioni e delle convivenze.
Noi per primi siamo appellati. Le nostre organizzazioni sindacali, senza sconti, con rinnovata responsabilità sono spinte ad approfondire e comprendere le tante istanze che derivano dalla crisi.
Niente sarà più come prima: le filiere produttive e logistiche saranno riorganizzate e ricompattate, le modalità di erogazione del lavoro cambieranno e saranno per certi versi più atomizzate, la grande ondata di innovazione tecnologica fatta di intelligenza artificiale, cibernetica, micromeccatronica, digitale, biotecnologie modificherà profondamente le relazioni sociali e gli stili di vita e di lavoro. Solo chi si farà trovare pronto per queste sfide sopravviverà nel mondo che viene. Ciò vale anche per le parti sociali, così come per i territori e i loro enti di governo.
Il punto vero è di dare un’anima a questa fase di ripresa e di rinascita: una progettualità sociale, un esserci dei soggetti sociali, delle istituzioni, dei governi locali dei ceti dirigenti, svolgendo una parte significativa per una stagione di grande capacitazione sociale.
2. EUROPA E REGIONE CONTRO LE DISEGUAGLIANZE CRESCENTI. UN
NUOVO MODELLO DI POLITICHE DELLO SVILUPPO POST COVID
L’impatto delle tre crisi (il post 2007, la crisi del debito, la pandemia) ha provocato una marginalizzazione insostenibile e un impoverimento demografico e sociale, la riduzione della base produttiva e occupazionale, la diseguaglianza tra cittadini e territori, un approfondimento dei gap culturali e di mancata innovazione della comunità complessiva.
Da questa durissima fase si potrà uscire con un inedito rilancio economico e sociale del Mezzogiorno infragilito nelle due principali leve dello sviluppo – il lavoro e l’impresa – che tuttavia necessitano di adeguate politiche dedicate. Infatti, il Mezzogiorno, che rappresenta un terzo della popolazione italiana, oggi produce solo un quarto del suo PIL. È quindi evidente come una ripartenza centrata sul Meridione non possa che beneficiare l’intero Paese, eliminandone le principali sacche di arretratezza.
Una svolta decisiva. Puntare tutto su politiche di bilancio espansive per rafforzare i sentieri di crescita post Covid. Il rischio concreto è quello di avvitarsi in un ciclo a “W” di caduta con timidi segnali di ripresa tramutati in nuova recessione.
La prima sfida nazionale ed europea è di proteggere i ceti sociali più fragili, il mondo del lavoro che cambia e spostare l’asse dai sussidi agli investimenti.
La ricostruzione del dopo Covid deve puntare a fare meglio. La transizione sposta intere formazioni sociali, economiche, continentali e statuali verso nuovi assetti produttivi, commerciali, secondo la nuova misura del rispetto ecologico e non può che essere una ripresa rispettosa della coesione sociale e di nuovi equilibri di sviluppo intercontinentali. Uno sviluppo più largo, più equo, una ripresa per tutti oltre ogni errato rigore ed iperliberismo.
Proprio le nuove politiche del lavoro, concrete, decisive per favorire la domanda di lavoro di intere generazioni sono centrali, sia nel PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza) e sia nel confronto serrato per il riassetto del mercato del lavoro e delle misure di rilancio occupazionale post Covid.
Adesso si gioca tutto per far avanzare la prospettiva di un’Europa solidale e sociale della gente, dei popoli che ricontratta la sua ragione d’essere con la capacità di stare nei processi vitali, esistenziali e produttivi dei Paesi confederati.
3. UNA GRANDE OPPORTUNITÀ DI RIPRESA CON UN NUOVO MODELLO
DI PIANIFICAZIONE LOCALE E NAZIONALE
La sfida è di riuscire a coniugare investimenti e riforme in progetti programmati con un metodo e con scelte strategiche di assoluta coerenza e di chiaro intento produttivo e sociale.
La crescita stimata del PIL generata dalla manovra del PNRR, aggiuntiva rispetto alle politiche ordinarie, nel 2026, è del 3,6%; l’occupazione è prevista in crescita del 3,2%; l’occupazione femminile viene stimata al 3,7% (5,5% al Sud), quella giovanile al 3,3% (4,9% al Sud).
L’impatto forte della manovra del PNRR in Basilicata potrebbe generare effetti moltiplicativi nell’arco quinquennale sul mercato del lavoro locale con un incremento di circa 4.000 nuove opportunità di lavoro, divisi equamente tra uomini e donne.
Il PNRR diventa cosi l’impalcatura fondamentale della ripresa post Covid e per i prossimi anni.
Obiettivi da centrare seguendo una griglia di ‘Missioni’ che dovranno essere l’appiglio su cui appuntare i tiranti di una nuova stagione programmatoria straordinaria e non derogabile, con i quali invertire il ciclo e conseguire un nuovo modello di sviluppo. Missioni che prevedono digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, coesione ed inclusione, salute.
Direttamente dalle ‘missioni’ e dagli obiettivi del PNRR derivano alla regione:
l’Alta Velocità al Sud, con la conclusione della Napoli-Bari e la realizzazione dei primi lotti delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia;
completamento già previsto della Ferrandina-Matera;
riqualificazione funzionale, miglioramento dell’accessibilità e intermodalità della
stazione ferroviaria di Potenza;
ristrutturazione e ammodernamento delle linee gestite dalle FAL;
conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie aventi forte utilizzo di treni diesel;
investimento nel polo dell’osservazione della Terra dallo spazio di cui al Consorzio
Tern-CNR di Tito-ASI Matera;
snellimento delle procedure di governance e autorizzative per gli investimenti nelle
aree ZES, fra le quali rientra anche la ZES Jonica, con maggiori poteri conferiti ai Commissari e digitalizzazione degli sportelli unici per le attività produttive;
rilanciare i settori della cultura e del turismo che hanno un capitolo intero dedicato nel PNRR – Turismo e cultura – che rivestono un doppio ruolo: di brand e immagine, economico e di impresa;
rilancio del sistema sanitario, con una logica imperniata su un rapporto più diretto con il territorio, una migliore specializzazione dell’offerta, una spinta alla domiciliarizzazione delle cure, facendo leva anche sull’innovazione tecnologica;
un potenziamento della Strategia Nazionale per le Aree Interne, che ha una speciale valenza per il territorio di una regione come la Basilicata.
È chiaro che bisogna modellare un confronto, negoziazione e progettazione che veda una cooperazione leale tra Stato e Regioni.
Prioritario è l’approfondimento strutturato di ogni singola ‘missione’, i 419 passi dei cosiddetti “milestone” (obiettivi qualitativi) e “target” (obiettivi quantitativi), fino alla promozione creativa sul territorio delle misure e delle verifiche.
È necessario, quindi, tentare di estendere i progetti che riguardano più territori includendo anche la Basilicata e spingendo la Regione ad approfittare delle Riforme connesse al PNRR che offrono opportunità di ammodernamento più profonde.
Diventa indispensabile, però, recuperare limiti e lacune che si rintracciano nell’impianto più generale del PNRR specie per il potenziamento della domanda interna, cioè dei salari e dei consumi delle famiglie. Al netto di alcune previsioni programmatiche puntuali e slegate fra loro (estensione degli ammortizzatori sociali, Family Act) al capitolo della lotta alla povertà il PNRR dedica circa 17 miliardi di interventi diretti nella Missione 5, più altri 12,6 miliardi di politiche attive del lavoro.
Anche per la scopertura dell’area delle politiche industriali il PNRR non fa scelte settoriali precise da sostenere prioritariamente.
