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NON SI PUÒ RESTARE INDIFFERENTI, CHI LO FA È COMPLICE

Professoressa potentina aggredita, al mare, da 4 balordi indigeni

BEATRICE LUCREZIA ORLANDO sul suo profilo Facebook denuncia quanto segue 
? Attenzione ‼️
Immagini forti ‼️
Non guardare se si hanno problemi di qualunque natura.
Aggredita
in mezzo alla strada da quattro vicini del mare.
Senza motivo.
Non aggiungo i commenti sulle varie. i lividi e i buchi in faccia sono il minimo.
Ero in bici per I fatti miei.
Neanche li conosco.
Davvero.
Non gli ho fatto niente.
Mi hanno rotto anche i denti.
Aggredita da quattro.
Non fotografo il resto del corpo, devo davvero dire di dove sono?
No. Non stranieri.
Fa notizia oppure no?
Vogliamo agire prima?
nessuno vuole testimoniare.
Nessuno mi ha soccorsa.
Guardavano e non mi aiutavano”

Il tutto è avvenuto a Tortora (CS) in Calabria, dove BEATRICE LUCREZIA ORLANDO, la docente era in vacanza.

Il Lido di Tortora denominato anche Tortora Marina, è situato sulla fascia costiera del territorio tortorese che si affaccia sul Golfo di Policastro. Oggi è la frazione più popolosa del comune di Tortora.
Confina a nord con il fiume Noce e a sud con il comune di Praia a Mare. Dista 106 km da Cosenza.

AGGIORNAMENTI:

“Thanks to everyone, grazie a tutti. La vostra solidarietà e vicinanza mi ha toccata profondamente, mi ha commossa e, soprattutto, mi ha dato forza.
Grazie per l’aiuto ricevuto.
Mi dispiace per tutte le telefonate, messaggi e mail perse. Ero fisicamente impossibilitata a parlare e ho anche il cellulare rotto causa aggressione. Molti dei numeri e messaggi sono andati persi.
Spero di avere tempo e modo di richiamarvi e risentirvi tutti nei prossimi giorni.
Grazie ❤️
Ps: inizio a riprendermi…”

“Ho due ringraziamenti speciali da fare.

Ai carabinieri, la cui umanità e professionalità rimarrà per sempre scolpita nel mio animo e ai medici del San Carlo, che in due giorni mi hanno rimessa al mondo e mi hanno rimessa in piedi e ridato un aspetto quasi umano, oltre la più fausta delle aspettative.

Soprattutto, hanno scongiurato il peggio. Grazie è poco ❤️“

 

Il marito della vicina la teneva per le mani, bloccandola.
Il figlio le tappava la bocca per non farla gridare e ha poi iniziato a prenderla a pugni. Nel mentre, la vicina e la cognata la graffiavano sulla schiena.

Beatrice Orlando è una ricercatrice che è stata massacrata di botte per un motivo: perché, mentre si trovava in vacanza a Tortora, ha aiutato dei cagnolini denutriti.

Li ha trovati in condizioni pietose insieme alla madre (con un collare) sotto una macchina.
Li ha rifocillati, per poi consegnarli all’Enpa.

Una famiglia del vicinato, aizzata da una donna che abita vicino a lei, non ha gradito il gesto e l’ha massacrata di botte, provocandole lesioni cervicali, agli occhi e alla mandibola, oltre che diversi denti rotti. Il giorno dopo, le hanno poi fatto arrivare un messaggio: se denunci sei morta.

A lei, a Beatrice, tutta la solidarietà possibile.
Ai vermi che l’hanno ridotta in questo stato uno degli auguri più sentiti per questo Ferragosto: che paghino davvero fino all’ultimo a norma di legge.

Che paghino e che si renda noto quanto e come hanno pagato.

Perché con questi individui funziona solo la paura ed è bene che gli altri invertebrati sappiano a cosa vanno incontro quando fanno cose del genere.

*^*

Mi hanno pestata a sangue solo perché ho cercato di prendermi cura di alcuni cagnolini denutriti. Nessuno mi ha difesa».

Parla con difficoltà Beatrice Orlando, 42 anni, sposata, ricercatrice in economia e innovazione sostenibile presso l’Università di Ferrara.

