SI RICOMINCIA DALLA CITTÀ ESTESA E DA ALIANO, IL PAESE DI CARLO LEVI
È possibile parlare di una tendenza a ripartire da Levi per raccontare la Basilicata?
Senza soluzione di continuità
Si ricomincia dalla città estesa e da Aliano, il paese di Carlo Levi
giovedì 29 luglio 2021
in collaborazione con Parco Letterario Carlo Levi
1️⃣ Ore 19.15
Gilda Policastro presenta La parte di Malvasia, La nave di Teseo, 2021
è scrittrice e critica letteraria. Cura la Bottega della poesia per il quotidiano “la Repubblica” ed è redattrice del sito Le parole e le cose (2). Insegna poesia presso la scuola di scrittura Molly Bloom e Letteratura e Diritto presso l’Università Luiss – Guido Carli di Roma.
Ha pubblicato i romanzi Il farmaco (2010), Sotto (2013) e Cella (2015), libri di poesia tra cui Non come vita (2013) e Inattuali (2016), saggi di teoria e critica tra cui Sanguineti (2009) e Polemiche letterarie. Dai “Novissimi” ai lit-blog (2012).
La parte di Malvasia
Chi è Malvasia? Una donna che arriva non si sa da dove e che vive in paese da “straniera”: colta, anticonformista, eccentrica, l’hanno vista fare una lunga passeggiata e da quel momento di lei si sono perse le tracce.
Quando viene ritrovata morta, si pensa all’omicidio passionale e scattano le indagini, affidate al commissario Arena e al suo assistente Gippo.
Nel susseguirsi di testimonianze e di ipotesi, indagatori e indagati prendono a confondersi. Come nella tragedia greca, l’umano supera se stesso nell’estremo, ma nella tragedia moderna si muore senza un motivo e senza un colpevole.
Un romanzo in cui la domanda sull’assassino diventa l’indagine compiuta all’interno della stanza più segreta della coscienza, dove immaginazione e crudeltà, violenza e tenerezza sono parte della stessa radice.
Le storie che ruotano attorno a Malvasia somigliano a un puzzle esploso, le cui tessere non vanno quasi mai a posto.
Come nella vita.
Dialoga con l’autrice Patrizia Minardi Sotto la buona stella di Isabella D’Alessandro
2️⃣ Ore 19.50
Giulio Sapelli presenta 2020 Pandemia e Resurrezione, Guerini e Associati, 2020
professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano ed editorialista del “Messaggero”, è una delle voci più originali e fuori dal coro tra gli economisti italiani. Intellettuale poliedrico, unisce storia, filosofia, sociologia e cultura umanista in uno stile personalissimo e profondo.
Ha all’attivo più di 400 pubblicazioni.
Pandemia e Resurrezione
Sul mondo, con spaventosa virulenza, si è abbattuto un “cigno nero” di proporzioni immense. Impossibile, dunque, prevederne l’impatto. Tuttavia, in quello che verrà ricordato a lungo come l'”anno fatale”, sorge più di un’ombra sulla corretta gestione dell’emergenza. Giulio Sapelli, con la consueta profondità di pensiero, prova a fare luce su questa drammatica crisi e sugli scenari futuri. La pandemia e la sua gestione sono il frutto amaro di una società e di un sistema economico globalizzato come pure di un arretramento della politica, dello Stato e dello spirito pubblico. Sapelli ricostruisce bene le ragioni e gli sbocchi di questo disgraziato stato di cose. Ma tale sciagura, per l’autore, è anche una rara occasione di trasformazione. O meglio di Resurrezione. Il bene comune, così prezioso in questo momento, deve essere messo al centro della scena e devono soccombere i meri tornaconti sia privati sia nazionali. Il passaggio decisivo è la fine del dominio del mercato e il riconoscimento del lavoro come strumento principe per garantire equità sociale, benessere, sicurezza e giustizia.
Dialogano con l’autore Nicola Cavallo e Erberto Stolfi Sotto la buona stella di Annalisa Percoco
3️⃣ Ore 20.30
Filippo La Porta e La vita come meraviglioso, sognante fallimento
L’alterità antropologica e morale del Sud: don Chisciotte eroe del mondo contadino nella lettura simpatetica di Carlo Levi
Filippo La Porta
Critico e saggista. Scrive regolarmente su “Repubblica” e su “Left”.
Docente di corsi di scrittura in varie scuole (Holden, Fenysia, etc.). Presidente della commissione “Maggio dei libri” del Cepell (Ministero Beni Culturali). Membro della Fondazione Carlo Levi. Delle sue innumerevoli pubblicazioni citiamo soltanto: Come un raggio nell’acqua.