I settori più “beneficiati” dal PNRR sono tutti extra-manifatturieri: costruzioni, servizi immobiliari e commercio. Mentre sono prioritari nella regione il comparto automotive di Melfi, l’agroindustria, il settore del mobile imbottito, la chimica verde, la farmaceutica, l’aerospazio, il turismo sostenibile e partecipato.
Per la ricerca, e quindi per la rete universitaria, i fondi totali disponibili sono quasi interamente concentrati sulla digitalizzazione trascurando la ricerca di base che invece è la radice senza la quale le fasi applicative della conoscenza non possono essere implementate.
Occorre lavorare per una stretta interdipendenza e complementarietà fra tutti i fondi messi a disposizione per il Mezzogiorno: il negoziato sull’Accordo di Partenariato dei Fondi SIE 2021-2027, così come le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la coesione (FSC) del prossimo ciclo, dovranno necessariamente essere armonizzati e coerenti con le misure già decise in sede di PNRR, non andare a sovrapporsi su tematiche già coperte dal Next Generation Fund, agire su aree che ne rafforzino e potenzino l’impatto e che ne completino il panorama degli interventi.
Urge un nuovo coinvolgimento partenariale delle parti sociali, come del resto previsto dal Codice Europeo di Condotta per il Partenariato, sin dalle fasi di negoziato dei fondi e di progettazione delle politiche. È necessario non ripetere l’esperienza della costruzione dei programmi operativi 2014-2020 con un coinvolgimento meramente formale, e prevedere, invece, una sede permanente di valutazione e proposizione di riprogrammazioni, non alternativa ma parallela al Comitato di Sorveglianza, dove il partenariato possa esprimere appieno il suo ruolo di coprogettista e protagonista del nuovo sviluppo.
4. UN GRANDE PROGETTO INTEGRATO, INTERSETTORIALE E PLURIFONDO PER LA NUOVA REGIONE. IL QUADRO FINANZIARIO NOTEVOLE.
È chiaro che, al di là di visioni ristrette e conservatrici, le forze sociali e sindacali insieme alle Istituzioni, sulla base del PNRR e, più in generale, di tutti i fondi disponibili per il ciclo 2021-2027, ivi comprese le risorse di bilancio regionale libere (ad es. le royalties) devono costruire un quadro forte di strategie, obiettivi, interventi e cifre definitive che consentono di evitare stravolgimenti e visioni settoriali e frammentate per assicurare successo e concreti risultati ad una manovra storica di investimenti notevoli nel Paese ed al Sud.
Il dibattito sul PNRR ha avuto anche il merito di aver spostato l’attenzione sull’analisi della territorializzazione delle risorse.
Il PNRR assegna circa 82 miliardi al Sud: uno stanziamento di per sé storico in valore assoluto, se si considerano l’andamento degli stanziamenti dal dopoguerra ad oggi, così declinato nelle sei missioni: 14,50 mld per digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 23 mld per rivoluzione verde e transizione ecologica; 14,53 mld per infrastrutture per la mobilità sostenibile; 14,63 mld per Istruzione e ricerca; 8,81 mld per Inclusione e Coesione e 6 mld per la Salute.
Ma è di tutta evidenza che occorre completare il quadro delle straordinarie risorse rivenienti al Mezzogiorno nel tempo del post Covid con le risorse aggiuntive dei fondi strutturali e delle risorse del FSC che continuano a rappresentare un’occasione altrettanto rilevante, in aggiunta al PNRR, per uscire dalla crisi e invertire il declino del Mezzogiorno.
Ammontano a 212,7 miliardi di euro le somme a favore del Mezzogiorno, sommando agli 82 mld del Recovery Fund nel PNRR anche gli 8,4 mld del React-UE, i 54 mld delle risorse FESR e FSE 2021/2027, i 58 mld del FSC 2021/2027, i 9,4 mld dell’Alta Velocità Salerno- Reggio Calabria ed i 0,9 mld del JTS.
Le scelte strategiche definite nella proposta di Accordo di Partenariato sono sovrapponibili a quelle delle ‘Missioni’ del PNRR e riguardano cinque macro-obiettivi di policy:
1. un’Europa più intelligente; 2. un’Europa più verde;
3. un’Europa più connessa; 4. un’Europa più sociale;
5. un’Europa più vicina ai cittadini.
A fronte della mole di risorse richiamate, il Mezzogiorno e la regione hanno l’opportunità di avviare dal basso e in maniera organica le strategie per finanziare le stesse con i differenti strumenti di programmazione di “breve” (Fondi SIE ed FSC 2014/2020, REACT-UE), di “medio” (Recovery Fund) e di “lungo” periodo (Fondi strutturali e risorse FSC 2021/2027), districandosi tra gli undici obiettivi tematici dell’Accordo di Partenariato 2014/2020, tra le sei missioni del PNRR e tra i cinque obiettivi di policy della programmazione UE 2021/2027 ed avvalendosi al meglio della maggiore “flessibilità” programmatoria del fondo FSC.
Un piano di lavoro complessivo e strutturato che consiste nel coordinare il negoziato per l’impiego dei fondi SIE e FSC 2021-2027, in coerenza con il PNRR, le cui progettualità, che appaiono oramai cristallizzate, richiedono un grande sforzo di attuazione.
5. LE RAGIONI DI UN PIANO DEL LAVORO E DI UN PATTO PER IL
LAVORO E LA CRESCITA
Le prospettive di sviluppo futuro della Basilicata devono ripartire da un profondo cambiamento delle politiche, pena l’aggravarsi delle precarietà ed il permanere di condizioni di marginalità socio-economica della regione.
Un cambio di politiche nei grandi quadri dell’economia e della società: il manifatturiero, l’agricoltura attraverso agroalimentare, enogastronomico e ruralità sostenibile, un ammodernamento e rilancio del comparto turistico, l’accelerazione dei lavori pubblici (anche tramite i microcantieri per la difesa del territorio) e dei piani di rigenerazione urbana, la rete tra Università-Enti di ricerca e Imprese, l’innovazione green, nella quale inserire un progetto specifico di costruzione di un polo automotive basato sull’idrogeno e la transizione energetica, progetti di investimento orientati alla digitalizzazione, politiche attive del lavoro, formazione e politiche sociali e socio-sanitarie mirate alle sacche di povertà e disagio economico, educativo, socio-culturale.
Ecco perché la nuova pianificazione regionale deve prendere la forma di un vero Piano del lavoro. Questo è l’impegno strategico che chiediamo al Governo regionale.
Un Piano per la crescita, l’ambiente, il lavoro e del nuovo sviluppo sostenibile, definito su scenari condivisibili del futuro in ambiti e missioni specifiche.
L’emergenza del post Covid deve trasformarsi in una opportunità, carica di coesione con un patto per il lavoro fra gli attori pubblici e privati a livello regionale, in modo da riconfigurare, sospingere e innovare i sistemi produttivi dei territori e lo sviluppo delle imprese e del lavoro. Un patto misurabile attraverso indicatori e target di risultato e di realizzazione, quindi valutabile nel suo impatto ex-ante, in itinere ed ex-post, con i seguenti due obiettivi strategici:
1) l’aumento del valore aggiunto;
2) la riduzione della disoccupazione.
Tali obiettivi strategici dovranno essere perseguiti con interventi basati sia sulla competitività dal lato dell’offerta, sia sul sostegno ad una domanda aggregata latitante (in un contesto in cui, paradossalmente, la mancanza di fiducia genera eccessivo risparmio e disincentiva gli investimenti), ovvero tramite la ripresa di un deciso flusso di investimenti, l’aumento delle esportazioni e delle attività di ricerca e di educazione superiore e tecnica, l’estensione della formazione permanente, la riduzione della dispersione scolastica e del bacino dei NEET e con il comune impegno di sostenere la creazione e attrarre strutture di ricerca tali da riposizionare l’intera struttura economica della regione al centro del sistema europeo di ricerca, in cui oggi appare periferica: in base al Regional Innovation Scoreboard della Commissione Europea, la Basilicata è fra le regioni con moderata capacità innovativa, nelle posizioni più basse della graduatoria.
