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VIAGGIO SENTIMENTALE NELLE DISCOTECHE ABBANDONATE

Lettere lucane

Sono iscritto su Facebook a un gruppo che raccoglie testimonianze, foto e filmati delle tante discoteche abbandonate in Italia. È un vero e proprio cimitero emotivo delle generazioni che a cavallo tra anni ‘80, ‘90 e primi anni ‘0 del nuovo secolo hanno scoperto un pezzo di vita nelle discoteche. Ho una grande passione per la musica techno, e devo dire che mi commuove molto inseguire i fantasmi di questo mondo solitamente poco frequentato dagli artisti e dagli intellettuali. L’altro giorno mi ha colpito il post di un certo Tony Liberatore, il quale ha pubblicato alcune foto dell’Albatros Club di Acquafredda di Maratea, ormai abbandonato. Pur avendo lavorato alcuni anni in questa meravigliosa contrada, non ricordavo che l’Albatros fosse anche una discoteca. Alla mia domanda su come stavano le cose, Liberatore mi ha risposto così: “Gestimmo la discoteca dell’hotel negli anni ‘90”. Purtroppo non credo di averne memoria. Ogni giorno su questa pagina di Facebook scopro storie di discoteche che un tempo furono amate, frequentate e affollate, e che oggi sono fatiscenti e degradate. Tra le tante storie che ho sinora scoperto, però, ce n’è una che mi ossessiona più delle altre, ed è quella della discoteca “L’Ultimo Impero” di Airasca, vicino Torino, attiva dal 1992 al 1998, per poi finire in una complicata girandola di inchieste, chiusure e riaperture. Per anni è stata la più grande discoteca d’Europa – ci potevano entrare fino a 8.000 persone – e lì si sono fatti notare per la prima volta dj come Gigi D’Agostino, ma anche dj meno noti ma altrettanto leggendari come Maurizio Benedetta. In una delle ultime serate di Benedetta lì ad Airasca lo si sente gridare sarcastico, contro chi ha deciso che “L’Ultimo Impero” deve chiudere, “vogliono tutti diventare normali”. E io sento in quel grido lontano e in quella musica dolce e barbarica una verità profonda che ancora mi parla.

diconsoli@lecronache.info

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