Dante e la relazione cn l’altro, Edizioni Salerno 2021, Eretico controvoglia. Nicola Chiaromonte, una vita tra giustizia e libertà, Bompiani 2019, ll bene e gli altri.
Dante e un’etica per il nuovo millennio Bompiani 2018, Disorganici Maestri involontari del 900, Edizioni di storia e letteratura 2018, Poesia come esperienza.Una formazione nei versi, Fazi 2013, Pasolini, Il Mulino 2012. La nuova narrativa italiana, Bollati Boringhieri 1995
Dialoga con l’autore Giuseppe Mininni Sotto la buona stella Paolo Albano
4️⃣ Ore 21.10
Ripartire da Levi: le nuove narrazioni audiovisive della Basilicata di Delio Colangelo
Delio Colangelo è laureato in filosofia e si occupa da alcuni anni di progettazione culturale per enti e società. Ricercatore senior presso la Fondazione Eni Enrico Mattei, collabora ad attività di ricerca sui temi dello sviluppo sostenibile con particolare riferimento all’innovazione turistica e all’industria culturale.
Fa parte del gruppo di lavoro della WUC – Workshop of Unesco presso l’Università degli Studi della Basilicata, all’interno del quale cura il laboratorio cinematografico per il corso in “Paesaggi culturali del Mediterraneo e comunità di saperi”
Sceneggiatore e regista, i suoi corti sono stati recentemente selezionati nei festival: Giffoni, Cinemability, Nickelodeon, Cinema Archeologico, Ischia FF, SDG in Action, European FF Integration. Nel 2021 pubblica il suo primo romanzo per Robin Edizioni: La linea curva del destino.
Ripartire da Levi: le nuove narrazioni audiovisive della Basilicata
Negli anni ’50 e ’60, Carlo Levi ha avuto un’influenza molto forte sulla produzione cinematografica in Basilicata: grandi autori come Lizzani, Lattuada, Visconti, Rondi, Pasolini si sono confrontati, direttamente o indirettamente, con la poetica del Cristo.
Se è vero che la trasposizione del romanzo da parte di Rosi nel 1979 ha rappresentato “un quieto e lirico commiato da un’immagine del Sud” (Morreale 2005), a partire dagli anni ’80 si assiste (con pochissime eccezioni) a rappresentazioni cinematografiche che si allontanano dal contesto locale.
Negli ultimi anni, invece, si riscontra un rinnovato interesse autorale verso l’opera di Levi, spesso attraverso operazioni sperimentali e che mettono in campo le nuove tecnologie cinematografiche.
È possibile parlare di una tendenza a ripartire da Levi per raccontare la Basilicata?
Quali sono le rappresentazioni audiovisive proposte dagli autori del nuovo millennio?
Dialoga con l’autore Antonello Faretta Sotto la buona stella di Giuseppe Lalinga
5️⃣ Ore 21.40
“Occhi neri” da Carlo Levi
spettacolo teatrale sotto la buona stella di Ulderico Pesce
Occhi neri, tratto dall’opera di Carlo Levi, scritto da Ulderico Pesce, narra momenti importanti della vita di Carlo Levi in rapporto alla storia identitaria di Matera e della Basilicata.
La struttura del racconto ha come momenti centrali i primi insediamenti dei monaci Basiliani, i Sassi di Matera e le idee di Levi, che li vedeva simili all’inferno di Dante, come “due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso”; l’allontanamento forzato dei suoi 15.200 abitanti; le lotte per la terra dei braccianti del Materano; la rivolta antifascista di San Mauro Forte del 1940, il rapporto tra Levi e Rocco Scotellaro e la lettura del “Cristo si è fermato a Eboli” che il sindaco di Tricarico pratica con regolarità nel carcere di Matera.
Nel carcere furono rinchiusi la maggior parte degli occupatori di terra del Materano, incarcerati per aver occupato le terre demaniali o dei padroni al solo scopo di coltivarla per dare da mangiare ai figli; nello stesso carcere finiscono i 130 rivoltosi di San Mauro Forte che il 30 marzo del 1940 avevano osato sfidare il podestà fascista, nello stesso carcere finisce Rocco Scotellaro per sospetta “concussione” che poi si rivelerà, a fine processo, infondata.
Tra gli arrestati del 1940, Antonia Miccio, fu costretta a partorire nel carcere di Matera e ad allattare per 6 mesi il figlio Pasquale dietro le sbarre.
