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BARDI E IL PERCHÉ DI UNA SCONFITTA

Dagli errori sulla comunicazione (che potrebbero costargli caro anche su altri fronti), passando per la cattiva gestione delle scelte sulla sanità e la mancanza di conoscenza del territorio

L’inchiesta giudiziaria coordinata dal Procuratore Curcio, portata avanti dal Sostituto Antimafia Montemurro e dalla Mobile della Questura di Potenza con il Commissario Di Tolla, della quale tanto si sta parlando in questi giorni non è tanto importante in sé, bisognerà attendere, fiduciosi, il lavoro degli inquirenti che saranno chiamati a valutare tutte le notizie di reato raccolte. Molte delle quali potrebbero essere archiviate (se non per alcune già con richiesta in via di definizione) ed altre perseguite, anche pesantemente.
Anche perché, diciamocelo chiaramente: le informazioni che circolano sono quelle che chiunque può estrarre da un 335 cpp o che un qualsiasi avvocato di una delle parti che ha ricevuto la proroga delle indagini (l’ultima circa 6 mesi fa). Cose che quindi già quasi tutti gli interessati, indagati e parti offese, conoscevano.
Il dato importante invece e’ il clima che ciò sta generando e che ha portato al momento solo ad un po’ di rumore e nulla più, visto che sono rimasti tutti al loro posto. Situazione che rappresenta plasticamente la cartina di tornasole di quanto abbia intenzione di fare Bardi, che in queste ore se ne sta beato nella sua Napoli.

GLI ERRORI FATALI DI BARDI E LA CATTIVA COMUNICAZIONE
Non c’è dubbio che il primo errore di Bardi è stato quello di scegliere gente di fuori sopratutto sulla comunicazione e qualche volta nemmeno troppo all’altezza del ruolo. Perché diciamocela quant’e’: non c’è solo un’esasperata “napoletanizzazione” al centro della questione, ma anche la scelta di persone che in Campania o nella loro terre d’origine non erano propriamente nelle prime file. Nei posti cardine ci vuole gente che conosca il territorio, che abbia esperienza, e che si sappia relazionare con i colleghi, ma anche con i palazzi. Dote che non aveva Calenda prima e ancor meno il giovane patronimico di Aversa Mariniello.
Bardi deve aver commesso l’errore di ritenere che il responsabile della comunicazione, sia quello che fa i comunicati stampa. Ma non è così. Non a caso per quel ruolo la norma prevede tre distinte figure: il portavoce, il responsabile dell’area comunicazione e l’addetto stampa. Pare che per accontentare Calenda, che aveva bisogno di guadagnare qualcosa in più di quel che prendeva in Rai, Bardi abbia assurto in un’unica nomina le tre figure. Ma così non può essere. Sono tre figure distinte che hanno un ruolo preciso per ognuna di essa. Tra l’altro il caso di Calenda potrebbe creare anche qualche altro problema al presidente anche per come la nomina è stata fatta, in assenza della laurea. Ma questo è un altro tema e per un altro tempo.
Il tema ora è che Bardi non ha mai avuto un vero portavoce e la Giunta non ha mai avuto un vero coordinatore della comunicazione. Forse, si e no, hanno avuto un addetto stampa. In una regione piccola come la Basilicata l’importanza di queste figure e’ ancor maggiore, vista la piccola dimensione ed il fatto che le filiere sono non corte ma cortissime.

BARDI E IL SUO TALLONE DI ACHILLE: LA SANITÀ
A quanto detto, si aggiunga la gestione scellerata della sanità. Una delega assessorile data ad un ex sindaco di provincia che tra l’altro era stato anche trombato dagli elettori del suo paese per il mandato successivo. Un direttore generale venuto da Napoli e quindi con la forma mentis partenopea non sempre adeguata per trattare le cose lucane. Spesso confondendo la province di Matera e Salerno con quella di Potenza. Che magari al telefono si è spinto a dire cose che a Napoli non avrebbe un gran rilievo, ma che a Potenza allertano anche i muri.
Tutto questo muovendosi, tutti, nessuno escluso (magari anche dopo un bicchiere di vino a cantare Felicità con Al Bano), come un elefante in un negozio di cristalli.
Perché come si può pensare di cacciare e in quel modo Barresi, a capo della più importante azienda sanitaria regionale, e non aspettarti che poi quando nel mezzo di un inchiesta viene ascoltato non dica le cose come le ha percepite? Fosse non altro anche soltanto confermare quanto gli inquirenti stessi gli chiesero in termini di loro sospetti.

DOPO IL BOOMERANG BARRESI, NE STANNO PER LANCIARE UN ALTRO: BOCHICCHIO
Detto che chi governa la Regione il territorio non lo conosce ed e’ convinto che, come spesso si sente da qualche tempo a questa parte nel palazzo, “i lucani vanno dietro solo alle cazzate”, a Viale Verrastro si stanno preparando a buttare l’acqua bollita sul cotto… Nonostante, infatti, sia uscita la notizia che nell’indagine sulla sanità lucana un ruolo significativo l’avesse Barresi, cosa ha fatto la Giunta appena appresa la notizia? Ha avviato il procedimento di revoca al direttore generale dell’ASP Bochicchio. E sì, perché mancano diversi anni… ops scusate diversi mesi (quattro, al massimo cinque) e non si poteva aspettare oltre per tenere contento anche D’Angola, il direttore sanitario ormai appresso a Bardi quasi più della sua guardia del corpo acerrana. C’è da aspettarsi a questo punto che anche Bochicchio, come Barresi, trattato come l’ultimo degli appestati e con un accanimento così ingiustificato a fine mandato, possa dare qualche nuovo elemento investigativo alla Procura.

COME SE NON BASTASSE, NEL MIRINO SI METTONO ANCHE PER IL DON GNOCCHI
Nemmeno l’esperienza della vicina Puglia e i fari puntati di Cronache hanno consigliato dopo decenni di sperimentazione con strutture sanitarie affidate alla privata “Don Gnocchi” di avviare un’evidenza pubblica per il rinnovo. Nonostante anche la Giunta si fosse sperticata ad uscire con una comunicazione, dopo l’inchiesta di Cronache, sul rispetto delle procedure per la massima partecipazione. Risultato? Nelle scorse settimane l’affidamento delle strutture regionali sono state prorogate con un nuovo affidamento ancora al “Don Gnocchi” per altri 11 anni, come se fossero bruscolini: 11 anni! Perché abbiamo citato la Puglia? Perché, nel rispetto della norma, il governatore Emiliano, in una situazione analoga, ha disposto in Giunta, lo scorso 12 agosto 2020, per l’Azienda Sanitaria Locale di Taranto – RR 6/2019 – la procedura ad evidenza pubblica per la sperimentazione gestionale della RSA R1. E vabbè, direbbe qualcuno, Emiliano è un magistrato, le norme le conosce! E però pure Bardi è un Generale della Guardia di Finanza…

LA SOLITA VOCINA DELLE DIMISSIONI
Le voci che circolano in queste ore pare vedano Bardi in forte crisi e con la voglia addirittura di dimettersi. Solita strategia del terrore per tenere incollati i consiglieri, soprattutto i supplenti, che sanno bene che per i disastri che hanno fatto in questi due anni e mezzo non avranno mai più la grazia di essere rieletti o questa volta la misura è davvero colma? Pare solo strategia. E nemmeno di Bardi. Noi nel dubbio consigliamo al Generale di avere un sussulto e di cambiare registro e uomini. Altrimenti, per evitare il peggio, davvero l’unica via non rimane che quella delle dimissioni perché qualche altra cosa prima o poi, continuando così, arriva.

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