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PARTECIPATE, LA BASILICATA TRA «GRAVI OMISSIONI» E IL QUOZIENTE DI INDEBITAMENTO ALLE STELLE

La relazione della Corte dei Conti come un bollettino di guerra: nelle società lucane a controllo pubblico «le perdite superano gli utili»

Società partecipate in via diretta e indiretta dagli Enti territoriali: per la Basilicata le conclusioni dei report precedenti coincidono con l’incipit dell’ultima e nuova indagine appena conclusa.

«I controlli svolti sulle gestioni esternalizzate hanno evidenziato plurime criticità e per ciò che attiene alle partecipazioni regionali, hanno sottolineato l’incertezza circa la corretta perimetrazione degli Enti e degli organismi facenti parte del Gruppo Basilicata e dei relativi dati di bilancio, stante la prassi della Regione Basilicata di fornire dati non sempre del tutto attendibili e stabilizzati».

Così inizia il paragrafo dedicato alla Basilicata all’interno della relazione 2021 redatta dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti sugli organismi partecipati dagli Enti territoriali e sanitari con lo scopo di analizzare, in questo caso attraverso i dati disponibili aggiornati al 2018, la diffusione, la rilevanza economica e la tendenza evolutiva del fenomeno delle partecipazioni pubbliche.

La magistratura contabile ha inteso includere anche le partecipate dalle Aziende sanitarie, ma, in relazione ai dati lucani, questo versante è vuoto poichè Aor San Carlo di Potenza, Asp, Asm e Irccs Crob hanno «attestato di non possedere partecipazioni».

PIÙ PERDITE E MENO UTILI

La relazione è articolata e complessa, esaminando la tematica in tutti i suoi aspetti, però, essendo i bilanci l’oggetto di inchiesta, il primo dato non può che essere quello descrittivo dell’equilibrio o meno tra costi, ricavi e debiti. Come pressoché usualmente accade, la Basilicata è negativamente in controtendenza.

In Italia se, a livello generale, il complesso delle società controllate ha prodotto a livello aggregato più utili che perdite, in rapporto pari a circa 7 a 1, «fenomeno evidente in quasi tutte le Regioni», al contrario, «le perdite superano gli utili nelle società partecipate a controllo pubblico con sede in Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna». A ciò va aggiunta la postilla che in Basilicata «le perdite si accumulano in prevalenza in aree diverse della gestione del bilancio».

COSTI PERSONALE E MARGINE OPERATIVO

In linea teorica l’elevata incidenza del costo del personale può indicare una ridotta efficienza nella allocazione dei fattori produttivi e scarsi risultati delle politiche di contenimento del costo del lavoro perseguite dagli Enti nei confronti delle società controllate.

In merito, la Basilicata, come emerge dall’analisi di 16 società partecipate a controllo pubblico, pur non essendo nella black list, potrebbe, ma soprattutto dovrebbe migliorare. Per 16 partecipate osservate, 665 gli addetti per un costo della produzione per unità di personale e un valore della produzione per unità di personale rispettivamente di 163.373 e 167.503, con una incidenza  “costo del personale sul costo della produzione” pari al 30,07%: la settultima in Italia. Su 21 Pubbliche amministrazioni, considerando separatamente le Province autonome di Trento e Bolzano, ben 14 riescono a ottenere un rapporto migliore, ovvero percentualmente inferiore al 30,07% lucano. Società partecipate a controllo pubblico e non: altro dato lucano in controtendenza.

La magistratura contabile ha riscontrato la generalizzata prevalenza delle società a controllo pubblico (3.118 su 4.880, pari a circa il 64% del totale), «ad eccezione delle Regioni Basilicata, Umbria, Molise». In Basilicata, su 48 società partecipate analizzate, solo 20 sono a controllo pubblico, mentre le restanti 28 «non a controllo pubblico».

QUOZIENTE DI INDEBITAMENTO: BASILICATA MAGLIA NERA IN ITALIA

Altissimo il quoziente di indebitamento delle società partecipate in Basilicata: 7,41%. In Italia, peggio soltanto la Calabria: 12,95%. La differenza, però, è che mentre per la Basilicata è stata analizzata  la gestione finanziaria di 16 società partecipate a controllo pubblico, quelle calabresi osservate sono quasi il triplo, 46.

Se in generale, per quanto concerne le società che presentano il bilancio dell’esercizio 2018 in perdita con riferimento alle controllate, le stesse sono complessivamente circa il 23% delle 2mila e 656 società a controllo pubblico, la soglia del 23% «viene generalmente superata in quasi tutti i territori regionali dell’area meridionale, con picchi di rilievo in Molise (53,33%) e Basilicata (43,75%)».

RAZIONALIZZARE: IL DIKTAT PER LA BASILICATA

Altra tematica fondamentale quella dell’applicazione dei criteri di razionalizzazione così come previsti dal Tusp. Tra questi, da ricordare, spicca il requisito della non inerenza delle partecipazioni societarie al perseguimento delle finalità istituzionali. In questa peculiare classifica al contrario, il primo è il peggiore, la Basilicata è al terzo posto.

Su 48 partecipe, il numero delle società attive da razionalizzare è pari a 19: il 39,58%. A livello territoriale, la percentuale più elevata si registra in Valle d’Aosta (42,42%), seguono poi Abruzzo (40,11%) e, per l’appunto, Basilicata (39,58%).

Come ha scritto la magistratura contabile, in Basilicata «gravi ritardi ed omissioni in relazione agli adempimenti connessi alla razionalizzazione delle partecipazioni ed all’esaustivo adempimento degli obblighi di legge».

IL BOLLETTINO DI GUERRA

Dai riscontri effettuati, è emerso che le società Osservatorio Banche Imprese di economia e finanza S.c. a r.l., Consorzio Aeroporto Pontecagnano S.c. a r.l. e Lucandocks S.p.A. hanno registrato perdite per tre esercizi consecutivi. Quanto, poi, alle società partecipate indirette, la magistratura contabile ha rilevato che 4 delle 9 partecipate indirette «sono attualmente in liquidazione». Mentre 5 su 9 «hanno approvato i bilanci e di queste tutte con perdite d’esercizio anche nel 2019». Conclusioni negative sono state tratte, inoltre, con riguardo al «mancato rispetto», da parte della Regione, degli «obblighi di vigilanza in materia rilevandosi come si tratti di una criticità di natura strutturale che connota anche la gestione della spesa di personale della Regione che si pone in stridente difformità rispetto ai vincoli ed alle prescrizioni previste in materia dal legislatore nazionale».

Sono state, poi, confermate «serie inefficienze nell’attuazione concreta dei controlli sul sistema di gestione degli Enti e degli organismi parte del Gruppo Basilicata, con conseguente mancata effettiva razionalizzazione dei costi gravanti sul bilancio regionale». Insomma, i controlli effettuati  sono stati inutili, poichè «privi di conseguenze concrete sotto il profilo delle consequenziali misure correttive».

E ancora: «Carenze informative sono emerse in relazione alla situazione economico-finanziaria degli Enti ed organismi con la conseguenza di cospicui trasferimenti di risorse trasferite agli enti vigilati oltre che alle società controllate, non sostenuti da particolari esigenze di funzionamento, se non quelle correlate all’incremento dei costi per spese di personale».

Tra i moniti, quello di «specifica significatività» sull’acqua: «Carenza di controllo, anche tramite Egrib, su Acquedotto Lucano S.p.A. e sulle modalità con cui vengono gestite le risorse pubbliche conferite dagli enti soci, tra cui in primo luogo la Regione».

 

 

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