STARE BENE DA SOLI E NON DIPENDERE DA NESSUNO
Lettere lucane
Sono in paese, e ascolto storie, registro vicende. Ho capito che la battaglia più grande del genere umano è difendersi dal dolore – dal dolore che gli altri ci causano, e dal dolore che arrechiamo a noi stessi. È il dolore, il vero nemico del genere umano. Dolore fisico, certamente; ma sopratutto dolore psichico, dolore dell’anima. La frase più enigmatica che da sempre ascolto in chi riflette sul dolore è questa: “Bisogna imparare a stare bene da soli, solo così si può stare bene con gli altri”. Davvero si può stare bene da soli? Questa possibilità di essere bastevoli e in pace con la propria anima è qualcosa che mi turba molto; eppure lo considero necessario, perché noi ci affidiamo troppo spesso agli altri come il naufrago si affida a un salvagente. Dal lavoro all’amore, dalla salute agli affetti, capita spesso di “dipendere” da qualcuno che sembra darci risposte profonde, così da indurci ad affidargli la nostra parte più fragile e vulnerabile. Questa dipendenza da un lato ci placa, acquieta per un po’ le nostre nevrosi e le nostre angosce, ma dall’altro ci mette nella condizione di avere sempre rapporti “rischiosi”, perché esposti alla delusione, alla gelosia, alla rabbia, all’ossessione, al terrore dell’abbandono. Magari l’incontro tra due persone potesse avvenire in un territorio neutro, non esposto alla vischiosità del bisogno, dell’ossessività, della dipendenza. Sarebbe meraviglioso, ripeto – ma raramente è così. Il mondo è pieno di persone che dipendono da qualcuno, e che hanno terrore della solitudine. Ma è anche pieno di persone che non cercano più niente, che hanno rinunciato – e che, per orrore del dolore, fanno qualsiasi cosa, finanche fingere la felicità. Io non so come ci si possa legare a qualcuno senza portarsi dietro pulsioni, nevrosi e sentimenti irrazionali; vorrei poter dire che è possibile, ma sinceramente non ho ancora capito come si fa.