AFFIDATA ALLO STATO, PERDE IL RENE IN CARCERE A POTENZA
A distanza di 11 anni, per la donna vicenda chiusa con l’assegno ASP da11 mila euro: Lei ne chiedeva 500mila
Carceri e diritti: quando non si è al sicuro neanche nelle “mani dello Stato”. Ad ogni modo, a distanza di 11anni, tecnicamente sarebbe giustizia fatta. Una donna, aveva chiesto il risarcimento dei danni subiti, «perdita del rene», per la mancata somministrazione, durante la sua permanenza, 2010, presso la casa Circondariale di Potenza, del farmaco immunodepressore “cell cept” per la cura della grave insufficienza renale cronica da cui era affetta, essendo una trapiantata di rene. L’approfondimento istruttorio, eseguito dal medico legale dell’Azienda sanitaria locale di Potenza (Asp), permise di accertare l’esistenza del «nesso di causalità», ovvero un danno biologico risarcibile, conseguente alla «sospensione» della terapia immunosoppressiva e caratterizzato da un «repentino aggravamento della preesistente nefropatia cronica». Attraverso l’istituto della mediazione, la donna ha chiesto all’Asp un risarcimento del danno per responsabilità medico sanitaria pari a 500mila euro, per aver perso il rene trapiantato, con derivazione, come quantificato da proprio perito medico, di un danno biologico del 50%. L’Asp, tuttavia, ha puntato a un accordo determinando la percentuale di danno biologico risarcibile nella misura del 30% del solo danno biologico dinamico-relazionale, non riconoscendo l’ulteriore componente del danno non patrimoniale dato dalla sofferenza soggettiva interiore. A distanza di un decennio, vicenda chiusa con l’esborso, da parte dell’Asp, di 111mila euro a titolo di danno biologico permanente. Tecnicamente, giustizia fatta.