Il risultato atteso è quello di un effetto moltiplicatore dei redditi in grado di generare una crescita economica aggiuntiva (cioè strettamente legata alle politiche implementate) pari ad almeno 6 punti percentuali entro il 2026 e di ricavare nei prossimi due anni 4.000 opportunità di lavoro.
6. LA SFIDA DECISIVA PER LE COMPAGINI DI GOVERNO. LA BASILICATA HA BISOGNO DI UNA SVOLTA
Qui c’è una sfida radicale e decisiva che si muove al Governo regionale. Occorre una discontinuità. La compagine governativa e la Presidenza in primis devono superare una logica di immobilismo, senza un piano strategico di sviluppo condiviso, per traghettare la Basilicata fuori da questa crisi e collocarla dentro un nuovo scenario di sviluppo.
Questo è il tempo delle scelte e della condivisione, una grande coesione per gestire una delle fasi più complesse e difficili della storia del nostro Paese.
Si convochi subito una assise regionale ed un tavolo per tracciare e costruire un nuovo patto per il lavoro con obiettivi e strumenti attuativi dentro una rinnovata concertazione. Alle parti sociali deve essere riconosciuta una funzione fondamentale, oltre che per co- progettare gli interventi, in sessioni di determinazione condivisa per poter analizzare e valutare periodicamente gli esiti con tavoli di lavoro paritetici e permanenti.
Il modello di riferimento è quello di programmazione condivisa e partecipata con il patto per il lavoro della Regione Emilia-Romagna, i cui temi (creazione di valore aggiunto, legalità, investimenti, riordino dell’istituzione regionale, welfare, creazione di un meccanismo partenariale stabile per definire e valutare le politiche pubbliche) sono del tutto coerenti con quello che si chiede per la Basilicata.
7. CGIL CISL UIL E LA VISIONE DI FUTURO DELLA REGIONE. GLI ASSI E I GRANDI ORIENTAMENTI
L’idea di nuovo sviluppo che CGIL CISL UIL immaginano per il futuro della regione si basa su quattro assi la cui valorizzazione dovrà costituire la premessa di ogni strategia regionale e che, come si vedrà meglio in seguito, si articoleranno in aree strategiche di intervento:
?il primo asse è quello della promozione e della tutela della persona ed il potenziamento delle sue competenze, come parte di una comunità di lavoro ma anche come attore e destinatario dei sistemi di protezione sociale e sanitario, dell’ambiente naturale e culturale, come cardine della crescita umana e collettiva;
?il secondo asse di questo complesso telaio è la tutela dell’ambiente, dei luoghi di valorizzazione delle risorse naturali, delle acque e delle foreste regionali, dei borghi che si vanno spopolando (vedi in alternativa il modello di integrazione di Riace) e delle risorse turistico-culturali ad iniziare da Matera. La città non può essere abbandonata ad un post-evento dalle prospettive incerte: è essenziale, invece, con una più efficace capacità di intervento di APT Basilicata sui mercati turistici captive e sullo sviluppo a Taranto di un polo crocieristico, che essa diventi, insieme alla costa jonica, un punto di arrivo sistematico di importanti flussi di turismo internazionale;
?il terzo asse è quello dell’intelligenza umana nell’uso delle nuove opportunità che la tecnologia e i nuovi media ci mettono a disposizione. Per promuovere un nuovo insieme di politiche industriali e Green economy, imprese innovative, partecipare ai grandi progetti internazionali di ricerca, digitalizzare la pubblica amministrazione, costruire centri di competenza di eccellenza mondiale. L’innovazione non può essere vista come antagonista del lavoro e dello sviluppo ma è frutto delle nuove domande alle quali la società e i giovani provano a dare delle risposte;
?il quarto asse mette insieme politiche industriali e Green Economy, lavorando su filiere specifiche: l’agroindustria, l’automotive in un’ottica di progettazione di motori a basse emissioni, la chimica verde, le costruzioni legate all’efficienza energetica degli edifici e all’utilizzo di biomateriali, l’energia rinnovabile, progettando una progressiva “de-petrolizzazione” della regione, la difesa del territorio dal rischio idrogeologico e sismico e la rimessa in efficienza della rete viaria secondaria, spesso bloccata da frane o eventi geologici, tramite una rete di microcantieri in grado di fare da volano per l’occupazione locale nelle aree più interne, la forestazione protettiva e produttiva in cui realizzare progetti in partnership con privati che possano dare uno sbocco di mercato almeno ad una parte del bacino del lavoro forestale. Tali politiche dovranno essere sostenute ed accompagnate dagli interventi di contesto necessari per incentivare gli investimenti ed attrarre imprese: infrastrutture di trasporto, logistica (con la Zes e tutto ciò che essa può implicare in termini di costruzione di una piattaforma logistica intermodale dentro la regione e a servizio del sistema portuale pugliese, iniziando dal potenziamento dell’interporto di Ferrandina, al fine di farne una struttura efficiente e connessa alle attività portuali), formazione permanente, potenziamento dell’istruzione tecnico-professionale, ammodernamento, anche in una logica “APEA”, delle aree industriali regionali.
Evidentemente, tali quattro assi non possono essere adeguatamente programmati e sostenuti nel loro sviluppo senza una macchina amministrativa regionale (intesa in senso ampio) efficiente e rinnovata. Le risorse per i concorsi pubblici banditi dal Governo specificamente per assumere professionalità “rare” nella P.A. in grado di seguire l’attuazione del PNRR sono un’opportunità da cogliere ma devono essere inquadrate dentro una riforma più generale della macchina pubblica che opera in regione.
Questi assi si dipanano al loro interno in un ventaglio di azioni e di obiettivi specifici coerenti e decisivi per tracciare le ‘aree di trasformazione strategiche’ della regione:
?rafforzamento della capacità ed efficacia amministrativa competitività produttiva e dell’attrattività
?svolta ecologica
?infrastrutture, delle connessioni e della mobilità
?protezione sociale, delle generazioni e del nuovo lavoro
?inclusione socio-sanitaria
?innovazione, della ricerca e delle tecnologie
?turismo sostenibile e partecipato delle comunità e la valorizzazione del patrimonio
storico-culturale, archeologico e paesaggistico.
