AGRIVOLTAICO: PER LORENZO IL CDX STA SBAGLIANDO ORIENTAMENTO
Il vice segretario regionale di Articolo Uno contesta l’annuncio limite dei 3 Megawatt: «In controtendenza con la transizione ecologica»
Transizione ecologica e maggioranza lucana: per il vice segretario regionale di Articolo Uno, Luca Lorenzo, il centrodestra è fuori asse: «Registriamo una imbarazzante controtendenza nelle politiche energetiche del governo regionale della Basilicata».
Al centro delle critiche dell’avvocato Lorenzo, l’annunciata modifica della normativa regionale in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili, «che limita a soli 3 megawatt (Mw) la produzione su terreni agricoli da impianti fotovoltaici».
Per il vice segretario regionale di Articolo Uno, così si va «nella direzione opposta rispetto all’obbiettivo di realizzare un processo di cambiamento, un rilancio dell’economia e dei settori produttivi all’interno di un quadro delineato e ben definito che metta al centro la tutela e il rispetto dell’ambiente, utile al contrasto efficace della crisi climatica». «Il governo regionale – ha aggiunto Lorenzo – evidentemente non coglie la stringente emergenza non più rimandabile, ovvero la riduzione della dipendenza energetica dai paesi esteri e dalle fonti fossili. La decisione appare non solo in contrasto con gli obiettivi nazionali ed europei di sviluppo delle fonti rinnovabili, ma presenta numerosi elementi di pregiudizio, per manifesta incostituzionalità, analoghi a quelli già evidenziati dalle recenti sentenze del Tribunale amministrativo regionale di Basilicata e della Corte Costituzionale sulle norme regionali vigenti». Tra i verdetti del Tar di Basilicata ai quali allude Lorenzo, c’è quello, per esempio, del 2020 dove il collegio giudicante ha precisato che: «Gli unici limiti opponibili dalle Regioni allo sviluppo degli impianti da fonti rinnovabili sarebbero di natura ambientale e paesaggistica, mediante la previsione di criteri localizzativi». Per cui non sarebbe possibile, invece, introdurre limitazioni relativamente a determinate tipologie di impianti da fonti rinnovabili, «in termini di tetti di potenza massima autorizzabili». Mentre per la Corte Costituzionale, il riferimento è al-la sentenza del 2020 con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale della parte della legge regionale del marzo del 2019 disciplinante, parzialmente, il Piano di indirizzo energetico ambientale della Basilicata così come varato nel 2010.
Tra i passaggi importanti della decisione della Corte costituzionale, quello che riporta come le norme regionali impugnate, nello stabilire in via generale, senza istruttoria e valutazione in concreto, in sede procedimentale, distanze minime non previste dalla legislazione statale, «non garantirebbero il rispetto dei principi fondamentali» fissati dalla normativa statale che prevede come le Regioni possono solo individuare le aree non idonee «sulla base di un’apposita istruttoria, da realizzarsi in seno al procedimento amministrativo, in cui può e deve avvenire la valutazione sincronica degli interessi pubblici coinvolti e meritevoli di tutela».
«Appare evidente – ha concluso il il vice segretario regionale di Articolo Uno, Luca Lorenzo -, che la crescita attesa del fotovoltaico al 2030 non potrà prescindere dallo sviluppo di impianti utility scale a terra, oltre che da soluzioni di “agrivoltaico” in grado di coniugare la produzione di energia con quella agricola, modelli che garantiscono al contempo benefici diretti ai proprietari agricoli, nuovi investimenti per l’economia regionale e nazionale e il necessario incremento di produzione rinnovabile».