PALAZZO DE STEFANO, L’ANTICA DIMORA, RIAPRE LE SUE PORTE E I SUOI SEGRETI
Cinque le stanze tematiche in cui ritrovare le tradizioni del passato. Dopo la ristrutturazione conservativa si apre alle 17e 30
Ci sono posti che esistono solo nella fantasia, altri nei cuori di chi li ha vissuti, altri ancora che racchiudono tutte queste sensazioni in un luogo nascosto in cui l’uomo e la natura hanno stretto un patto che consiste nel coabitare senza prevaricarsi. E’ questo l’incipit che accompagna la riapertura di Palazzo De Stefano che ad Abriola si dona da oggi nuovamente al pubblico presentandosi nella sua più bella veste: quella di una ristrutturazione che ha consentito di conferire nuovamente al piccolo borgo alle pendici di Potenza un luogo dalle antiche radici.
UN’ANTICA DIMORA CHE OSPITÒ L’ALTA SOCIETÀ
Palazzo De Stefano, che si erge su un totale di quattrocento metri quadri, è una dimora storica che appartenne all’omonima famiglia che lo abitò dalla seconda metà del diciannovesimo secolo e che ospitò medici, giudici e militari ma in cui si alternavano anche, con i loro servigi, allevatori, contadini e vignai che portavano in dono i loro averi e tessitrici e domestiche che si occupavano degli affari quotidiani. Quelle presenze e il carisma di quel tempo riprendono vita, a Palazzo De Stefano inserito in pieno Parco dell’Appennino Val d’Agri-Lagonegrese, utilizzando la tecnologia del nuovo millennio, con percorsi multimediali e sensoriali che riportano a quelle che sono state le ‘stanze della memoria’: si parte dalla stanza degli oggetti per giungere a quella del vino, del grano, delle ‘casce’ e per finire a quella del cavallo, ovvero la stalla dove ci si prendeva cura del quadrupede più amato dalla famiglia.
Ogni stanza ha una propria storia, un proprio vissuto, un proprio significato storiografico e sociale.
LA STANZA DEGLI OGGETTI
Inevitabile immaginare che la ‘Stanza degli oggetti’ potesse essere la cucina dove i servitori davano inizio alla giornata preparando un buon caffè bollente di quelli fatti con antiche macchinette. Il luogo ideale in cui si mettevano in moto i sensi odoriferi durante la preparazione del pranzo. Una stanza in cui, elemento centrale, era inevitabilmente il fuoco e il suo calore: quello della brace ma anche quello della famiglia.
LA STANZA DEL GRANO E QUELLA DELLE “CASCE”
Andando in dentro, si apre la “Stanza del grano”: un luogo fatto di fatica e amore riversati nell’emblema delle antiche ceste “incantate” che riportano al ricordo della mietitura del grano. Un ‘evento sociale’ che scandiva l’at-timo più atteso del calendario rurale e che riempiva le assolate giornate estive. Al suo interno possiamo trovare ancora oggi recipienti per la misurazione e cassoni per la conservazione del grano.
Nell’attigua ‘Stanza delle “càsce”’ fanno bella mostra di sé enormi cassoni utilizzati per riporre all’interno pignate, sacchi per il grano, vasi per la conservazione dei salumi sotto sugna. In esposizione i particolari piatti di Calvello, cuciti con lo spago per esser riutilizzati unendo nuovamente i cocci in seguito a rottura. Un po’ come i giapponesi, anche ad Abriola gli abitanti dell’antica dimora dicevano che non si doveva buttar via nulla fino a che poteva esserci ancora la possibilità di un utilizzo. Era nella stanza dei cassoni che si stagionavano i formaggi prodotti in loco: la stagionatura avveniva tra la primavera e l’inizio dell’estate. Come ricordo di quegli attimi, la video installazione presente in questa stanza, mostra i vari processi della lavorazione casearia.
LA STANZA DEL VINO E LA STANZA DEL CAVALLO
È nella ‘Stanza del vino’, invece, che si sviluppano i motori sensoriali. Anche a Palazzo De Stefano la vendemmia era una consueta tradizione ed uno dei motivi per cui far festa durante l’anno che volgeva al termine. Dopo la raccolta dell’uva, i grappoli venivano pigiati in larghi bacini, i raspi torchiati e si avviava la fermentazione del mosto. A Palazzo il vino lavorato veniva trasportato addosso ai muli che attraversavano il lungo corridoio fino a raggiungere una botola: aperta, il vino veniva versato in botti attraverso un sistema ad imbuto ancora perfettamente funzionante. In questo luogo magico, sono ancora presenti brocche, bottiglioni, giare di terracotta, fiaschi impagliati e piccole botticelle. Nell’esperienza multimediale, i visitatori di questa stanza saranno accompagnati da Bacco in persona che inebrierà i sensi con il racconto del vino. Il tour di Palazzo De Stefano si conclude nella ‘Stanza del cavallo’ che era l’ospite d’onore a cui dedicare un luogo con tutti i comfort.
UNA RISTRUTTURAZIONE NEL RISPETTO DEGLI SCHEMI
Certamente Abriola era il cuore pulsante del circondario e il Palazzo era il vero punto di riferimento anche dell’alta società del tempo. Chiuso per decenni, la d-mora è stata ristrutturata a partire dal 2011 con numerosi interventi conservativi che ne hanno permesso di mantenere le strutture portanti e le piante originarie. Sono tre gli ingressi a palazzo, con uno che si apre su un meraviglioso giardino in cui sembra che tutto si sia fermato, pur se le nuove fioriture danno speranza per il futuro. Anche le stanze dedicate hanno subito ristrutturazione ma nel pieno rispetto degli schematismi iniziali, tanto che ad entrarci oggi, sembra che quì il tempo si sia fermato come in una fotografia sbiadita che riporta ai ricordi del passato.
Il palazzo è incastonato nel centro storico di Abriola che fu feudo a partire dal dodicesimo secolo e che ha visto la predominanza di varie Casate ed in particolare i D’Orange, i Di Sangro, i Caracciolo e i Federici. Anche il borgo che lo ospita ha la sua storia che si riversa nelle gesta dei Briganti in contrapposizione ai Borboni. Ma Abriola è soprattutto il paese degli innamorati: di chi si ama, di chi ama la storia, la tradizione e l’arte. E l’arte si sa, si sviluppa proprio dai nostri piccoli centri e dalle loro bellezze. Palazzo De Stefano, non ha nulla da invidiare ad altre dimore storiche e da oggi si mostra in tutta la sua bellezza a chi si trova a transitare da Abriola e vuole fare un tuffo nella storia.