8. CONDIZIONI ESSENZIALI PER REALIZZARE LE NUOVE SFIDE DI SVILUPPO. UNA GOVERNANCE SPECIALE E I DOCUMENTI STRATEGICI
a) Una struttura speciale di regia, coordinamento straordinario che assicuri un raccordo forte tra i diversi livelli di pianificazione e di monitoraggio della complessa maglia di obiettivi e di risultati da conseguire. Una sorta di struttura tecnica e progettuale (Amministrazione ad hoc) che affianchi ed assista l’Amministrazione ordinaria, compartecipata dalle forze sociali, posta in capo alla Presidenza della Giunta. Una rete-collettore di progettualità e di capacità attuativa che informi ‘a cascata’ l’intero apparato amministrativo-gestionale del settore pubblico allargato locale. È in gioco la credibilità realizzativa della Regione-comunità per concertare e tradurre in nuovo sviluppo un’operazione storica di riforma della programmazione intorno ad un vero Piano Marshall di crescita post-pandemica. La ‘struttura speciale’, con un nucleo di valutazione, misura in tempo reale l’impatto potenziale ed effettivo delle politiche anche per gli eventuali “cambiamenti di rotta”;
b) un potenziamento della funzione di monitoraggio fisico, finanziario e procedurale delle politiche, oggi perlopiù confinato ai soli fondi SIE (e, con molte disfunzionalità, al FSC), che deve essere messo in grado di seguire costantemente lo stato di avanzamento delle politiche, ivi comprese quelle del PNRR, fornendo una reportistica aggiornata e misurando i valori degli indicatori di realizzazione e risultato rispetto ai relativi target intermedi e finali. La struttura di monitoraggio dei fondi SIE esistente in regione deve quindi essere integrata, sia in termini tecnologici (dotandola dei sistemi informatici e dei protocolli tecnici necessari per raccogliere ed elaborare i dati di monitoraggio e per dialogare con le strutture di monitoraggio del MEF) che di personale, attingendo anche al concorso straordinario in atto, al fine di costituire un ufficio di monitoraggio unico, strettamente dipendente dalla Presidenza della Giunta regionale;
c) un documento strategico di programmazione integrata, coniugato con il DEFR e con altri atti di programmazione regionale che raccolga i programmi da realizzare e i relativi contenuti all’interno delle singole ‘missioni’, le relative previsioni di spesa e le modalità di finanziamento. Siamo ad un salto di decisioni e di volontà pianificatoria. Si tratta di definire e raccogliere nelle grandi ‘aree di trasformazione’ gli elementi di traino, di grande ispirazione e di suggestione per il lavoro di pianificazione che deve riuscire ad avere un filo comune che intersechi e dia un senso generale e condiviso ai diversi ambiti di pianificazione, con ricadute concrete nella vita delle comunità locali. Ad intreccio con questa accelerazione del pianificare è necessaria un’azione strategica trasversale di riqualificazione delle PP.AA. lucane. Proprio per dialogare con il meccanismo molto accentrato di programmazione e monitoraggio del PNRR occorre prevedere interventi di rafforzamento amministrativo che vadano oltre il piano di assunzioni annunciato e che integrino sostegni finanziari ed assistenza tecnica nel campo alla progettazione e pianificazione degli interventi ed operare in forma associata per bacini di utenza ottimali per gli enti locali più piccoli.
d) un rilancio dell’Amministrazione-capofila nel nostro territorio, che per ruolo istituzionale è la Regione: l’organizzazione degli Assessorati e degli uffici strutturata per funzioni verticali con la quale la Regione si è strutturata non è necessariamente quella più idonea a gestire la complessità e l’interdisciplinarietà di molte delle politiche che essa sarà chiamata a gestire nei prossimi anni. Al potenziamento delle funzioni di programmazione, valutazione e monitoraggio, cui si è fatto accenno poc’anzi, occorrerà affiancare una struttura più orizzontale, per gruppi di lavoro trasversali alle funzioni ed operanti per obiettivi, necessaria ad una migliore attuazione degli interventi. Infine, occorrerà rivedere ruoli e funzioni del sistema delle in-house regionali, specializzandole maggiormente. Sviluppo Basilicata dovrebbe diventare una vera e propria finanziaria regionale, in grado di veicolare risorse private, mettendole insieme a quelle pubbliche, per progetti di investimento di rilevante impatto; ARPAB dovrà finalmente dotarsi dei requisiti di professionalità ed autonomia necessari per vigilare sul rispetto delle normative ambientali da parte delle attività produttive e sulla valutazione di impatto ambientale dei programmi e dei progetti; APT Basilicata dovrà trasformarsi in una agenzia di promozione del turismo regionale moderna in grado di penetrare sui bacini di mercato turistico internazionale emergenti (come ad esempio quello cinese).
Si dimostra strategico quindi un Piano straordinario di assunzioni a termine, inserendo personale in grado di supportare la programmazione (statistici, esperti in project management, esperti di fondi strutturali, esperti di valutazione degli investimenti, matematici) e dedicandolo a compiti specifici di attuazione del PNRR, di programmazione delle altre politiche, di valutazione, sottraendoli alla gestione ordinaria.
Le singole Amministrazioni ed enti pubblici sono responsabili, per materia, della fase attuativa. Ciò significa per gli interventi di propria competenza (scuola, formazione, politiche attive del lavoro, viabilità secondaria, sanità, socio-assistenziale, politiche per l’impresa).
CGIL CISL UIL si battono per un ridisegno dell’impianto organizzativo che miri ad incentivare e sviluppare il lavoro per obiettivi anziché per processi, con un aggiornamento e snellimento del procedimento amministrativo, autorizzativo o concessorio, connesso con le attività produttive, con azione di responsabilità a carico dei dirigenti inadempienti rispetto alle tempistiche (modello-Campania). Ed ancora, un fondo regionale, finanziato dalle royalties, per incentivare il sostegno finanziario alla gestione associata dei servizi essenziali per i piccoli Comuni delle aree interne in difficoltà finanziaria o in dissesto e alla realizzazione di unioni e associazioni intercomunali per la gestione dei servizi, la revisione della recente riforma del sistema dei trasporti pubblici regionali e della viabilità interna verso poche grandi direttrici/dorsali da cui irraggiare i servizi di trasporto più locali e proteggere i lavoratori del settore.
PARTE SECONDA
L’AGENDA DELLE ’AREE DI TRASFORMAZIONE’ PER UN NUOVO SVILUPPO DOPO COVID.
L’AREA DELLA COMPETITIVITÀ PRODUTTIVA E DELL’ATTRATTIVITÀ TURISTICO-CULTURALE
Blocco delle nuove politiche industriali
La competitività produttiva, nel mondo di Industria 4.0, si declina nel sostegno ai fattori immateriali: innovazione, conoscenza, qualità totale, oltre che nel rafforzamento patrimoniale e nell’ammodernamento dei sistemi di governance aziendali.
Lo sviluppo e la competizione dei mercati mettono sempre più i territori e i soggetti economici e sociali di fronte a sfide di carattere globale come itinerari di nuovo sviluppo e opportunità da cogliere per candidare territori e contesti locali capaci di attrarre investimenti e nuove progettualità imprenditoriali.
Per questo la Basilicata deve costruire assetti e politiche industriali condivise e sintoniche a partire dai suoi comparti manifatturiero-industriale che necessitano di un più compiuto rafforzamento competitivo. E, al tempo stesso, di creare sinergie e modelli di integrazioni delle filiere produttive territoriali nei flussi e nei luoghi del più ampio contesto meridionale.
La Basilicata ha una storica, consolidata e articolata vocazione di assetto industriale e di trasformazione manifatturiera. La sfida attuale è di immaginare il telaio e gli assi portanti che aggiornino e rafforzino le peculiarità e il mix di processi e prodotti trasformativi nella ripresa del dopo Covid. A partire dalle filiere, dai distretti e dalla rete di impianti, competenze e capacità trasformative che già costituiscono l’imprintig dell’industria lucana generativa del 32,4% di valore aggiunto.
Una serie di piastre produttivo-territoriali caratterizzate da una presenza sedimentata nel tempo di grandi player (Ferrero, Barilla, FCA, Total, Eni, Coca Cola), patrimonio importante di valori, di reddito e di occupazione.
Punti d’attacco:
– Il ruolo strategico delle imprese medio-grandi e delle filiere capital-intensive. Gli insediamenti industriali presenti sul territorio possono agire da elementi stabilizzatori e facilitatori per favorire la transizione verso una nuova economia, più innovativa e sostenibile, favorendo con sostegni e politiche di cooperazione e di fertilizzazione le interrelazioni con il tessuto locale di Piccole e Medie Imprese per partecipare a catene di valore più ampie.
Le sinergie e le coalizioni tra piccoli imprenditori – che puntino sulla qualità dei progetti e sulle opportunità delle trasformazioni digitali – aiutano a superare la frammentazione, la realizzazione di economie di scala e di investimenti ma anche la condivisione di percorsi di innovazione (in un’ottica di Open Innovation) e la costruzione di campagne di promozione di respiro internazionale.
