LA DURA CRITICA DI LANGONE ALLA MATERA TURISTICA
Lettere lucane
Conosco e leggo con ammirazione Camillo Langone da almeno vent’anni – è un lucano di stanza a Parma che non poche volte esprime giudizi severi, finanche provocatori, sulla Basilicata odierna. Qualche giorno fa su “Il Foglio”, dove tiene una seguitissima rubrica, si è scagliato contro la Matera turistica di questi anni: “Credo che Matera sia una vergogna ancora oggi. Ovviamente per un motivo diverso: il turismo. Che è ‘indifferente a tutti i valori’ (Ludwig Giesz) e dunque è nichilismo. Che è profanazione e prostituzione. Matera pullula di turisti che fotografano e mangiano soddisfattissimi (gli italiani pensano solo a mangiare e li capisco pure, quello gli è rimasto), dentro un teschio di città, presepe senza Bambino né bambini: cavernicoli temporanei, con tutti i comfort e senza un senso”. Confesso che anche io ho provato più volte fastidio per ciò che Matera è diventata – ricordo una città umile e semplice, dove mi sentivo a casa, tanto che il nostro primo figlio, Claudio, nel 2005, nacque proprio a Matera. Poi, di colpo, la città è cambiata. Quindi comprendo a pelle le ragioni dell’anatema di Langone. Ma poi subentra in me il bisogno di accettare il presente, e di comprenderlo nelle sue dinamiche più profonde. E così la poesia cede il passo alla politica, l’istinto al ragionamento. E dunque dico che sempre le cose cambiano, e non è detto che, cambiando, cambino in peggio. Matera oggi è una città in cui l’offerta turistica è di alta qualità – ottimi alberghi, ristoranti buoni, negozi eccellenti, ecc. Del suo passato contadino è ovviamente rimasto solo il simulacro. Eppure indietro non si torna. E questo presente noi intellettuali dobbiamo avere l’umiltà di capirlo e analizzarlo, e poi accettarlo, perché significa anche benessere e modernità. Altrimenti entriamo in fuori gioco, e ci condanniamo a essere tanti piccoli Pasolini incapaci di interpretare il tempo presente.
