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ABRIOLA: RIAPRE PALAZZO DE STEFANO

Cinque stanze tematiche per rivivere le tradizioni del passato

È stato inaugurato ad Abriola Palazzo De Stefano che dopo la ristrutturazione riapre al pubblico per fargli vivere un’esperienza unica.
L’antica dimora appartenuta alla famiglia De Stefano sin dalla seconda metà del 19esimo secolo, si erge su un totale di 400 m quadri ospitò medici, giudici e militari. Ma non solo, allevatori, contadini vignai portavano in dono i loro averi mentre le tessitrici e le domestiche si occupavano degli affari quotidiani.
Il lavoro dei campi, le ritualità familiari che le giovani generazioni hanno solo sentito raccontare a scuole o attraverso le storie dei propri nonni prendono vita grazie ad un percorso multimediale e sensoriale fatto di stanze della “memoria”.

Ogni stanza racconta una storia, un momento preciso di vita vissuta come la vendemmia o la mietitura, e che grazie alla volontà degli eredi di palazzo de Stefano sarà possibile visitare attraverso un viaggio nel tempo che unisce tradizione e innovazione e che riporta in auge la storia di un tempo che non c’è più ma che fa parte delle nostre radici.
Si parte dalla stanza degli oggetti, la cucina dove si preparavano i manicaretti da servire al Signore e ai suoi ospiti e dove il fuoco, la brace erano elementi centrali, per giungere a quella del vino dove si sviluppano i motori sensoriali. A palazzo De Stefano, la vendemmia era una tradizione e in motivo per far festa durante l’anno che volgeva al termine. La stanza del grano invece è quella della fatica. Le antiche ceste riportano alla memoria la mietitura . Nella vicina stanza delle casce fanno Bella mostra di sé enormi cassoni utilizzati per riporre all’interno pignatte sacchi per il grano vasi per conservazione dei salumi sotto sugna. E per finire la stanza del cavallo ovvero la stalla dove ci si prendeva cura del quadrupede più amato dalla famiglia.
Palazzo De Stefano è stato chiuso per decenni. I lavori di ristrutturazione sono partiti nel 2011 con numerosi interventi conservativi che ne hanno permesso di mantenere le strutture portanti e le piante originarie.

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