Un nuovo modello di business delle Pmi per sperimentare soluzioni innovative e sostenibili anche in settori tradizionali.
– Rafforzamento e valorizzazione della competitività dell’industria nei settori strategici per la valorizzazione dell’agroalimentare, del turismo e del territorio come punti di forza promossi e valorizzati anche in maniera sinergica per dare origine a un circolo virtuoso per l’intero tessuto economico. Agrifood e turismo costituiscono due ambiti tradizionalmente rilevanti per l’economia lucana ma con un potenziale tuttora inespresso da valorizzare attraverso la creazione di network di imprese, al fine di offrire un’esperienza completa di fruizione del territorio. Decisive le azioni di chiusura delle filiere agroalimentari- agroindustriali più significative basate su produzioni di qualità e territorialità: vitivinicolo, lattiero-caseario, ortofrutta, zootecnia, cerealicolo. Un’azione di marketing territoriale, per attrarre investitori specializzati nella trasformazione, nel packaging, nella logistica dell’agroalimentare, puntando su fattori di attrazione come qualità e tipicità delle produzioni primarie, può avere, se attuata in modo selettivo, ricadute importanti anche in termini occupazionali.
– Irrobustire la diversificazione settoriale nel manifatturiero. Pianificare la ricostruzione delle filiere produttive aperte, incompiute e frammentate. Chiudere spezzoni di filiera aperti con una corretta ed aggiornata lettura dei territori calibrare e selezionare i settori di intervento e finanziamento agevolativo e di servizi puntando alla nascita/attrazione di imprese negli anelli mancanti. Sono censite e rilevate le opportunità nell’agroalimentare, per collegare meglio la produzione primaria con la fase di distribuzione, nella bioenergia, per cui si può riconvertire terreni non più usati per coltivazioni industriali a servizio di bioraffinerie, nella produzione di energia da biomasse forestali ed agricole, nel settore dei nuovi materiali per l’edilizia. Tutte semi-filiere presenti sul territorio e che potrebbero essere chiuse attraendo investitori esterni e/o promuovendo start up a capitale locale.
È essenziale l’aggancio con il PNRR, prevedendo l’attivazione di nuovi Contratti di Sviluppo di filiera, in cui inserire non la singola impresa, ma l’intera filiera produttiva, al fine di chiudere tutto il ciclo produttivo mantenendo la ricchezza prodotta sul territorio.
– Pacchetti localizzativi legati alle suscettività di buona reputazione ambientale e delle precondizioni dello sviluppo dopo Covid. Azioni promotive ed attrattive verso imprese del settore farmaceutico, biomedicale e delle attrezzature sanitarie ed igieniche. Dall’inizio della pandemia ad oggi, le aziende di produzione di guanti hanno accresciuto del 163% il fatturato, quelle di detergenti per superfici sono cresciute del 36%, quelle di saponi del 57%. Interessate non solo le grandi corporazioni farmaceutiche ma anche le piccole e medie imprese che operano nel settore del biotech medicale. Definire una sorta di distretto biotecnologico, agganciato a realtà già operante nella Val Basento, incluso il settore igiene e sanificazione.
– Imprese dell’ICT, dei servizi on line, dell’e-commerce e della logistica on line che, durante la crisi sanitaria, hanno conquistato nuove quote di mercato ed hanno, in parte, cambiato a proprio favore i gusti e le tendenze dei consumatori in modo durevole.
– PMI operanti nella componentistica per la produzione di energia rinnovabile. I legami emergenti in ricerca medica fra morbilità da coronavirus ed inquinamento. Costituzione di un cluster energetico nella Val d’Agri come comunità locale di autoproduzione e vendita in filiera breve di energia. Come risposta “difensiva” dei territori da nuovi eventi catastrofici incidenti sulla fornitura di energia dalle reti lunghe tradizionali, valorizzando così anche il settore delle smart grid.
Premessa essenziale del ‘Blocco delle nuove politiche industriali’ è la riattivazione e l’attrazione di progetti insediativi ed investimenti esterni tramite una rinnovata ed efficace nuova strumentazione di promozione industriale.
La trasformazione dei Consorzi industriali in agenzie locali di sviluppo, in collaborazione con Invitalia; la costituzione di contratti di sviluppo a regia regionale con un set modulabile di incentivi (agli investimenti, fiscali, alla formazione, al costo del lavoro, alle infrastrutture) in base alle esigenze delle imprese che intendono localizzarsi, abbinandoli a “zone a burocrazia zero” dove si opera con autocertificazioni per gli insediamenti; puntare sull’attrazione di investimenti nella DOP Economy, nell’agroindustria, collegati a filiere produttive tipiche dell’agricoltura.
Strategico appare il rilancio della capacità innovativa del polo automotive e del suo indotto, come distretto dell’auto di rilevanza nazionale, potenziando e orientando, in cooperazione con l’azienda, il campus di Melfi sulla R&S e l’applicazione produttiva dei motori ibridi e dei carburanti alternativi, al fine di generare fenomeni di “embeddedness” cognitiva, valorizzando l’assetto tecnologico dello stabilimento di Melfi.
Occorrerà, cioè, operare in una logica simile a quella dei “poles de compétitivité” varati dal Governo francese, mirati a creare sul territorio un cluster di ricerca e produzione specializzato settorialmente e caratterizzato da elevata cooperazione fra i soggetti partecipanti. In particolare, si potrà lavorare con il PNRR laddove esso prevede un sostegno alla R&S sull’idrogeno, proprio per lo sviluppo di celle a combustibile, e le misure amministrative volte a favorire la nascita di stazioni di rifornimento ad idrogeno sono un’opportunità per costruire un progetto di polo ad idrogeno regionale, non solo con Stellantis, ma anche con le compagnie estrattive della Val d’Agri. Di pari rilievo è la candidatura del ‘distretto di Melfi’ come rilevante per il consolidamento delle produzioni ‘elettriche’ rafforzandone servizi ed insediamenti specifici.
Blocco dell’attrattività turistica
Per l’attrattività turistica serve un progetto di valorizzazione dei poli culturali e di costruzione della rete intorno alle filiere enogastronomiche. Per Matera serve un progetto di promozione integrata con il Metapontino (a sua volta da infrastrutturare per portarlo sui livelli di offerta delle costiere del Nord-Est), la Collina Materana e la montagna potentina, dalle Dolomiti Lucane al Vulture al Pollino, collegandolo ad un’idea di sviluppo crocieristico del porto di Taranto in modo da portare i crocieristi, con collegamenti rapidi, su itinerari di visita della città dei Sassi e della costa jonica lucana. L’azione include interventi di riqualificazione e ammodernamento delle imprese che operano nel comparto turistico per potenziare il loro livello di digitalizzazione. Modelli innovativi di organizzazione del lavoro, anche attraverso lo sviluppo dei network e altre forme di aggregazione per sviluppare le competenze, digitali e non, degli operatori del settore attraverso l’accesso ad una formazione qualificata.
L’AREA DELLA SVOLTA ECOLOGICA
Una regione europea più verde, a basse emissioni inquinanti, attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi.
La transizione energetica connessa al PNIEP (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030) con la candidatura della regione ad investimenti e progetti di sperimentazione coerenti con la strategia energetica nazionale e di sostenibilità dell’UE secondo gli orientamenti in materia di contrasto ai cambiamenti climatici e con i criteri della bio-economia e bioattività.
Obiettivi specifici:
promuovere misure di efficienza energetica; promuovere le energie rinnovabili; sviluppare sistemi, reti e impianti di stoccaggio energetici intelligenti a livello locale.