La bruttissima avventura che le è capitata mentre si trovava in vacanza a Tortora, località balneare calabrese ai confini con la Basilicata, le è costata la rottura di denti, mandibola, lesioni cervicali e agli occhi.

Una prognosi di 24 giorni.
A provocarle le lesioni, denunciate prima ai carabinieri di Paola poi ai colleghi di Potenza, dove la ricercatrice risiede, sarebbero stati i componenti di una famiglia napoletana, che abita nelle vicinanze della professoressa.

Tutto ha avuto inizio il 4 agosto scorso.

«Mi trovavo in vacanza a Tortora con i miei genitori che hanno una casetta, vicina al mare. Come ogni mattina sono uscita con il mio cane Charlie per fare una passeggiata. Ad un tratto, ho sentito dei guaiti provenire da sotto un’auto, posteggiata nei pressi della mia abitazione. Ho riportato a casa Charlie e sono uscita nuovamente per capire cosa fossero quei lamenti. Ho potuto notare una cagnolina, denutrita, con il collarino e tre cuccioli, anche loro molto debilitati» – dice la ricercatrice.

La prima cosa che Beatrice Orlando ha pensato di fare è chiamare qualche volontario o l’Enpa, per prendersi cura delle bestioline che stavano soffrendo anche per il gran caldo di questi giorni.

«Dalla protezione animali mi hanno detto che sarebbero arrivati dopo tre giorni e mi hanno chiesto la cortesia di rifocillare i cagnolini e metterli in sicurezza e dargli da bere e da mangiare. Cosa che ho fatto, anche con l’aiuto di un altro signore che abita nelle vicinanze»

La sera stessa la ricercatrice è uscita con alcune amiche e il suo cane per fare una passeggiata.

Al rientro prima di andare a letto, Beatrice ha preso una bottiglia d’acqua per dare dai beni ai cagnolini.

«Non ho fatto in tempo di uscire dall’abitazione che sono stata aggredita con cattive parole, pronunciate in stretto dialetto napoletano, da una signora che mi si è fatta incontro gesticolando. Gridando, mi accusava di aver lasciato le ciotole vicino la sua porta. Ho spiegato che non ero stata io a metterli lì e, intanto per paura di rappresaglie, sono rientrata in casa. Anche i cagnolini impauriti per le urla della donna si sono messi paura e mi hanno seguito, tanto che li ho fatti entrare nel mio cancello»

Il giorno successivo, 5 agosto non è successo nulla.

Il 6 agosto i cagnolini sono stati presi in cura dai volontari dell’Enpa.

«Dopo averli salutati, erano circa le sette di sera, ho preso la bici per andare a comprare le sigarette. Al ritorno la signora che mi aveva insultato, il marito, il figlio e la fidanzata del figlio, mi hanno sbarrato la strada.
Hanno iniziato a minacciarmi “adesso ti faremo vedere noi chi siamo”, e intanto si avvicinavano a me. Ho cercato di chiamare con il cellulare i carabinieri, ma non me l’hanno permesso. La prima a farsi avanti è stata la signora che mi ha schiaffeggiato e con le unghie mi ha graffiato il viso, poi il marito mi teneva le mani, mentre la fidanzata del figlio, sempre con le unghie mi ha ferito la schiena e cercava di tapparmi la bocca per non farmi gridare. Infine il figlio, ha iniziato a prendermi a pugni e non ho potuto difendermi visto il suo fisico muscoloso. Mi ha colpito ovunque: in faccia, negli occhi, nello stomaco» – ricorda Beatrice.

La ricercatrice è rimasta a terra dolorante per parecchio tempo.

«La strada è trafficatissima, ma nessuno ha osato soccorrermi. Sono riuscita a raggiungere casa trascinandomi. Mia madre ha chiamato i carabinieri e l’ambulanza che è arrivata un’ora e mezza dopo» dice la ricercatrice.

I medici del pronto soccorso di Paola le hanno diagnosticato parecchie fratture e dopo diverse ore è stata rimandata a casa.

«Il giorno dopo il cancello di casa mia era rotto. I miei aggressori continuavano a passare dal mio giardino in segno di sfida e attraverso il passaparola mi hanno fatto recapitare la minaccia che se avessi denunciato ero morta»

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