DALLA RIUNIONE DI MINORANZA CON BARDI ALLA RIFORMA SANITARIA: INDIETRO TUTTA
Il centrodestra pronto a riportare le lancette al pre 2017: cambiando l’“orario” i problemi rimangono, liste d’attesa in testa
Pensano, politica regionale e dintorni, alla riforma sanitaria in stile “indietro tutta”, mentre i cittadini per avere una visita medica devono aspettare più di quanto si aspetta per la fine di un processo.
La maggioranza in questi giorni è concentrata a varare una grande riforma sanitaria. Sarà la vera svolta della Sanità lucana. Non se conoscono di eguali nella storia. Forse a memoria potremo dire simile a quella del 1978 quando con la legge 833 si passò da un sistema sanitario mutualistico ad uno universalistico.
Ieri ci sarebbe dovuta essere una riunione con i consiglieri regionali di minoranza per illustrare la straordinaria riforma sanitaria che entro l’anno vedrà la luce in Basilicata. Era stata già presentata martedì ai consiglieri di maggioranza.
La giornata invece dedicata ai consiglieri di minoranza è slittata a inizio settembre. Meglio non appesantire le vacanze dei consiglieri regionali di minoranza con lo studio di questa grande riforma sanitaria innovativa e piena di speranze per i lucani. Per fare una sintesi giornalistica della geniale riforma, si può dire che dovrebbe chiamarsi “Indietro tutta”.
Il motivo è semplicissimo. Si torna tutto a come prima della legge 2 del 2017, quando per scongiurare pericoli di tagli di servizi negli ospedali per acuti territoriali per effetto di stringenti norme e regola-menti si portarono gli ospedali per acuti della provincia di Potenza nell’azienda Ospedaliera San Carlo e in provincia di Matera gli ospedali per acuti diventarono un unica articolazione della rete Ospedaliera. Il tutto per evitare che il cosiddetto DM 70 del 2015 falcidiasse le strutture sanitarie sul territorio ovvero che le norme tutt’ora vigenti mandassero in piano di rientro gli ospedali periferici. L’ulteriore passo di quella riforma era poi la costruzione di due aziende di cui una territoriale e l’altra Ospedaliera. Vale a dire un management concentrato solo sugli ospedali per acuti, l’altro solo sull’assistenza territoriale che proprio la pandemia ne ha fatto evidenziare la debolezza. Ottima riforma hanno più volte commentato in privato alcuni alti dirigenti sanitari e anche amministratori regionali, ma poi hanno candidamente ammesso “non possiamo proseguire anche se pensata bene sulla strada tracciata dalla Giunta Pittella”. Ed allora si cambia.
Si spostano le lancette dell’orologio al 31 dicembre 2016. Tutto ritorna come prima senza che nel frattempo siano cambiate le norme di riferimento. Andrebbe chiesto ai legislatori e programmatori regionali, come la mettono con i parametri da rispettare del DM 70? E con le norme che stabiliscono che se tra costi e ricavi di un ospedale vi sono scostamenti non inferiori al 7 per cento devono essere messi in piano di rientro? Questo al momento non è dato sapere. Così come andrebbe chiesto se questa stagione riformista della Sanità lucana riuscirà a dare risposte alle domande di prestazioni sanitarie ai cittadini in tempi ragionevoli. A Matera per una visita endocrinologica bisogna aspettare il 2023, per una cardiologica il 2022, per un intervento di cataratta il 2022 e così via. Possibile che il direttore sanitario dell’Asm di Matera Giuseppe Magno, il “tarzan” della sanità lucana, transitato dalla scuderia Bubbico, De Filippo, Pittella per approdare momentaneamente a quella dell’assessore regionale alla sanità Leone che ne ha sponsorizzato la nomina più per ostacolare gli avversari che per organizzare la sanità all’interno dell’azienda, non si renda conto che negli ospedali di Matera e Policoro c’è il disastro mentre sul territorio c’è il vuoto? Certo Magno ha altre priorità a cui pensare come quelle di seguire alla lettera i desiderata del suo mentore Leone ivi compreso quello di dividere la destra dalla sinistra mettendo da un lato i buoni da proteggere e sostenere, mentre dall’altro i cattivi da punire come avvenuto in maniera eclatante recentemente. Dei problemi dei cittadini, della disorganizzazione negli ospedali della carenza di personale a Magno e compagni sembra quasi che nulla o pochi importi, anzi. Se arriva la telefonata di dare il comando, a infermieri e socio sanitari, per andare a lavorare vicino casa, anziché bloccare si adopera per assottigliare ancora di più il numero del personale dell’Asm. Ma di tutto ciò, sembra davvero importare poco o nulla a nessuno. Tanto arriva questa grande riforma: auguri.