Realizzare aree produttive consortili ambientalmente attrezzate (APEA) con fornitura di servizi ambientali ed energetici a basso costo alle imprese insediate, all’investimento sulle smart grid elettriche, alla valorizzazione in termini produttivi della forestazione, creando occasioni di occupazione a maggior valore aggiunto anche per gli operai forestali area di sostanziale assistenzialismo) ad esempio attraverso la valorizzazione energetica delle biomasse agricole e del sottobosco.
Finanziare la realizzazione, con selezione ad avviso pubblico, di un grande censimento del patrimonio edilizio pubblico e privato in Basilicata allo scopo di verificarne le condizioni di pericolosità vulnerabilità ed esposizione rispetto al rischio sismico, in collaborazione con Università ed Enti di ricerca.
Realizzare microcantieri per la prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico e la difesa degli alvei ed argini fluviali in tutto il territorio regionale tramite accordi di programma con i Comuni.
Investire nell’ammodernamento e adeguamento del sistema idrico regionale completando i grandi schemi, effettuando gli interventi di manutenzione straordinaria sugli invasi e sulla rete, mantenere in efficienza i depuratori, ad iniziare da quelli consortili. Inoltre la depurazione può essere integrata dal riutilizzo delle acque depurate per gli utilizzi non potabili della risorsa idrica.
Accelerare la transizione energetica del comparto pubblico sostenendo lo sviluppo dei Piani Energia Clima dei Comuni e percorsi di neutralità carbonica a livello territoriale, dando nuovo impulso all’adeguamento e all’efficientamento energetico dell’intero patrimonio pubblico.
Interventi per la resilienza idrogeologica in un approccio integrato di bacino e dell’ecosistema.
Piani e interventi di fabbisogno e valorizzazione forestale a partire dalle aree di proprietà pubblica e regionale con il sostegno alla sperimentazione di forme di gestione più efficiente ed efficace della risorsa forestale e del relativo lavoro (strutture speciali di tipo aziendale).
Studio ed avvio sperimentale di un fondo regionale energetico di mobilitazione delle royalties per interventi produttivi, infrastrutturali e di investimento sociale delle famiglie
Incentivazione all’attrazione di imprese operanti nella chimica verde, nella bioedilizia e nella componentistica per centrali e sistemi energetici a basso impatto
L’AREA DELLE INFRASTRUTTURE, DELLE CONNESSIONI E DELLA MOBILITÀ
La Basilicata risulta essere la Regione con l’indice di dotazione infrastrutturale più basso d’Italia (40% di quello medio italiano) secondo l’indice di accessibilità delle Regioni italiane che valuta la qualità del percorso da seguire per raggiungere i Sistemi Locali del Lavoro (SLL) dai nodi circostanti (casello autostradale, porto, stazione ferroviaria, aeroporto e centro merci) relega la regione Basilicata al penultimo posto.
Occorre rilanciare gli assi strategici di connessione con l’esterno, investendo nelle grandi direttrici infrastrutturali di collegamento, ma anche nella viabilità secondaria, tema fondamentale per il riscatto delle aree interne della regione e per battere i nuovi freni dell’isolamento.
I punti cardinali sono la connessione con la rete TEN-T: migliorare la connessione con le arterie stradali core, ovvero la A1, la A14 e la A16, e con quelle ferroviarie (la linea ad alta velocità Salerno-Roma, la alta capacità Napoli-Bari e la linea adriatica Taranto-Bari- Ancona).
La Regione deve presidiare, sovrintendere e sollecitare, secondo una road map che, allo stato, riguarda le seguenti grandi opzioni e macro-lavori:
sul tema viabilità:
il completamento della ristrutturazione e riammodernamento dei viadotti della Basentana e della barriera spartitraffico nella tratta materana, che consentirà di migliorare la sicurezza e la velocità media;
il completamento del raddoppio della SS 658 “Potenza-Melfi”, snodo fondamentale per connettere l’area industriale di Melfi all’autostrada Napoli-Bari e per migliorare la sicurezza di un asse molto trafficato dal pendolarismo, completando anche la viabilità a Sud di Potenza per definire una connessione ‘a tratti’ e diretta fra Lauria e Candela come prolungamento naturale del corridoio transeuropeo nr.8;
gli interventi sul corridoio stradale Murgia-Pollino, trasversale all’autostrada A3 in prossimità dello svincolo di Lauria sud e l`autostrada A14, in prossimità dello svincolo di Gioia del Colle a partire dal raddoppio della SS7 Matera-Ferrandina in quanto asse strategico di collegamento con la Basentana e con la SP380 per Metaponto – Jonica ad alto tasso di circolazione e già finanziata;
tracciato POTENZA-BARI. La realizzazione di questa infrastruttura consentirebbe la connessione dei due capoluoghi di regione a vantaggio dell’economia dei due territori; pacchetto interventi per la VIABILITÀ PROVINCIALE con l’urgente manutenzione ordinaria e straordinaria di questa viabilità ai limiti del collasso dopo anni di incuria e di abbandono. Con le due Province occorre concertare una dotazione finanziaria che consenta ai due enti di poter gestire adeguatamente il sistema viario minore.
Sul versante ferroviario:
la realizzazione del braccio ferroviario Matera-Ferrandina e la programmazione progettuale per prolungare il collegamento con l’asse ferroviario adriatico (es. Gioia del Colle), che consentirebbe alla città dei Sassi di superare lo storico isolamento, in una logica di rilancio delle presenze turistiche e miglioramento-efficientamento ulteriore della linea Matera-Bari di competenza delle Ferrovie Appulo Lucane (FAL);
potenziamento della linea Napoli-Reggio Calabria che interessa la Basilicata per 17 km e percorre tutta la costa occidentale, oggetto di un intenso turismo nei mesi estivi; miglioramento ed ammodernamento delle linee ferroviarie Potenza-Melfi, con una più diretta diramazione verso area di S.Nicola con snodo ferro-gomma e scalo passeggeri nonché della Metaponto-Potenza-Salerno;
Melfi-S.Nicola Mover. Interventi di rafforzamento, di qualificazione e sostegno degli assi infrastrutturali e di servizio intercomunali verso le aree industriali di confine (es. Sele Ofanto). Possibile connessione all’alta capacità ferroviaria (Connessione Melfi Candela Bovino), Realizzazione di uno snodo di servizio attrezzato ferro-gomma Melfi Candela; definire e realizzare l’interrelazione con la linea NA/AV/BA: da un lato lungo il versante adriatico, attraverso la connessione con il nodo di Foggia che ha l’importante funzione di raccordo tra la direttrice tirrenica, il corridoio plurimodale adriatico e la direttrice trans- frontaliera verso i Balcani; dall’altro lato attraverso il prolungamento della linea ad alta velocità che collega Salerno con Milano e Torino.
Per gli itinerari retro-portuali ed i flussi di ‘persone e cose’:
è strategico il rafforzamento delle connessioni infrastrutturali con le attività portuali della vicina Puglia ed il ruolo di primo piano è svolto dal porto di Taranto.
Strategica l’attivazione del piano della “ZES Jonica” che prevede un’integrazione tra i porti di Bari e Taranto e il suo inserimento, insieme alla Basilicata, nella cosiddetta A.L.I. (Area Logistica Integrata) del Sistema Pugliese-Lucano.
