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PRIORE SI DIMETTA DA PRESIDENTE DEL PARCO E DAL GRUPPO LUCANO DI PROTEZIONE CIVILE

PARCO DEI BALOCCHI Nominato alla guida dell’Ente Parco dal governo Conte scimmiotta Salvini sull’Afghanistan e sposa la causa dei Talebani

POTENZA. La riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani è da poco meno di una settimana argomento di interesse internazionale per le preoccupazioni che desta l’ascesa dei guerriglieri in ambito politico ma soprattutto sociale. Riavere i talebani al governo di uno dei Paesi più martoriati del mondo significa perdere quei diritti civili che sono stati conquistati in un ventennio di missioni internazionali. Le donne, in particolare, saranno nuovamente soggette alla malefica legge della “Shari’a”: non potranno più uscire di casa da sole ma esclusivamente accompagnate da uomini del nucleo familiare, non potranno più occupare posti di lavoro. E soprattutto, saranno costrette a cancellare la loro identità femminile indossando il ‘burqa’, quel capo di abbigliamento tipico di Afghanistan e Pakistan (ad alta densità fondamentalista islamica) che copre interamente la figura e che all’altezza degli occhi pone una retina che permette a chi lo indossa di vedere parzialmente ma soprattutto non consente di vedere gli occhi della donna. Un castigo, una privazione della libertà che annienta l’essere umano. Mentre tutto il mondo civile si stringe attorno all’Afghanistan, la vergogna va in scena dalla Basilicata e lo fa utilizzando i social.

IL POST SU SALVINI E L’APPOGGIO ALLA CAUSA TALEBANA

Con vero rammarico intercettiamo un post su Facebook di tal Giuseppe Priore che da simpatizzante Cinque Stelle ma in linea con le derisioni messe in atto dai militanti Pd non solo pubblica in maniera irriverente e canzonatoria la faccia del Senatore leghista Matteo Salvini vestito da Mullah con la dicitura “Questo è il mullah Ommemerd capo dei talebani padani”, ma qualche ora prima riposta un papiello in cui si spiega quasi a giustificativo delle azioni  chi siano i talebani. Un post ricondiviso che quasi approva il sistema talebano. Certo ognuno è libero, sulla propria bacheca social di scrivere e condividere ciò che più gli aggrada, ma quel tal Giuseppe Priore non è un uomo comune. Quell’irriverente Priore, amico dell’ex ministro Sergio Costa, del Governo ‘Conte uno’, ha in Basilicata una certa visibilità. Nemmeno a farlo apposta, legati da una profonda e datata amicizia, lo stesso Costa lo ha investito in pompa magna del ruolo di Commissario dell’Ente Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri- Lagonegrese. Ma Priore non è solo questo: è finanche il capo storico del Gruppo Lucano della Protezione Civile, quello che in Basilicata muove le redini del soccorso e degli aiuti umani-tari. Anche all’Afghanistan. Un uomo delle istituzioni quindi, che ricopre un ruolo di prestigio e che mai si sarebbe dovuto permettere di essere così sfrontato nei confronti del sofferente Afghanistan. Ci fa specie, a dire il vero, che proprio lui sposi la causa talebana e lo fa, appunto, ricondividendo un post in cui si legge che “dopo anni di guerra, i morti occidentali dovuti al ‘terrorismo’ afgano sono un semplice morso di zanzara in confronto alle centinaia di migliaia di morti causati dai nostri eserciti in Afganistan”.  Un post che sputa veleno sulla memoria dei tanti militari, quelli italiani ad esempio, andati in medio-oriente per ripristinare l’ordine e tornati avvolti dalla bandiera tricolore con una medaglia che certamente non restituisce la vita.

COSI’ PRIORE GETTA FANGO SUL GRUPPO LUCANO DI PROTEZIONE CIVILE, REFERENTE ONU

Affermazioni che fanno rabbrividire perché ripreso proprio da quel Giuseppe Priore che con il suo Gruppo Lucano di Protezione Civile è referente delle Nazioni Unite. Il che significa che nelle riunioni annuali delle Protezioni Civili mondiali, oltre a quella italiana siede anche il Gruppo Lucano. Non un ruolo attivo all’interno dell’Onu ma comunque un rapporto di collaborazione sui grandi disastri e quindi una collaborazione anche in materia di aiuti umanitari. Ci sorprende che proprio Priore ‘sposi’ se pur indirettamente la causa talebana, ne giustifichi il loro comportamento dopo che, mentre portava aiuti umanitari sanitari con il Ponte per la Siria nel 2015, passando dall’Afghanistan abbia scansato qualche proiettile che gli è arrivato a pochi millimetri. Probabilmente ha dimenticato cosa significhi lo stato d’assedio, quale sia la ferocia dei talebani. Non semplici studenti pastori di etnia Pashtun, ma assassini dall’elevato calibro criminale che uccidono senza pietà donne, bambini e uomini. E lo avremmo voluto vedere davvero questo Priore difronte ad un talebano armato fino ai denti: non avrebbe probabilmente avuto nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo o di scimmiottarlo così come ha fatto con Salvini. In talo caso, classificato come ‘infedele’, la sua gola sarebbe stata tagliata e la sua testa sarebbe rotolata sul terreno insanguinato. Esattamente come accade a chi non si piega al potere e al volere dei talebani.

LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DI PRIORE DA TUTTI GLI INCARICHI ISTITUZIONALI

Deridere Mattero Salvini, da parte di un uomo delle istituzioni e con due incarichi fondamentali, altro non è che una volgare mania di inadeguato protagonismo. Nessuna pietà per chi, esortato nei commenti al post a tornare sui suoi passi e chiedere scusa, prima di rimuovere quell’immagine risponde in modo ancora più insolente ‘nessuna scusa’. E allora non ci sono, da parte dell’opinione pubblica, giustificazioni di sorta che possano consentire a questa persona di restare al suo posto. Quando Giuseppe Priore si insediò alla guida commissariale dell’Ente Parco, in alcuni comunicati si evidenziò l’opportunità di ripartire dal territorio per aprire una pagina nuova per un Ente che aveva molto da recuperare in termini di credibilità e trasparenza. Oggi, per il rispetto di quella credibilità e di quella trasparenza, ma anche per il rispetto nei confronti di quell’Afghanistan che soffre e che non ha più un futuro, che ha visto interrompersi la linea retta della democrazia, chiediamo che Giuseppe Priore si dimetta da tutti i suoi ruoli istituzionali e quindi sia da Commissario dell’Ente Parco che da Responsabile del Gruppo Lucano di Protezione Civile perché ha dimostrato, con parole che sono più taglienti di un’arma affilata, che non ha rispetto per quei popoli che egli stesso dovrebbe soccorrere e a cui dovrebbe, da uomo senza macchia, tendere una mano.

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