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ACERENZA: PREOCCUPAZIONE PER LA DIOCESI

Scattone: “La nostra è tra le più antiche del territorio. In merito alla soppressione ho scritto a Monsignor Ligorio”

“In qualità di Sindaco, non posso nascondere la profonda preoccupazione per le notizie che negli ultimi mesi, stanno circolando a mezzo stampa, riguardo ad una probabile soppressione della nostra Diocesi, l’Arcidiocesi di Acerenza, eventualità che, seppur non confermata, sta creando non poche perplessità nel mondo istituzionale e civile della comunità acheruntina.

E’ quanto ho rappresentato nella missiva che ho indirizzato- sottolinea il Sindaco di Acerenza, Fernando Scattone- nello scorso mese di Gennaio, a Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Ligorio, Arcivescovo Metropolita di Potenza – Muro Lucano – Marsiconuovo e all’intera Conferenza Episcopale Regionale”.

“La centralità di Acerenza in ambito regionale, come strategica realtà baricentrica tra l’area tra l’Alto Bradano e il Medio Basento nonché la sua particolare connotazione geografica, che la contraddistingue come crocevia tra la Provincie di Potenza e quella di Matera. Lo stesso tessuto sociale della città è caratterizzato da alcune realtà di assoluto interesse legate alla Diocesi, basti pensare alla Fondazione don Gnocchi ecc,. Sul fronte culturale si evidenziano eccellenze di rilievo nazionale l’Archivio Diocesano ed il museo ecclesiastico, tutte legate a doppio filo alla realtà diocesana.

La Diocesi di Acerenza, è tra le più antiche del territorio corrispondente alla attuale Basilicata. Notizie poco certe e prive di riscontri, tuttavia riportate da storici accreditati, come l’Ughelli, darebbero per operante la sede vescovile già agli albori del IV sotto il vescovo Romano che l’avrebbe retta dal 300 al 329.

I primi riferimenti certi alla sede episcopale risalgono all’ultimo decennio del V sec.; nelle lettere che Papa Gelasio I scrive tra il 494 e il 495 indirizzate all’episcopato della Lucania, del Bruzio e della Sicilia, sono menzionati Giusto, vescovo di Acerenza, Erculenzio, vescovo di Potenza e Stefano vescovo di Venosa. A essi il Papa si rivolge per dare disposizioni sui rapporti tra giurisdizione ecclesiastica e giurisdizione civile avendo rilevato in quelle zone una accentuata precarietà istituzionale. Dunque, alla fine del V Acerenza era uno dei tre centri vitali dell’organizzazione ecclesiastica lucana ma a partire dallo scorcio del VI sec., insieme ad altre strutture ecclesiastiche locali, conosceva un periodo di crisi per l’arrivo dei goti e dei longobardi.

Alla luce di tutto ciò le notizie apparse in questi ultimi giorni sulla stampa circa la soppressione della diocesi acheruntina insieme alla diocesi di Tricarico, seppur entrambe legate dal dato negativo, quello dei numeri, provocherebbe inevitabilmente una riduzione della prossimità dei pastori, un allontanamento dalle persone e dalle situazioni, una perdita di identità culturale del territorio. Ora più che mai, aggiunge Scattone, è necessario riaffermare un modello di presenza sul territorio che già oggi provoca questi problemi e che sempre più, in mancanza di vocazioni (prima preoccupazione), andrà a generare.

Dovremmo chiederci: come in un eventuale territorio più ampio si potranno mantenere vive delle relazioni di prossimità pastorali? Cosa determina l’identità e il senso di Papa Francesco ha definito la riorganizzazione delle Diocesi un’«esigenza pastorale attuale» parlando ai vescovi italiani riuniti in assemblea. Il cardinale Gualtiero Bassetti, dal canto suo, ha sollecitato il «cambiamento» con «misure intelligenti» che non vanno ridotte a una «matita per cancellare». appartenenza di una realtà e come non perderla in un contesto più ampio?

Ecco, misure intelligenti, capaci si combinarsi con le realtà locali con i bisogni di coloro che abitano i borghi e i comuni della nostra Diocesi che vedono nelle istituzioni religiose e civili un fondamentale punto di riferimento.

Questa la preghiera, conclude il Sindaco di Acerenza, Fernando Scattone che, tutta la comunità diocesana acheruntina rivolge al Santo Padre, con la speranza che il grido e le preoccupazioni delle nostre comunità raggiungano la mano e il cuore, di chi dovrà decidere sull’esistenza o meno di una diocesi tra le più antiche di Italia”.

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