«ENNESIMO STRAPPO E BRACCIO DI FERRO AI DANNI DEL BENE DELLA BASILICATA»
L’elezione del presidente Anci Bernardo diventa un caso. Ignorata la richiesta di numerosi sindaci di slittare a dopo le comunali: Italia Viva sbotta
POTENZA. Ha fatto non poco rumore l’elezione del neo presidente dell’Anci Bernardo. Dopo pochi mesi da reggente, post dimissioni di Adduce, il Direttivo sceglie il sindaco di Colobraro alla guida dell’associazione dei comuni lucani.
Una scelta per nulla scontata considerato che negli scorsi giorni era partita una sorta di raccolta firme, capeggiata dal sindaco di Francavilla in Sinni Cupparo, per chiedere il rinvio a dopo le elezioni amministrative d’autunno per nominare il nuovo presidente. Una scelta che è stata del tutto ignorata dal Direttivo, nonostante i sindaci firmatari, almeno secondo le note inviate, erano numerosi. Il sindaco, di area centrosinistra, ha raccolto le preferenze anche dal centrodestra. Eppure all’indomani della sua elezione c’è chi tuona duramente per il modus operandi.
A farsi portavoce del malcontento i Coordinatori Regionali e Provinciali di Italia Viva: «Un errore che è sia di metodo che politico e che rischia di innescare dinamiche di divisione, non di unione e un indebolimento dell’associazione dei sindaci. Il metodo di condurre e pilotare la vicenda politica lo riteniamo errato e divisivo oltre che inadeguato. Si rischia di innescare l’indebolimento dell’associazione dei sindaci in un tempo così problematico nel quale le amministrazioni locali devo-no continuare, invece, a essere baluardo coeso a difesa delle rispettive comunità. Noi non ci stiamo, saremo piuttosto sempre con chi, come noi, è disposto a costruire e non a distruggere, a unire e non a dividere».
«Pur nel rispetto del regolamento, ha prevalso un interesse minoritario a discapito di quello generale -spiegano da Italia Viva-, tanto da far apparire l’azione strumentale e opportunistica e, sia che si vinca o che si perda che lo faccia il centro destra o che lo applichi il centro sinistra, appare essere un metodo fuori dal tempo. I 21 sindaci componenti di un Direttivo, nato per evitare vuoto di poteri, hanno deciso di assumersi la responsabilità del nuovo presidente regionale dell’Anci, a fronte di una platea di oltre 100 sindaci che chiedeva di poter partecipare alla scelta. Dopo un documento di tutte le forze riformiste e dei socialisti col quale si chiedeva di rinviare, nonostante 33 sindaci lo abbiano chiara-mente espresso, nonostante quanto pattuito in termini di direttivo provvisorio all’elezione di Adduce, solo 21 su 24 – due assenti e il socialista che ha abbandonato la votazione in maniera polemica ma coerente con la posizione espressa – si è deciso di andare avanti sulla persona di Andrea Bernardo. Ad Andrea vanno i nostri auguri di buon lavoro. Appare però chiaro che i voti del centro destra a volte servono e a volte no, e che non si possono accusare gli altri di incoerenza o di mancanza di buon senso, quando si è poi i primi a praticarli. È caduto nel vuoto l’appello di Italia Viva e di tutte le forze riformiste della Basilicata che, insieme al Psi, avevano chiesto formalmente di non procedere a eleggere il presidente dell’Anci all’interno della ristretta cerchia del Direttivo, ma di farlo nella più ampia platea dell’assemblea congressuale, dopo le elezioni amministrative di ottobre».
«Per Acquedotto Lucano si è voluto strumentalizzare politicamente qualcosa che era puramente istituzionale -aggiungono- e, non contenti, si è provato a forzare anche sulla vicenda Anci. Non si comprende a cosa, e a chi, possa giovare questo modo di fare. Abbiamo il dovere di costruire un’alternativa democratica, credibile, politicamente lungimirante, condivisa e partecipata dall’intera comunità lucana. La politica di cui vogliamo essere protagonisti non è quella delle prevarica-zioni e nemmeno dei veti. Italia Viva è per condividere e costruire, non certo per generare conflitti politici e, soprattutto, istituzionali che ledono la credibilità di quello che, invece, dovremmo contribuire a rilanciare». «Appaiono evidenti le incongruenze di una coalizione che lascerebbe presagire un asse preferenziale PD e Cinque Stelle, che non è la strada che noi auspichiamo. Vorremmo provare a respirare aria nuova di riformismo vero e di collegialità praticata. Sicuramen-e non stiamo e non staremo, come Italia Viva, col cappello in mano. Esigiamo il rispetto nelle idee, nelle proposte e nelle rappresentanze, ad ogni livello, e lavoreremo per costruire le condizioni di un reale protagonismo delle forze politiche liberali, riformiste e moderate, sempre in contesti che vedano prima la costruzione e non la distruzione» conclude Italia Viva.