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SULLA “CAPORETTO” SANITARIA NON SI MUOVE FOGLIA: L’ANOMALA INDIFFERENZA DELLA REGIONE

PROTESICA Dal maxi appalto fermo al “bubbone” proroghe: dopo oltre 3 anni e mezzo, il «cambiamento» che non c’è

l maxi appalto da circa 40milioni di euro per fornitura in somministrazione, agli utenti aventi diritto, di ausili per le prestazioni di assistenza integrativa e protesica è una vera e propria Caporetto per la Stazione unica appaltante della Regione Basilicata.

A distanza di oltre 3 anni e mezzo dall’indizione, risalente al 4 dicembre del 2017, le procedure di gara sono ben lontane dall’approdo finale mediante aggiudicazione.

Così riguardo allo stato dell’arte, l’espressione tecnica «in aggiudicazione», appare in realtà un generoso eufemismo del linguaggio burocratico. Per il “Generale” Giuseppe Bianchi, che è il Responsabile unico del procedimento (Rup), neanche la luce in fondo al tunnel neanche sotto effetto di Fata Morgana. Nell’ambito della spesa sanitaria lucana, si è proceduto ad un affidamento centralizzato della fornitura in favore delle Aziende del servizio sanitario regionale per perseguire, in teoria, i principi di «economicità e risparmio di spesa» volti a contribuire «ad un significativo miglioramento della qualità dell’offerta del Servizio sanitario». Nella pratica, dati gli intoppi procedurali del maxi appalto, un fiume di proroghe da parte delle Aziende sanitarie per non interrompere le prestazioni in questione. Al “bubbone” proroghe e all’appalto finito in un vicolo cieco non può non esserci soluzione: eppure tutto permane da tempo in uno stato di immobilità anche sul fronte, questo riguardante le Aziende sanitarie lucane, delle cosiddette gare ponte ad evidenza pubblica per evitare che il regime delle deroghe dei contratti si traduca in uno strumento di favoritismo ed elusione delle regole di trasparenza e concorrenza.

Il maxi appalto per la fornitura in somministrazione, agli utenti aventi diritto, di ausili per le prestazioni di assistenza integrativa e protesica, come da indizione era suddiviso in 9 lotti, per un importo complessivo a base d’asta di 40mila e 658mila euro. Dopo una prima parziale rettifica della documentazione di gare, più una seconda, la sentenza del Consiglio di Stato, nel 2019, che pronunciandosi definitivamente su una serie di ricorsi contro la lex specialis dell’appalto, li ha accolti parzialmente di conseguenza annullando gli atti del lotto 9, ausili per l’udito, dal valore, a base di gara, di  773mila euro.

Perso 1 lotto sulla strada della Giustizia amministrativa, per i restanti 8 di male in peggio. Dopo oltre 3 anni dall’indizione, la sorpresa lo scorso marzo: su 3 lotti, l’1 (ausili personali e per mobilità personale), il 2 (ausili antidecubito, letti e sistemi di sollevamento) e il 7 (ausili per la mobilità), dichiarate «irregolari» tutte le offerte. Di conseguenza 3 lotti sugli 8 “superstiti”, dichiarati «infruttuosi». Il Tribunale amministrati-vo regionale (Tar) di Basilicata ha poi annullato l’esclusione da parte della Suarb di una ditta per il lotto 7.

Non si hanno altri aggiornamenti. Soprattutto, però, dal dicembre del 2017 ad oggi la Commissione giudicatrice, «ha esaminato numero 3 lotti su 8 in gara».

Ogni proroga dei contratti con la formula «nelle more dell’espletamento della gara da parte della Suarb» non può che essere anomala. Sia per il tempo già trascorso dall’indizione che per l’indefinitezza del tempo occorrente per le definitive aggiudicazioni.

Tra lotti persi, e quindi da bandire nuovamente, e lotti banditi, ma dopo 3 anni e mezzo ancora da aggiudicare, un’apocalisse amministrativa.

La “Caporetto” della Suarb, stranamente, viene spontaneo domandarsi come mai e cosa ci sia dietro, in Regione e a quelli del «cambiamento», non interessava e continua a non interessare.

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