Decisiva è l’assegnazione alle Zes oltre che di compiti di sostegno ed incentivazione fiscale delle imprese di funzioni di fertilizzazione e di promozione non solo delle dinamiche legate agli investimenti ed alla modernizzazione dell’industria anche della spinta propulsiva del nuovo turismo secondo una visione interregionale che assecondi il flusso turistico secondo itinerari di fruizione ambientale culturale e ricreativa dei territori. Lo schema territoriale è quello che fa centro nella provincia di Matera concepita come un retroterra logistico- produttivo e turistico integrato per Puglia e Basilicata, potenziando l’interporto di Ferrandina e realizzando un segmenti trasportistici sud-nord che da Lauria risalga verso Potenza agganciandosi alla Potenza-Melfi-Candela e quindi alla Napoli-Bari. Supporto essenziale la costituzione di un’agenzia di promozione condivisa tra le due Regioni con la partecipazione delle forze sociali e produttive.
L’AREA DELLA PROTEZIONE SOCIALE, DELLE GENERAZIONI E DEL NUOVO LAVORO
È l’area della grande integrazione sociale che si prende carico di transitare il complesso dei fenomeni e dei bisogni sociali multidisciplinari, dal lavoro all’inclusione sociale al socio- sanitario, secondo un’ottica di progettazione integrata e di centralità delle persone, di intergenerazionalità e di silver economy (settore economico che si sviluppa attorno ai bisogni delle persone di età superiore ai 60 anni)
In primo luogo si tratta di fare un ‘tagliando‘ alle politiche del lavoro e prefigurare un ‘Sistema regionale del lavoro e della protezione sociale’ che riunisca in un modello virtuoso gli interventi, potenziando complessivamente i servizi.
Blocco delle politiche del lavoro
Rafforzare i CPI esistenti con l’immissione di competenze professionali in grado di svolgere le fasi del bilancio delle competenze e dell’orientamento professionale. Perseguire il modello olandese con il coinvolgimento delle forze sociali ed imprenditoriali nella attività dei CPI per favorire un mix funzioni oltre quelli di incontro domanda-offerta di lavoro anche con il compito di erogazioni e sostegno incentivante delle imprese che creano lavoro;
radicare i CPI, per macro-ambiti, cogestiti con rappresentanze locali del mondo educativo- formativo e consulenziale imprenditoriale arricchendoli con figure specializzate nel bilancio delle competenze e nell’orientamento;
irrobustire l’Agenzia del lavoro come organismo di programmazione e di attuazione delle politiche occupazionali incluso l’avvio dell’Osservatorio del mercato del lavoro;
costruire un blocco di policies del mercato del lavoro, anche attraverso il rilancio di una visione-azione ‘a rete’, loco-territoriale di ricerca attiva delle opportunità di lavoro (Cpi, datori di lavoro, consulenti, terzo settore, poli formativi e scuole, Comuni, strutture socio- sanitarie etc.);
azioni emergenziali di nuove politiche attive del lavoro, con funzioni di ricollocazione tendenti ad assorbire e valorizzare una platea molto vasta e differenziata sia di ex lavoratori in mobilità o con ammortizzatori sociali e sia persone in cerca di lavoro, giovani ed inoccupati, oltre a categorie di precari di diversa provenienza. Utilizzo dell’esperienza beneficiari del programma Co.P.E.S. per indirizzare i titolari di reddito di cittadinanza verso lavori di pubblico interesse presso i Comuni e micro-cantieri di tutela del territorio;
un progetto giovani centrato su nuovi modelli di ‘garanzia giovani’ e su percorsi di avviamento al lavoro curati con il coinvolgimento delle strutture pubbliche. Es. Modello Progettone del Trentino, nonché Modello dei ’laboratori comunali’ di creazione di attività e lavoro.
progetto ‘talenti’ per il sostegno di progettualità di studio e ricerca di giovani lucani validati da università italiane e/o estere, con la cura ed allestimento di ‘sistemi-ambienti’ di incubatori e Centri di trasferimento tecnologico alle imprese. Oltre alla diffusione del sistema degli ITS con patti di servizio ed apparentamento con strutture del mondo imprenditoriale e sociale locale ed extraregionale.
Blocco delle politiche della formazione ed istruzione
Rilancio dell’offerta formativa legata alle esigenze effettive delle imprese, abbandonando la logica “a catalogo” e premiando le agenzie di formazione professionale in grado di ottenere più alte percentuali di placement fra i propri discenti, potenziando le analisi sulla domanda di lavoro attualmente incentrate sul sistema Excelsior e favorendo forme nuove di alternanza scuola lavoro secondo una vera programmazione degli interventi;
Rilanciare, anche attraverso una decisa semplificazione normativa, specifici incentivi ed accordi “ad hoc” con le associazioni rappresentative dell’artigianato e della piccola impresa, l’apprendistato quale strumento fondamentale di transizione dalla formazione al lavoro; rafforzare la collaborazione tra istituti professionali, enti di formazione professionale e l’infrastruttura produttiva del territorio affinché il sistema formativo integrato di Istruzione e Formazione Professionale garantisca percorsi per il conseguimento della qualifica orientati ad un agevole inserimento nel mercato del lavoro, capaci di valorizzare e mettere in rete le eccellenze e contrastare la dispersione scolastica. Attivando e sostenendo i Poli formativi. costruire una filiera formativa professionale e tecnica integrata- favorendo i passaggi dalla Ie FP agli IFTS e ITS e da questi al percorso universitario – che permetta ai giovani la continuità dei percorsi e assicuri al territorio quelle professionalità tecniche, scientifiche e umanistiche indispensabili per la ripresa e l’innovazione, concorrendo ad aumentare il numero dei giovani in possesso di una qualifica o di un diploma professionale, di un titolo di formazione terziaria e di laureati.
Istituire almeno due nuovi Its per ciascuna provincia, uno specializzato in meccanica/meccatronica ed un altro in turismo.
L’AREA DELL’INCLUSIONE SOCIO-SANITARIA
Il welfare regionale va rilanciato con un’attenzione specifica alle pari opportunità e alla famiglia, a partire da un progetto regionale di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, attraverso il potenziamento dei servizi per l’infanzia, coprendo con il servizio di asilo nido (o con servizi integrativi) l’intero territorio regionale. Il PNRR prevede interventi di specifico interesse per la Basilicata, di natura intergenerazionale verso una popolazione particolarmente anziana ed un territorio di difficile connessione, sul quale, quindi, occorre lavorare per avvicinare la sanità agli utenti.
Il sistema regionale di welfare, deve ripartire da un’organizzazione socio/sanitaria, socio/assistenziale e socio/educativa integrata e di presa in carico completa e personalizzata dell’utenza contenuti nella legge regionale 4/2007, attraverso una rivisitazione dei Piani sociali di ambito.
L’emergenza Covid richiede senza alcuna incertezza di procedere ad irrobustire la dotazione delle risorse umane utilizzando le risorse destinate alle nuove assunzioni: complessivamente 16 mln per il 2020 e 10mln per il 2021, ma anche potenziando e finalizzando l’ attività di riqualificazione del personale specie con un piano formativo importante per gli operatori sanitari e parasanitari ed incentivando maggiormente lo svolgimento in forma associata intercomunale, per aree di utenza ottimali, dei servizi sociali, socio-assistenziali e socio-sanitari;
Rilevanti sono inoltre i 14 milioni ca. ex L. 77/20 per il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera finalizzati al rafforzamento e incremento delle terapie intensive, aumento dei posti letto, ristrutturazione dei “pronto soccorso”, percorsi separati negli ospedali per garantire la massima sicurezza ai degenti. Oltre che per i reparti di infettivologia e pneumologia.
Essenziale è attrezzare un piano di recupero dei ricoveri ospedalieri, sia chirurgici che medici, nonché di prestazioni diagnostiche e visite specialistiche a cui non è stata data risposta durante la pandemia e che hanno registrato una riduzione media del 40%. Una piena ripresa delle attività non Covid in sicurezza ,pena una nuova emergenza con danni per la salute di pazienti cronici, oncologici, polipatologici a rischio di danni irreversibili, senza cure e follow up.