Il luogo di detenzione, uno dei palazzi storici più importanti della città, conserva ancora oggi una centralità nella narrazione dell’evacuazione forzata dei Sassi dopo il 1952.
Il progetto è nato grazie alla legge 37/2014, della Regione Basilicata, sullo spettacolo dal vivo, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica di Basilicata e l’Unibas.
Ulderico Pesce
definito da Rodolfo di Giammarco su La Repubblica: “Un attore come ce ne sono pochi, un artista “impossibile” che sarebbe piaciuto a Italo Calvino, un raccontatore tenace che avrebbe colpito Natalia Ginzburg, un conferenziere poetico che avrebbe incuriosito il lato stoico-morale di Pasolini”.
È nato in Basilicata, a Rivello.
Allievo dell’Accademia di Teatro di Mosca diretta da Anatoli Vassilev, ha lavorato come attore con Luca Ronconi, Carmelo Bene, Giorgio Albertazzi, Giancarlo Sbragia, Gabriele Lavia, Gastone Moschin, Antonio Calenda, Franco Branciaroli, Monica Guerritore, Erik Baranowski ed altri.
Ha creato progetti con le Università di Berlino, Parma, Roma, Potenza e Matera. Ha messo in scena Diario Ottuso di Amelia Rosselli, (andato in onda a Blob Fuori orario, Rai 3), Novecento di Alessandro Baricco, Levi Carlo Graziadio, scritto con Giovanni Russo.
Successivamente ha scritto e diretto Contadini del Sud, tratto dall’opera di Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli, con il quale ha partecipato a festivals in Australia, Argentina, Brasile, Uruguay, Cile, Colombia, Venezuela, Francia e Svizzera. Questo spettacolo, andato in onda su Rai Sat album, è stato definito da Franco Cordelli, sul Corriere della Sera: “Lo spettacolo più sorprendente della stagione teatrale”.
Pesce ha scritto e diretto L’innaffiatore del cervello dell’anarchico Passannante, con il quale ha partecipato al Festival Internazionale di Teatro di Santarcangelo di Romagna e a festivals in Cile, Argentina e Perù.
Lo spettacolo è diventato un lungometraggio per la regia di Sergio Colabona dal titolo Passannante.
Ha messo in scena inoltre Storie di Scorie: il pericolo nucleare italiano, con cui ha vinto il premio Franco Enriquez; Asso di monnezza, A come Amianto, Petrolio, lavori sull’ambiente che Andrea Porcheddu, su L’Espresso definisce: “La lezione che viene dal teatro sull’ambiente parte da Pesce che ha allestito 4 spettacoli sull’ambiente. In linea Massimo Popolizio, Sista Bramini e il Teatro delle Ariette.” Petrolio, presentato al Teatro Argentina di Roma, ha fatto scrivere a Franco Cordelli su Il Corriere della sera: “Pesce è appassionato, vibrante, sprofondato nella realtà. Petrolio è un evento memorabile. Una storia che ti strappa l’anima. Commuove ogni spettatore.”
Pesce ha allestito tre spettacoli dedicati al lavoro: Il Triangolo degli schiavi, FIATo sul collo, con cui ha vinto il premio Riccione “Marisa Fabbri”, definito da di Giammarco su la Repubblica: “Pesce con questo spettacolo merita 9 e mezzo per i sentimenti duri che si toccano“, e Il pane loro sulle morti bianche con Francesco Di Giacomo.
Nel 2019 Ulderico Pesce ha scritto e interpretato “La bella vergogna“, prodotto con Matera Capitale Europea della Cultura 2019, per la regia de La Fura dels Baus.
Altro spettacolo portato in scena da Pesce è “Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia“, scritto con il giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro.
Il lavoro teatrale di Pesce è inoltre il fulcro del libro di Letizia Bernazza “Frontiere di teatro civile”, pubblicato da Editoria & Spettacolo. Rodolfo di Giammarco (La Repubblica), Franco Cordelli (Il Corriere della Sera) e Debora Petrobono (Teatro di Roma) lo hanno inserito nel Festival “la mia poetica”, svolto presso il Teatro Argentina di Roma.
Pesce ha tenuto conferenze e lezioni sulla “poetica espressa nei suoi spettacoli” presso varie Università e l’estetica teatrale e le modalità di scrittura scenica ideate da Pesce sono state oggetto di circa 10 tesi di laurea.
Ulderico Pesce dirige in Basilicata il Centro Mediterraneo delle Arti