IL RIPOPOLAMENTO DELLA BASILICATA PUNTI SULLA LOGICA DELLE “CITTA’ ZONA”
L’intervento
Per un Territorio ch’è costituito al 90% da Comuni con meno di 5 mila abitanti, un’iniziativa come quel-la di fine agosto nell’antico insediamento dei Peuketiantes (VI sec) è da considerare di primaria importanza. Facendo il punto sulle prospettive possibili per le aree interne, da essa è scaturita implicitamente l’ipotesi dell’azione politica necessaria per invertire la tendenza sulla linea dell’Associazione dei borghi d’Italia e dell’ANCI, del T.Club, delle Pro Loco e di Legambiente, nonché degli architetti M. Fuksas e S.Boeri, «La provincia ha una capacità superiore rispetto alle città…,aree straordinarie dove vivremmo meglio ,una straordinaria opportunità la vita nei piccoli centri ..nelle aree interne». Se oltre 5 mila borghi storici so-no in via di abbandono e 2.300 sono quelli già lasciati; se 10 milioni di abitanti sono sparsi nei 2/3 del totale, sul 54% della superficie del Paese; se si acuisce la crisi ambientale e s’impone la necessità di sottrarre suolo a nuove costruzioni; se ha bisogno di essere affrontata la stessa questione sociale, cresciuta nelle periferie di quasi tutte le città; se il lavoro a distanza, proponendosi come cardine di “rinnovamento e resilienza”, ha rivelato di poter migliorare la nostra vita, ebbene, se tutto questo è fondato, il Sistema democratico dovrebbe rea-lizzare l’inversione della linea di sviluppo consentita fin dal “miracolo economico”! Dovrebbe porsi la priorità di promuovere il rientro dalle città nei borghi an-che perché il riequilibrio dell’ambiente coincide con il recupero della vivibilità del Pianeta e con gl’impegni ripetutamente assunti dai Governi in sede internazionale! I 307 “borghi più belli d’Italia” contano in totale 1 milione e 300 mila abitanti e dal 1951 hanno perduto 289 mila abitanti, 185 mila dal 2001 al 2019: invertire la tendenza è necessario non solo contro l’isolamento dei 10 milioni rimasti e per sottrarre a disastri ricorrenti la maggior parte del territorio nazionale, ma per migliorare la qualità della vita nelle città stesse. Insomma, la rivoluzione tecno-logica del lavoro a distanza, de-scritta con rara compiutezza dal-la dottoressa Antonella Sannella (anche Lei giovane lucana emi-grata in… vacanza!), costituisce l’evento storico necessario per compiere questa volta il “mira-
colo giusto”. Da solo però non sufficiente per convincere i giovani a ritornare nei luoghi d’origine o a restarvi! Per questo, dal Piano nazionale di rinascita e resilienza (Pnrr) oc-correrebbero inserire non sol-tanto l’effettiva sistemazione del suolo (che da decenni e per
vaste aree attende interventi risolutivi), ma di adeguare i ser-vizi sociali e civili, Lea e Le previsti dalla Carta Costituzionale.
Perciò, in una regione come la nostra occorrerebbe un assetto territoriale imperniato sulla logica delle “città zona”, un sistema urbano ridisegnato secondo le valli nel quale i borghi fossero quartieri vicini a scuole e servizi; con strutture amministrative il più possibile unificate oltre il tradizionale campanilismo; con collegamenti rapidi sia interni che con le altre città zonali e maggiori. Riqualificato il tessuto urbano del 54% del nostro territorio, si creerebbero le opportunità base per una buona produttività e per l’occupazione: problema cardine delle aree interne, di certo del Mezzogiorno e della nostra Basilicata. I piccoli Comuni sono alla ricerca della sopravvivenza: dall’assistenza agli anziani con azionariato popolare al meleto ecologico ed all’azienda di commercializzazione, dal birrificio agricolo all’apiario di comunità….all’immigrazione e dal turismo (nel Comune di Castel del Giudice, con 320 abitanti nel Molise); dalla mappatura del centro storico finalizzata alla ristrutturazione abitative per le diverse età… all’agriturismo e dai prodotti tipici (Guarcino,1.300 abitanti in provincia di Frosinone); al recupero degli immobili guidato dalla Regione “per riscoprire ritmi che la città non può darti” (Strabatenza,189 anime dell’Emilia Romagna).
Ma il governo indispensabile per la “rivoluzione” risiede ai livelli regionali e nazionale, di dove occorre promuovere la programma-zione e finanziare gli interventi. C’è dal 2017 la legge Realacci (n.158). Ma per invertire la tendenza che lo sviluppo disordinato del Paese subì quando ai meridionali -con le valigie di cartone-si rifiutava il fitto (come ora l’accoglienza ai disperati), oc-corrono non ritocchi o rattoppi ma che si scelga e si finanzi la di-rettrice di sviluppo per il de-stino dei piccoli Comuni e la stessa soluzione della Questione meridionale. Insomma, la rivoluzione del la-voro a distanza, se collegata agl’interventi per un futuro correttamente ecologico, può generare anche l’equilibrio economico e sociale: perciò, dovrebbero tenerlo ben presente gli Eletti nel Consiglio di Basilicata! Questo il nodo, tra i destini del mondo e delle aree interne, sottolineato il 19 agosto nel “Laboratorio per-manente per le aree interne, le periferie e le isole” ad Oppido lucano, con il quale il Prof. Antonio De Rosa ha inaugurato gl’incontri dell’Associazione INCANTI 2021!