Nel contempo è di assoluta urgenza affrontare e risolvere la questione delle liste d’attesa e delle richieste di prestazioni specialistiche già prenotate da marzo scorso pendente nel numero grande di 290 mila. Il piano per la riduzione delle liste di attesa deve necessariamente avvenire tramite la digitalizzazione dei processi, in un sistema di disincentivi alle prenotazioni non fruite, un maggiore controllo sulle prescrizioni dei medici di base, evitando convenzioni specifiche sia con il privato che con il pubblico di altre regioni per dirottare flussi di pazienti in attesa di prestazioni specialistiche di diagnostica o di cura.
Il fulcro di un rinnovato sistema sanitario deve essere il distretto/ambito e quindi l’azienda territoriale, luogo di programmazione e produzione dei servizi sanitari, in grado di prendere in carico il cittadino utente attraverso il potenziamento dell’assistenza domiciliare, della telemedicina e della presa in carico multidisciplinare, con un reticolo assistenziale in grado di valorizzare e potenziare l’assistenza domiciliare, in una logica di prossimità verso le persone dove vivono e lavorano. Con modelli innovativi, in specie legati alla prevenzione, agli stili di vita, alla multicronicità attraverso la telemedicina come strumento di domiciliarizzazione delle cure.
Decisiva è la regia rafforzata dei servizi a bassa soglia di accesso (pediatri, medici di famiglia, medici di continuità assistenziale, consultori familiari, centri vaccinali, centri di diabetologia, servizi socio-sanitari per anziani, disabili, sofferenti psichici, tossicodipendenti, ecc.). Definendo finalmente un assetto certo della continuità assistenziale, strutturato ‘a scorrimento’ ospedale- territorio, con le dimissioni protette, i percorsi diagnostico-terapeutici, la medicina d’iniziativa e rafforzando le strutture intermedie tra domicilio, servizi territoriali e ospedalieri ad esempio attraverso le case della salute quale luogo in cui riorganizzare la medicina territoriale.
In definitiva bisogna accogliere e non rinunciare a sperimentare proprio in Basilicata un modello di ‘sanità-sociale’, integrato e non scisso tra ospedale e territorio .
AREA DELL’INNOVAZIONE, DELLA RICERCA E DELLE TECNOLOGIE
Supportare l’innovazione delle reti e la diffusione del digitale di recente generazione, il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa, nell’ambito di una nuova strategia di politica industriale: rafforzare la vocazione internazionale dell’economia e della società meridionale ed adottare l’opzione strategica mediterranea (i sentieri lucani del Piano per il Sud.
Blocco delle innovazioni digitali
Definizione di un ‘Piano Digitale’ regionale che oltre a fare un ragguaglio degli asset e del patrimonio di decisioni di infrastrutturazione presenti alla comunità una strategia compiuta d i crescita digitale, alla luce delle più recenti prospettive di Europa 2020.
Accelerare la trasformazione digitale dell’intera società regionale investendo per un verso sul progetto di una Data Valley, hub di ricerca e innovazione e per altro nella diffusione di competenze digitali che garantiscano pari opportunità alle persone e competitività alle imprese di tutto il territorio regionale, impedendo che l’innovazione accresca i divari e facendo sì che concorra viceversa a ridurli.
Blocco della innovazione e ricerca
Rafforzare l’ecosistema regionale della ricerca e dell’innovazione, investendo in particolare negli ambiti della salute, della transizione digitale e di quella ecologica.
Ridisegnare, rafforzare e internazionalizzare l’ecosistema regionale della ricerca e dell’innovazione e la Rete Alta Tecnologia, lo sviluppo dei laboratori privati e pubblici, la ricerca collaborativa; attrarre sul territorio regionale infrastrutture di ricerca di livello nazionale ed europeo e valorizzando le infrastrutture di supercalcolo per sviluppare nuove aree avanzate di ricerca e di specializzazione.
Azioni
Revisione delle linee della S3 come richiamato nell’Obiettivo 1. Promozione delle filiere della strategia S3 regionale: automotive (dentro le sfide internazionali di Fca con faculty locali e per far evolvere il Campus di Melfi verso un centro di competenza nazionale); chimica verde, mediante le coltivazioni industriali per la produzione di carburanti “bio”, energia; innovazione nei materiali e nelle tecniche di costruzione; aerospazio ed osservazione della Terra.
Costruire sistemi-ambienti per il trasferimento tecnologico ed il rafforzamento degli scambi Università-grande impresa-start up per la ricerca di base -alta formazione-ITS- finanza. Rilancio progetto di Academy UniBas grazie ad altri poli universitari, estendendo l’asse della vocazione ingegneristico ambientale, delle scienze mediche e della vita, dello studio delle aree interne secondo modelli di sviluppo sostenibile e rafforzando corsi di laurea ed indirizzi legati alle suscettività locali: agraria, ingegneria ambientale, civile ed energetica, chimica, fisica, economia, e su esse costruire percorsi di incentivazione all’attrazione e retention dei ricercatori e dei docenti di maggior talento, investendo su progetti presentati dall’Università per il potenziamento di dotazioni laboratoriali e di ricerca. Partendo da esperienze virtuose, come quella del distretto tecnologico dell’osservazione della Terra, guidato dal CNR di Tito, per il quale, peraltro, il PNRR prevede risorse aggiuntive per circa 1,29 miliardi.
Creazione di contesti che favoriscano la radicazione sul territorio delle Università e la loro prossimità e collaborazione con le imprese locali ed esterne per le attività di ricerca applicata e di trasferimento delle conoscenze. Studio di fattibilità e sperimentazione di un Centro di trasferimento tecnologico alle imprese secondo il modello S.Giovanni a Teduccio e Rete di Ricerca ed Imprenditorialità (R&I) che ha già connesso otto centri Universitari Nord Sud, ITS, grandi imprese e centri finanziari.
Previsione di un centro di competenza nel settore delle tecnologie per la tutela del territorio da rischi ambientali e, collegato con il cluster energetico della Val d’Agri ed un centro di competenza, che coinvolga anche le strutture di ricerca dell’ENI o di Total, sull’ambiente e le energie alternative
APPELLO PER IL CAMBIAMENTO E PER UNA NUOVA FRONTIERA DI UNA SOCIETÀ CENTRATA SUL NUOVO LAVORO E SULLA CRESCITA GREEN ORIENTED
Oltre le asprezze della crisi l’appello al cambiamento è rivolto a tutti, alle forze e alle formazioni politiche e sociali: apriamo un varco nella molteplicità dei problemi e delle prospettive che la pandemia rilascia. Lasciamoci ispirare da un fermento nuovo e ricomponiamo le tessere di un confronto che tramuti la vorticosità della crisi in un nuovo corso di sviluppo regionale colmo di buone prospettive.
Confidiamo in una più avanzata e coraggiosa visione del Presidente e della Giunta regionale per avviare con nettezza e senza infingimenti un nuovo corso di relazioni sindacali e sociali, nella consapevolezza che il colloquio e il confronto per il Piano del lavoro possa essere vissuto come un arricchimento delle funzioni del Governo regionale come massimo fattore propulsore di iniziative e alleanze per lo sviluppo.
In ragione di tutto ciò, riteniamo non più rinviabile e procrastinabile l’apertura di un confronto che parta dalla programmazione ed arrivi a definire un nuovo patto per lo sviluppo per la nostra regione. Diversamente non ci sarà altro tempo a disposizione per il rilancio dello sviluppo del territorio lucano dopo Covid e la risposta unitaria di CGIL CISL e UIL sarà quella di indire la mobilitazione generale delle forze sociali a supporto di un nuovo modello di sviluppo per cui chiameremo ad esprimersi e battersi larghi settori della popolazione lucana desiderosa di cambiare.
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