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GINO STRADA: SE NE VA IL PADRE DEI DIRITTI UMANI

Il suo ultimo pensiero, prima di morire, al martoriato Afghanistan

Una notizia che lascia interdetti: la morte di Gino Strada lascia un vuoto dentro, scuote i cuori e smuove le coscienze. Emergency perde il suo padre fondatore, l’umanità intera perde un medico che si è speso per la causa degli ultimi. Il suo impegno di chirurgo d’emergenza, lo aveva portato nelle terre martoriate dalle guerre dove l’orrore era tangibile negli occhi dei bambini: di quei piccoli che lo imploravano, pur restando in silenzio, di salvarli e inconsapevolmente di donargli la possibilità di un mondo migliore.
Gino Strada era questo: umanità, forza, coraggio di intervenire a salvare vite là dove tutti scappavano. Forte il suo impegno soprattutto in Afghanistan dove con Emergency aveva allestito numerosi ospedali. Un personaggio discusso che qualcuno ricorda ai tempi dell’Università nel gruppo Katanga, i picchiatori di sinistra noti per l’uso improprio di una chiave inglese per colpire chi non rispettasse la causa ideologica. Un personaggio, Gino Strada, che espia le sue eventuali colpe dedicandosi agli ultimi, a chi soffre, a chi non ha nulla. Col suo cuore, malato negli ultimi tempi, è riuscito a colmare mancanze importanti in quella fetta di mondo troppo spesso dimenticato. Il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione, lo hanno portato a pensare proprio all’Afghanistan nelle ultime ore della sua vita: mentre si spegneva, scriveva di quel paese martoriato che è nuovamente in mano ai talebani. La sua morte, come preludio dalla morte dei diritti umani. Fino a che qualcuno non seguirà le sue orme…

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